Sabino Cassese e Antonio Polito in due efficaci editoriali sul Corriere hanno sintetizzato la situazione nazionale di oggi e di ieri, deviata, alterata e deformata dagli errori dei governi Conte. Il giudice emerito della Corte Costituzionale ha preso in esame le due recenti decisioni dell’organo di palazzo della Consulta a proposito della pandemia. Ha notato e non poteva non farlo che l’esecutivo guidato dal pugliese, per l’ennesima volta ha compiuto due macroscopici errori.
Nel primo caso la pronunzia del 14 gennaio la Corte ha disposto che “la pandemia in corso ha richiesto e richiede interventi rientranti nella profilassi internazionale e di competenza esclusiva dello Stato” e con l’impugnativa della legge regionale della Valle d’Aosta “si è dato la zappa sui piedi”. Il servizio sanitario “è divenuto da nazionale confederale, scoordinato, non comunicante”. Con la seconda decisione del 24 febbraio, la cui comunicazione non è stata ancora pubblicata, il governo ha aggiunto errore ad errore: ha “proceduto alla giornata, con alti e bassi, momenti di collaborazione e giornate di tensione o di conflitto”.
L’editorialista consiglia l’unico modo utile e proficuo, “quello di assicurare la maggiore collaborazione possibile governo centrale – regione, condividendo dati e valutazioni, preparando insieme le decisioni e monitorando congiuntamente la loro esecuzione”. Cassese rammenta, ed è sacrosanto rammentarlo, che la Costituzione “consacra il principio di leale collaborazione” rifiutando gli scavalcamenti e le fughe in avanti soprattutto delle regioni a guida leghista, prive o povere di senso dello Stato. In sintesi, ad avviso che più che sottoscrivibile del professore campano, al momento “il servizio da nazionale è divenuto confederale, scoordinato, non comunicante. Basti notare con quale diversità di passo si sta procedendo nella vaccinazione, da regione a regione”.
Polito, d’altro verso, con l’articolo “I protagonisti della politica. Come in una sindrome del Conte di Montecristo, perso l’incarico, i capi di governo parlano di oscuri motivi e iniziano a preparare la rivincita. Gli eterni ritorni dei primi ministri italiani”, scorge in questo tentativo spesso infruttuoso, e solo nostrano, “uno dei tanti effetti collaterali della crisi della politica democratica in Italia”. Spariti i “partiti”, “al loro posto proliferano agglomerati tenuti insieme da un leader [recte carico di esplicite velleità autocratiche], da un progetto di potere, o da un proposito di rivincita”.
Caso di questi giorni: l’”uomo arrivato dalle tenebre”, caduto, dopo aver guidato con gli esiti disastrosi, provati da tutti gli italiani, due compagini di colore distinto, si è scoperto, dopo la defenestrazione, dopo la disastrosa prova recata con le vaccinazioni, deciso a “rafforzare l’Ue” e “a fermare l’ascesa di nuovi nazionalismi”. Parafrasando Brecht, Polito non ha perduto l’occasione di puntualizzare che “dopo una sconfitta si va a casa”.