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Tempi/ L’era delle toghe e l’ideologia “gender”

di Redazione
22 Febbraio 2013
in Rassegna Stampa
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Tempi/ L’era delle toghe e l’ideologia “gender”
       

La sentenza della Grande Camera della Corte di Strasburgo che ammette il diritto al partner di una coppia omosessuale di poter adottare i figli dell’altro partner è un novum giurisprudenziale, che rischia di minare le basi della convivenza umana nella civiltà europea, una volta cristiana.

Questo caso è l’ennesimo di una tendenza ormai presente da qualche tempo, in cui sono le Corti di giustizia a dettare l’agenda etica ai Parlamenti. Esiste ormai nel mondo una pluralità di corti globali, regionali o supernazionali, da quelle più note dell’Aja, Strasburgo e Lussemburgo, alle numerose camere arbitrali previste dalle convenzioni internazionali. Gli Stati non sono più in grado di esercitare, all’interno del loro territorio, il monopolio del diritto e la loro sovranità giudiziaria si sta progressivamente rimpicciolendo.

In questo nuovo ordine giuridico internazionale non vi è una gerarchia di potere, ogni giudice, in teoria, può dire quello che gli sembra più giusto. Ma la novità è che tutte queste bocche del diritto si parlano, si rispettano, tengono conto delle rispettive opinioni e stanno instancabilmente delineando, con uno straordinario sforzo collettivo, le grandi linee di un ordine giuridico globale.

I tribunali costituzionali, in particolare, sono continuamente impegnati a costruire ponti e passerelle fra il diritto nazionale e quello delle più larghe comunità a cui ogni Stato appartiene. Dopo la stagione dei rapporti interstatali, con il loro seguito di guerre e trattati, starebbe nascendo, quindi, l’era delle toghe. Ma chi nomina i giudici? A chi rispondono delle loro decisioni? È giusto che il controllo di poteri democraticamente eletti possa essere esercitato da chi non ha alcun mandato popolare? Vi è il rischio che le democrazie divengano, di questo passo, jurecrazie?

In questa linea si pone la sentenza della Grand Chamber, che con una sentenza evidentemente ideologica, apre la strada a una società senza radici. Propone una frattura dei legami genitoriali naturali a favore della creazione di rapporti legali artificiali; non solo non tiene conto del vero interesse del minore ad avere genitori complementari sessualmente, ma depotenzia la figura del genitore naturale, a favore di simulacri di genitorialità

La sentenza pur non avendo alcuna efficacia in Italia, potrà divenire un precedente vincolante qualora l’Italia, com’è previsto dal programma di alcuni partiti politici, dovesse riconoscere alle coppie di fatto gli stessi diritti che competono alle coppie coniugate.

È evidente, comunque, quale sia l’ideologia sottesa alla sentenza: è l’ideologia del “gender”, che mira, in questo caso, a propiziare l’attuazione di un principio di uguaglianza ideologico, che è in radice irrispettoso dei diritti dei bambini: primo fra tutti, quello di avere un padre e una madre.

La sentenza non tiene conto, infatti, dell’interesse del bambino che dev’essere l’interesse primario in materia di adozione, secondo la Convenzione de L’Aia sulla protezione dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale (art. 1) e la Convenzione relativa ai diritti del bambino (art. 21).

L’interesse primario del bambino, appunto, è quello di mantenere i legami con suo padre e sua madre e questo diritto esiste ed è riconosciuto (art. 9 della Convenzione relativa ai diritti del bambino).

Tuttavia, scopo primario della ideologia gender è quello di decostruire le basi antropologiche della società, creando al loro posto una società artificiale in cui la natura biologica, lasci il posto a un dato culturale e al sentire soggettivo. “Il sesso, secondo tale filosofia, non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi… L’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità, che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela… Maschio e femmina vengono contestati nella loro esigenza creazionale di forme della persona umana che si integrano a vicenda. Se, però, non esiste la dualità di maschio e femmina come dato della creazione, allora non esiste neppure più la famiglia come realtà prestabilita dalla creazione. Ma in tal caso anche la prole ha perso il luogo che finora le spettava e la particolare dignità che le è propria…” (Benedetto XVI, 21.12.2012)

Questa ideologia per attuare tale programma deve creare un ambiente sociale adatto al quale si perviene per mezzo dell’omosessualizzazione della sessualità, consistente sia nell’uniformazione dei sessi tra loro, che nell’avvicinamento del mondo e della cultura eterosessuale al mondo e alla cultura omosessuale. L’omosessualità deve diventare, per tale ideologia, avvalendosi della forma giuridica e del potente aiuto della comunicazione massmediatica, il motore per l’attuazione dei modelli omosessuali di vita per la costruzione del nuovo dis-ordine sociale e giuridico.

Grazie, dunque, a sentenze come questa viene data attuazione a questo programma che mira a sconvolgere le basi antropologiche della società, forzando le fondamenta della grammatica umana e sociale.

Tale programma di decostruzione sociale è facilitato, inoltre, dalla grave emergenza educativa, che incoraggia postulati culturali e morali tesi a un sentire soggettivo ed emozionale, tutto fondato sul desiderio e sullo spontaneismo.

Cosa fare per contrastare questa nefasta e perniciosa tendenza culturale? Benedetto XVI nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2013 indica non solo ai cattolici, ma a tutti gli uomini di buona volontà quale deve essere la precondizione per iniziare un percorso di ricostruzione e di pacificazione della società, affermando che: “Precondizione della pace è lo smantellamento della dittatura del relativismo e dell’assunto di una morale totalmente autonoma.” 

La missione di smantellare la dittatura del relativismo deve avvenire in ogni ambito della vita sociale e anche i giuristi sono chiamati nel loro ambito a questo urgente e importante compito.

Lungi, dunque, da chi accusa l’Italia di non essere al passo con l’Europa sui temi etici, auspichiamo che sia proprio la nostra Nazione a divenire punto di riferimento per l’Europa favorendo un diritto che rimetta al centro l’uomo nel rispetto del suo dato ontologico, affinché la vecchia Europa riscopra le sue gloriose radici dimenticate e così, ritrovi la sua vera unione.

Nota dell’avvocato Giancarlo Cerrelli, vice presidente nazionale dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani – Tempi.it

Tags: cattolicesimofamigliamagistratura
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