Sergio Giacomelli è senza dubbio il padre nobile della Destra triestina, il “federale” indiscusso che ha vissuto, guidato il Movimento Sociale nella stagione della dura lotta vissuta nell’esplosiva realtà giuliana, dove più forte era sentito il dramma degli esuli istriani, fiumani e dalmati. Furono molti gli ingenerosi figli di questa stagione che raccolsero i frutti di questo duro lavoro per tradurlo in un percorso politico, anche a livello nazionale. Quando però i “beneficati” caddero uno dopo l’altro vittima della loro alterigia, della corruzione dei costumi, della loro smodata ambizione di conquistare credito nel sistema politico italiano, lui è rimasto nella realtà della destra triestina un modello, un esempio di cui andare orgogliosi, moralmente inattaccabile. E quindi con piacere che andiamo ad approfondire le tematiche e gli irrisolti nodi politici della condizione degli esuli e delle relazioni in seno all’Europa e alle sue recenti strategie.
Il trattato di Osimo viene riconosciuto quale uno degli snodi critici, se non il primo segnale di resa, nei confronti delle pretese degli esuli istriani, fiumani e dalmati, come ha peggiorato questa china l’ingresso forzato da logiche economiche della Slovenia e della Croazia nella compagine Europea?
Il trattato di Osimo è stato un precursore di questo disastro perché ha definitivamente privato la città di Trieste del suo entroterra, un polmone di sviluppo fondamentale, confinandola in una risacca adriatica dove la portualità è divenuta giocoforza la sua unica o quantomeno principale via di sviluppo. L’ingresso in Europa di stati dove il costo del lavoro è molto basso ha poi prodotto inevitabilmente il trasferimento d’importanti investimenti verso quei paesi. La mobilità poi della stessa forza lavoro nel territorio nazionale, quasi sempre subita piuttosto che regolamentata, ha poi fatto il resto.
Se ci atteniamo invece a un discorso diplomatico il motore tedesco e i suoi cingoli hanno frantumato qualsiasi disturbo di frapponesse tra loro e il coinvolgimento delle allettanti economie deboli dell’Est-Europa, le giuste pretese degli esuli non fanno eccezione. La necessità di unire su un piano economico e non di confronto culturale e storico, anche talvolta doloroso, tra popoli è la principale cagione di questa mortificante situazione.
Ha generato scalpore la recente sentenza relativa agli indennizzi sui beni abbandonati, l’Unione degli Istriani ha evocato la possibilità di ricorrere a Strasburgo, quale è la sua percezione della vicenda in forze ance della sua pluriennale esperienza in ambito giuridico?
In questa materia credo poco alle risoluzioni di tipo giuridico. Il problema va affrontato sul piano politico.
Il fatto è che l’esodo e le foibe evidenziano senza tema di smentita una realtà che l’Italia ufficiale, Berlusconi compreso, si rifiuta di ammettere. Quando è scoppiata la guerra l’Italia è rimasta neutrale per nove mesi.
Poi quando pareva che al Germania la stesse vincendo da sola, siamo entrati in guerra anche noi. L’intervento dell’America ha ribaltato le sorti del conflitto, siamo stati invasi (e non liberati) e ci siamo arresi. I tedeschi da noi chiamati in Italia per aiutarci a difendere il nostro paese, da un giorno all’altro divennero nemici.
Il 25 aprile, con la mediazione della Svizzera, l’armata tedesca in Italia e gli anglo americani, raggiunsero un accoro in base al quale i tedeschi lasciavano l’Italia indisturbati con le loro armi senza più combattere. Partiti i tedeschi i partigiani sono entrati nelle varie città, sostengono di averle liberate e dicono di aver vinto la guerra. Ma le foibe, il trattato di pace e l’esodo degli istriani sono lì a smentirli. Ecco perché gli esuli vanno dimenticati .
