La presidente di “Manifatture Teatrali Milanesi”, Gaia Calimani, è una che la vede giusta. E’ una sorta di essere illuminato, una specie di faro del viver civile e della giustizia tra gli uomini. Ma che cosa mai avrà fatto di meritorio per essere gratificata da cotanti giudizi? Semplice: ha portato alla luce un’altra pietra miliare della banalità quotidiana, ma lo ha fatto bene, travestendola infatti da operazione culturale. Una formula sempre efficace, quella della cultura, magari non di sostanza, ma sbandierata come se lo fosse.
Ecco i fatti: la nostra profonda pensatrice, evidentemente figlia dell’attuale moda radical-chic, si è schierata contro le discriminazioni. E per farlo non ha trovato di meglio che, pur non essendo una politica… di buttarla in politica. Ma, non essendo (appunto) una fine politica, ha scelto una grossolana strada politica: quella di attaccare frontalmente le discriminazioni… discriminando lei stessa. Infatti, eccoti la pensata: un forte sconto sui biglietti teatrali per gli spettatori, specie quelli col cervello all’ammasso, che si presenteranno al botteghino con una scritta sul palmo della mano. Ma non basterà una scritta tratta dal Vangelo, testo sommo in tema di eguaglianza tra gli uomini, ma da uno dei vangeli moderni, ovvero un riferimento più che esplicito alla contestata proposta di legge del deputato sinistrissimo Alessandro Zan.
E così, la paladina anti-discriminazioni assurge agli onori della cronaca proprio con una proposta talmente discriminatoria da fare invidia ai “posti solo per i bianchi” che pochi decenni fa si vedevano sugli autobus di linea negli USA. Un paese dalla morale ipocrita, dove certi farisei dei giorni nostri si troverebbero a loro agio, condividendo il metodo, tipicamente americano, dei principi enunciati, ma non praticati.
Infatti, questa sgangherata trovata, ha di buono solo il fatto di far conoscere ai più il nome della pensatrice, fino a ieri noto solo a pochi intimi. Ma ha pure gravi e numerosi difetti. Come il non concludere un acca di sostanziale in tema di lotta alla discriminazione. Come di mettere agli angoli, non potendo usufruire dello sconto sull’ingresso, coloro i quali non essendo sinistrorsi come il deputato firmatario della legge, non desiderano appecorarsi ai piedi del pensiero unico della democratica signora. Come di favorire, tanto per cambiare, il vezzo italico di prendere una specifica posizione non per convinzione personale, ma per avere lo sconto!
Insomma, alla fine, noi che siamo ben distanti dai sinistrati quanto dagli ipocriti, quando andremo a teatro, se mai passerà questa ridicola iniziativa, andremo come sempre. Cioè senza alcuna scritta radical-chic sul palmo della mano. Non ne abbiamo bisogno, veniamo da una cultura che, se ha fatto discriminazioni, le ha fatte solo nei confronti degli imbecilli.
E, al massimo, ci potrà capitare di pagare il biglietto intero. Riservando la scontistica ai soliti leccapiedi del pensiero collettivo. Quello che esenta dalla fatica di pensare in proprio.”