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Tanta paura ma niente vaccino. Fenomenologia dei no vax

di Eugenio Pasquinucci
24 Gennaio 2022
in Home, Società&Tendenze
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Tanta paura ma niente vaccino. Fenomenologia dei no vax
       

Perché esiste uno zoccolo duro di no vax, quali sono gli effetti perversi del Green Pass, perché non esiste un tentativo di comprendere certi comportamenti per una migliore risposta al fenomeno? Chi sono i no vax? Sono tutti terrapiattisti, complottisti come li si vuole dipingere?

Cercherò di rispondere secondo la mia personale esperienza, per quanto limitata, ma indicativa. Innanzitutto, ciò che sorprende, i no vax sono prevalentemente donne, intorno ai cinquant’anni, di cultura medio-alta, socialmente media borghesia, politicamente non schierate ma appartenenti alle fila del libero pensiero e non con il cervello all’ammasso.

Perché donne? Secondo Francesca, l’unica per cui useremo il vero nome, le donne sono istintive, protettive, ingenue e malfidenti. Cominciamo con Luisa, cinquantenne, si è sempre curata con prodotti di erboristeria, forse perché mai veramente malata; dice che i prodotti a base di erbe non fanno male (Socrate non sarebbe d’accordo) mentre tutto ciò che è chimico sì. Ora che si profila la minaccia del licenziamento non pensa di arrendersi alla vaccinazione, come sarebbe ovvio, ma confida nella vendita della sua casa per tirare avanti; inutile convincerla a cambiare idea.

Poi ci sono quelle come Liliana, che vogliono dar battaglia a colpi di certificati scarsi di motivazioni, hanno tirato avanti fino ad adesso, forse si arrenderanno, temono il vaccino più del virus, non per essere state persuase da fake news, semplicemente per autoconvinzione.

Ci sono poi Piera e Giovanna, dirigenti di importanti aziende, con responsabilità nel lavoro. Entrambe hanno appreso con gioia di essere positive al covid; si cureranno ma eviteranno il vaccino ed otterranno l’agognato Green Pass! Ammettono di non essersi tirate indietro nel tentativo di farsi contagiare. Non sono però arrivate a fare come Gino, che saputo di un amico positivo al covid si è recato a casa sua con un test rapido. Una volta giunto, ha agitato il suo bastoncino nel reagente contagiato dell’amico e se lo è infilato su per il naso. Poi si è subito recato in farmacia per un altro test che ovviamente ha dato esito positivo. Quindi avrebbe disinfettato il naso faringe e sarebbe tornato negativo. Tutta questa operazione molto rischiosa ed insensata per ottenere il Green Pass.

Roberto è no vax a prescindere, si oppone a tutto ciò che sa di regime, di imposizione dall’alto, è irremovibile. Proprio come Tania, che viene dalla Slovacchia e mi confessa che rifiuterà ostinatamente la vaccinazione perché questa situazione le ricorda la sua giovinezza sotto un regime comunista; non ammette la coercizione della sua libertà di scelta. Tania confessa che se avesse potuto scegliere si sarebbe vaccinata, così con ordini dall’alto no. L’Italia era stata la sua fuga verso la libertà, ora, mi dice, rischia di essere marchiata come sotto la dittatura comunista.

A proposito di carcerieri, un amico di un call center in Piemonte, mi racconta di aver ricevuto una telefonata di un positivo al covid; alla richiesta di comunicare i nomi di persone con cui era stato in contatto avrebbe indicato un certo pregiudicato agli arresti domiciliari. Subito i carabinieri si sarebbero precipitati a casa del detenuto che era tranquillamente in sede. Forse si era trattato di una omonimia, forse di una errata comprensione, forse di uno scherzo, il pregiudicato però avrebbe commentato:” Ditemi chi ha fatto il mio nome, che altro che covid gli faccio passare!”

Martina, trainer in una palestra, va avanti a tamponi, vede ogni giorno restringersi il suo campo d’azione ma non recede, ormai è una sua battaglia quotidiana ma ostinatamente non recede. Come sua sorella Diana che ogni giorno costringe suo marito chirurgo a spogliarsi davanti alla porta di casa, per paura del virus, e non esce mai se non per fare la spesa; tanta paura ma niente vaccino. Con grande sconforto del coniuge che quotidianamente combatte contro la pandemia.

Credo occorra un cambio di strategia nella lotta alla pandemia, non solo alla luce di questo piccolo quadro di esperienze, ma per i risultati che in grande possiamo constatare. Ma abbiamo dirigenti responsabili non all’altezza di queste delicate situazioni, questa è l’unica conclusione da trarre.

Tags: coronavirusvaccino
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