Una famigliola – papà Fredrik con la nuova compagna, Shirin, e il bimbo avuto da un’altra donna, Lukas – si trasferisce in un villino. Appena vi si stabiliscono, Fredrik annuncia che cinque giorni a settimana starà via, per un importante progetto di lavoro: così Shirin si trova ad accudire Lukas (che alle attenzioni della matrigna preferisce il ricordo della mamma defunta) e a difenderlo da un inquietante amichetto che si presenta ogni notte.
La famiglia che si presenta sulla scena in automobile: “Shining” (così come l’entità maligna che segnala la propria presenza al bambino lanciandogli una palla). La scala della botola che porta alla soffitta foriera di sorprese: “L’esorcista” ed “Hereditary”. La famiglia che compra una casa nuova, per scoprire che quella accanto è stata teatro di efferatezze: “Possession – L’appartamento del Diavolo” (dal quale si è mutuata anche la frase di lancio, falsa, che annuncia l’ispirazione a “fatti realmente accaduti”). L’entità malevola che rivendica per sé un bambino: il citato “Possession” e “Mama – La Madre”. Una donna si fa carico di proteggere dei bambini dalle grinfie d’un essere malvagio che ne pretende la “proprietà”, e pur non essendone la madre biologica ne diventa di fatto la figura materna: per l’appunto “La Madre” (con Jessica Chastain zia di due bambine – la protagonista di “The Other Side” è matrigna d’un bimbo).
“The Other Side” (titolo con cui è distribuito in Italia lo svedese “Andra sidan”, nei paesi anglosassoni presentato come “The Evil Next Door”) è il compendio, tutt’altro che riuscito, di molto cinema horror: due classici (“Shining” e “L’esorcista”), una recente pietra miliare (“Hereditary”), un film discreto e nobilitato dalla meravigliosa protagonista (“La Madre” – a Jessica Chastain ho perdonato “Gli occhi di Tammy Faye” e addirittura “Secret Team 355”) e un recentissimo, non del tutto riuscito, raro esempio di horror spagnolo dalla distribuzione internazionale (“Possession”, da non confondere con l’omonimo cult di Zulawski con Isabelle Adjani che si fa possedere da una piovra nella Berlino del muro). Le idee insomma abbondano: ma Tord Danielsson e Oskar Mellander, registi e sceneggiatori, attingono generosamente a quelle dei loro colleghi e predecessori.
Distribuito come riempitivo stagionale per i multisala che ormai, d’estate, si riducono a riempire la programmazione estiva con cicli horror di qualche anno fa, “The Other Side” non offre quasi nulla di suo: si mette al servizio della bella Dilan Gwyn (la coraggiosa Shirin), i cui occhioni luccicano nonostante la fotografia sia sempre cupa, livida, una scala di grigi che non crea nessuna atmosfera spaventosa. Finale scritto malissimo, tanto da imbrogliare una trama semplicissima. A meno che sia un espediente per lasciare allo spettatore di fantasticare sulla natura del male nascosto “dall’altra parte”: ma il sospetto è che la conclusione sia stata scritta frettolosamente, a spanne. Quando Shirin dice al mostro “non mi fai paura”, si fa portavoce dello spettatore.