Con un centrato, misurato e documentato editoriale sul Corriere della Sera, Federico Fubini ha commentato gli Stati generali della natalità organizzati dal Forum delle associazioni sul palco dell’Auditorium romano della via Conciliazione.
Una cifra fra le tante è eloquente del crollo spaventoso: nel 2020 è stato registrato il 60,23% in meno rispetto al baby boom del 1964. Il Papa ha parlato di “un inverno demografico freddo e buio” mentre Draghi non ha voluto nascondere che “un’ Italia senza figli è un’Italia che non crede e non progetta. E’ un’Italia destinata lentamente a invecchiare e scomparire”. Il numero dei nati (400.000) è quello più basso dall’Unità d’Italia ed è il 30% in meno rispetto a 10 anni or fa.
Ma la riflessione sulla situazione non può bloccarsi e circoscriversi sulla scontata crisi economica pandemica di questi anni provocata dalla Cina. Come non sottoscrivere la lettura di Fubini, secondo il quale “tutto questo non nasce ma viene da lontano essendo un fenomeno che le classi dirigenti del dopoguerra non hanno mai cercato di governare”.
Per essere espliciti e definiti nelle responsabilità e nelle colpe i partiti centristi, di centro sinistra, per non parlare di sinistra, non hanno mai concepito linee operative a tutela e a salvaguardia delle famiglie e dei giovani. “Hanno lasciato a se stessa [il paese, giammai la Nazione] come fosse parte della natura e non della politica”.
Fubini indica nella metà degli anni ’80 il blocco dell’ingranaggio, anche se il 1968 ha rappresentato il punto di crisi morale più acuto, virulento e velenoso, ancora oggi amaramente presente nella Chiesa e nella scuola.
Crea un parallelo l’editorialista con la Francia, la cui classe dirigente è stata attenta e sensibile a lasciare proprie impronte. Le élite d’oltralpe hanno impresso una direzione alla demografia del loro Paese mentre quelle italiane “ammesso che fossero tali, non ci hanno dedicato un solo pensiero”.
Fubini traccia a questo momento un bilancio, osservando – risultato ed effetto – che “dopo la guerra [gli italiani] era più tre milioni più dei francesi ed ora sono 8 in meno”. A lettura di Fubini, Draghi “sta dicendo che l’Italia ha bisogno una vera classe dirigente, aperta [e non settaria], capace di ricambio [e non stagnante], ma stabile nel dare una direzione nelle cose che contano”. E conclude “E’ una sfida che va oltre la vita del suo governo”. Non si può dare davvero francamente dargli torto considerata l’intollerabilità delle fazioni in campo.