Gli anglo americani non ci hanno invaso per liberarci ma per sconfiggerci e ci sono riusciti, poi hanno battuto anche i tedeschi, ma li hanno lasciati rientrare con le loro armi in Germania dove si sono poi arresi con il resto dell’esercito tedesco. Siamo stati occupati militarmente per altri 2 anni ed al trattato di pace l’Italia sedeva sul banco degli sconfitti.
Ecco perché sugli istriani e la loro tragedia deve scendere l’oblio.
Il fatto poi che oggi i tedeschi, vittoriosi con gli americani nella guerra fredda, dominano nuovamente l’Europa è un problema che chi festeggia il 25 aprile non considera o, peggio, finge di dimenticare.
In termini economici com’è peggiorata invece la condizione dell’Italia dall’ingresso Slovena e dall’abbattimento dei confini tenuto conto anche del differente costo del lavoro e dalla relativa maggiore semplicità burocratica di questi nascenti sistemi?
L’ingresso in Europa di paesi dove la mano d’opera costa molto meno che in Italia ha indubbiamente danneggiato i lavoratori subordinati, perché è chiaro che i capitali vanno dove produrre costa meno.
Il fatto è che l’Occidente aveva una gran fretta di sottrarre il maggior numero possibile di paesi ex comunisti all’area di influenza di Mosca prima che al Russia si riprenda e passi al contrattacco, cosa che sta succedendo in questi giorni in Ucraina. Quindi da un punto di vista politico la fretta è stata positiva, ma purtroppo ha creato dei gravi contraccolpi sul piano economico.
Nonostante i diktat Europei, come per la Repubblica Ceca che persevera nell’escludere la possibilità dei tedeschi di trasferirsi nell’area dei Sudeti Slovenia e Croazia perseverano nell’avanzare regole restrittive o spade di Damocle discali per i non residenti, manifestando atteggiamenti associabili in taluni casi ad attitudini sostanzialmente anti-italiane…
L’Italia deve esigere il rispetto dei trattati ma poiché il problema riguarda anche la Germania forse la soluzione è dietro l’angolo.
Nel discorso congressuale di Giorgia Meloni sono state evocate a modello personalità care alla sua italianissima Trieste quali Francesco Paglia e Norma Cossetto, cosa può dare oggi l’esempio triestino e il suo animo mai domo a un paese in crisi di coscienza?
La Destra deve guardare al futuro, ma tutelare i valori di sempre. Francesco Paglia bersagliere volontario nella RSI all’età di 17 anni e caduto nel novembre del 1953 nel corso delle manifestazioni per l’italianità di Trieste è un esempio di sacrificio per la Patria che va sbattuto in faccia a chi oggi vaneggia improponibili ritorni al TLT. Norma Cossetto rappresenta poi un esempio di dignità e di civiltà anche di fronte alla barbarie dell’invasione slavo – comunista.
I movimenti indipendentisti cavalcano il malessere e giocano sul campo dell’utilitarismo “condominiale”, anche Trieste ha visto sorgere un movimento che vorrebbe delegittimare lo stato italiano nel suo esercizio sovrano, come percepisce questi recenti sviluppi?
A Trieste più che altrove la civile convivenza è un bene prezioso, ma qui la civile convivenza ha limite preciso e INVALICABILE: l’italianità di Trieste. Chi mette in discussione, o in pericolo, l’italianità di Trieste, dovrà assumersi le sue responsabilità. Il fatto poi che proprio l’accettazione dell’accordo di Osimo da parte di questi soggetti venga contestata per la sola parte italiana, riconoscendo invece la piena legittimità dell’occupazione Iugoslava, oggi slovena e croata, della zona B fa intendere che dietro a queste organizzazioni ci sia anche una mano straniera.
Si approssimano le elezioni Europee, Quali sono i peccati originali di questa UE Germanocratica e quali invece i perseveranti errori?
Se all’unità economica e monetaria, non seguirà quella politica, lo stato economicamente più forte finirà per condizionare tutta l’Europa; ma così non si può continuare.