L’eco non ancora spento delle polemiche seguite alla contestazione della ministra Roccella al salone del libro di Torino ci induce ad alcune riflessioni di natura generale sulle manifestazioni di dissenso della sinistra in genere e altro.
Quello che ci ha più colpito nella succitata vicenda è apprendere del passato di radicale e femminista della ministra in questione, così come ci lasciò perplessi, a suo tempo, scoprire che Bossi e Salvini fossero ex comunisti. È come se il sistema accettasse, permettendogli di emergere tramite i media e la stampa, come rappresentanti di una destra (diciamo) estrema, esponenti con radici sul fronte opposto. Ovvio che si può cambiare idea nel corso degli anni, ma, come dicevano i gesuiti: “Lasciatemi un bambino fino ai dodici anni e poi tenetelo pure per il resto della vita”. Qualcosa resta sempre e quando la ministra Roccella alla domanda se l’aborto fosse un diritto delle donne rispose “Purtroppo, sì” sembrò proprio dare ragione ai gesuiti.
Altro aspetto significativo di quanto accaduto è come la destra italiana, in base alle dichiarazioni di alcuni suoi esponenti, abbia ormai assimilato al suo vocabolario i termini fascista e squadrista come sostantivi che designano unicamente violenza e sopraffazione. In realtà, il contestare qualcuno per impedirgli di parlare è da sempre un metodo che appartiene al retaggio dei comunisti, al punto che, in principio, camicie nere e SA nacquero proprio con l’intento di salvaguardare i comizi dei loro leader da queste provocazioni, all’epoca anche violente. È vero che all’attuale governo si richiedono costantemente dichiarazioni di “non fascismo”, ma questo non significa necessariamente arrivare alla negazione dei fatti e alla distorsione semantica dei termini. Non so a voi, ma a noi questo modo di rinnegare fa venire in mente il finale del Conformista di Bertolucci, dove il protagonista (Trintignant), uomo dell’Ovra, dopo l’ingresso a Roma degli alleati, si mette, in mezzo a una strada, di notte, a segnalare, gridando a squarciagola, il suo amico (peraltro cieco) come fascista facendo anche il nome e il cognome. (Potete vedere il film e il finale su RaiPlay).
Ma veniamo al nocciolo della questione. Francamente, pensiamo che nessuno, sia a destra che a sinistra, si sia stupito di come, nel corso di un salone del libro con invitati di destra, i medesimi siano stati contestati, o meglio, zittiti tramite contestazione (che è una cosa diversa), da elementi di sinistra, cosa perfettamente in linea con episodi recenti e del passato (vedi sopra). La destra ha reagito agli attacchi con la solita e del tutto inutile prassi: “Noi siamo i democratici che vi lasciano esprimere le vostre idee, voi siete… ”i fascisti” (vedi sempre sopra) che ci impedite di esprimere le nostre”. Possibile che la destra non abbia ancora compreso l’inutilità di una simile linea? Facciamo un passo indietro, precisamente a quando Berlusconi ingaggiò in Mediaset Michele Santoro e Paolo Rossi per…dargli addosso.
La strategia doveva essere questa: “Guardate come sono democratico! Ingaggio persone a me contrarie per permettergli di esprimere le loro idee ostili nei miei confronti!”. Dubito che questa politica abbia portato un solo voto a Forza Italia, semmai è probabile che gliene abbia fatto perdere qualcuno. Quale fu l’errore di Berlusconi (o dei suoi consulenti)? Fu un errore (piuttosto ingenuo) a livello di psicologia delle masse, ovvero non considerare che “le masse reagiscono istintivamente e non fanno mai ragionamenti in seconda battuta”. Mi spiego: se Paolo Rossi ironizza (in maniera divertente) sul deputato di Forza Italia che si sospetta essere colluso con la Mafia, la gente non pensa “ah guarda, è alle dipendenze di Berlusconi che gli permette di fare satira contro di lui. Com’è democratico Berlusconi, per questo lo voterò”, quindi un ragionamento in seconda battuta, ma pensa istintivamente, ridendo alla boutade (importante), che magari “forse” una qualche collusione c’è.
Lo stesso discorso vale per la risposta “democratica” della destra nei confronti delle contestazioni a sinistra o meglio di matrice comunista. La reazione istintiva delle masse, dove per masse intendo, in particolare, i tanti, tantissimi indecisi è, magari a livello inconscio o preconscio, non tanto “i contestatori hanno torto perché le o gli impediscono di parlare”, ma “la o lo contestano perché forse dice cose sbagliate” anche perché (importante) la minoranza delle contestatrici, nell’ambito limitato di una sala, dà l’impressione, sbagliata, ma d’effetto, che a protestare sia una larga fetta di popolazione.
E allora…che fare? C’è un solo modo per contrastare queste manifestazioni di intolleranza: rispondere con un’intolleranza di segno opposto. Voi contestate la Roccella? Noi contestiamo (sempre pacificamente) Saviano e la Murgia. Questo creerebbe innanzitutto una sorta di cortocircuito dialettico-contraddittorio del tipo “noi possiamo farlo e voi no” da parte della sinistra e la indurrebbe probabilmente a “trattare” per permettere ai loro guru di continuare a fare propaganda in pubblico. È possibile? Al momento, direi di no. La destra è completamente disorganizzata in questo senso.
Negli anni Sessanta e Settanta il MSI lo era, sia a livello di gruppi d’azione (come lo è tutt’ora la sinistra), che di satira (Il giardino dei supplizi con attori comici divenuti poi noti o la rivista ciclostilata La voce della fogna di Tarchi), come c’erano, ad esempio, i campi Hobbit che univano la cultura con il gruppo. Oggi, c’è ben poco: qualche battuta sporadica a Striscia la notizia, le Sentinelle in piedi (il cui modo di contestare nel silenzio genera un’efficacissima inquietudine) e le campagne contro l’aborto e per la famiglia tradizionale di Pro Vita (con i loro cartelloni geniali e incisivi). Eppure, questo poco dà terribilmente fastidio alla sinistra. La dimostrazione sono gli attacchi contestatori alle Sentinelle in piedi, al limite dell’aggressione fisica e il ricorso alla magistratura contro i cartelloni di Pro Vita.
La sinistra infatti si rende perfettamente conto del pericolo che corre se un messaggio di destra satirico e provocatorio, insieme alla contestazione dei loro relatori, prendesse piede privandola di un’esclusiva che ha in maniera quasi totale e reagisce di conseguenza. Avete idea di quanti voti porti alla sinistra la Littizzetto, soprattutto tra i giovani e i ricchi dei quartieri residenziali (o almeno tra quelli meno colti) che votano PD? Chi invece continua a non rendersene conto sono Berlusconi (o i suoi consulenti), che continua a puntare sul “guardate quanto siamo democratici a Mediaset dando spazio alla (pressoché sola) satira di sinistra” e la destra che subisce, senza reagire in maniera efficace, le contestazioni della parte avversa.
Auguriamoci che, prima o poi, a destra, qualcuno agisca in questo senso. Un signore con i baffetti, molti anni fa, diceva che “al terrore si risponde con un terrore dieci volte più forte”. Oggi, in tempi fortunatamente più sereni e pacifici, potremmo dire: “Alla Littizzetto si risponde con una Littizzetto dieci volte più forte”.