Nel gennaio 2023 dopo quasi un anno di guerra e vari avvicendamenti ai vertici, Putin ha declassato il comandante delle forze russe in Ucraina Sergeei Surovikin e lo ha sostituito con il Generale Valerij Vasil’evic Gerasimov attuale Capo di Stato Maggiore. Ai più questo nome dice poco o nulla ma agli analisti geostrategici il Generale è ben noto già dal 2014 in quanto considerato l’ideatore della cosiddetta dottrina militare che da lui prende nome. Fu lo studioso Mark Galeotti a dare questa definizione, in realtà imprecisa e di comodo, come si affrettò lo stesso Galeotti a precisare su Foreign Policy, ma ormai la dottrina Gerasimov era entrata nel gergo militare. E anche di questa dottrina Gerasimov tratta il saggio Brigate Russe. La guerra occulta del Cremlino tra troll e hacker di Marta Federica Ottaviani (Ledizioni, Milano, 2022), che è stato inserito dalla Facoltà di Relazioni Internazionali dell’Università di Padova.
Marta Ottaviani collabora al quotidiano Avvenire e ad altre testate e think tank e segue in particolare la politica estera di Turchia e Russia. L’autrice dichiara che è stata spinta alla scrittura di questo saggio dalla preoccupazione, come giornalista, di distinguere sempre nel fornire le notizie il vero dal falso e di rifiutare le “polpette avvelenate” delle fake news servite spesso alla stampa che purtroppo le assaggia. Nell’epoca della comunicazione quale quella attuale il trend delle bufale è in continuo aumento, grazie anche alle nuove tecnologie e all’intelligenza artificiale.
Dietro la deformazione o addirittura il ribaltamento della realtà c’è una precisa strategia che l’autrice ha individuato, seppur applicata in maniera grossolana in Turchia ma, aggiungo, messa in atto altresì in Cina (ricordo il saggio di Hamilton e Ohlberg La mano invisibile. Come il Partito Comunista Cinese sta manipolando il mondo anch’esso da me recensito qui https://www.destra.it/home/la-mano-invisibile-ovvero-come-la-cina-sta-conquistando-il-mondo/) , l’Iran (siamo tutti testimoni delle grottesche ricostruzioni iraniane della ribellione dei giovani persiani al regime asfissiante degli ayatollah) e la Russia.
Marta Ottaviani in questo saggio esamina il caso Russia in quanto sotto i riflettori mediatici di tutto il mondo. La dissoluzione dell’Unione Sovietica ha avuto un diverso impatto sui russi e sui residenti nelle repubbliche ex URSS: queste ultime hanno approfittato della dissoluzione per riconquistare la loro indipendenza e sovranità, mentre per molti russi la fine del bipolarismo, la crisi economica e tecnologica è stata uno choc tremendo che ha innescato reazioni che si sono sovrapposte con l’immagine che ha di sé fin dall’età imperiale della “fortezza assediata” dall’Occidente. Immagine spesso richiamata nei discorsi di Putin anche precedenti il 2014. Di pari passo con lo sviluppo tecnologico in cui i russi hanno recuperato il tempo perso, Putin ha intuito le grandi potenzialità di internet non solo per il commercio e per le comunicazioni ma anche per la guerra.
In realtà già in epoca sovietica il ribaltamento della realtà ad uso interno ed esterno era prassi acquisita come ben dimostrarono gli studi dello studioso di disinformazione Vladimir Volkoff. Sicuramente la teoria della maskirovka (inganno) risale all’antichità e non solo da parte russa, ma i sovietici ne fecero una pratica d’eccellenza studiata nelle università. Fin dagli anni Settanta i capi di stato maggiore sovietici cominciarono a rielaborare le teorie belliche e a dare spazio alla information warfare (guerra dell’informazione) e negli anni 2011 e 2012 alti ufficiali di stato maggiore come Sergej Shoigu e appunto Valerij Gerasimov dedicarono risorse e studi a tali applicazioni belliche. Soprattutto il secondo, Gerasimov, assurto agli onori degli studi geostrategici nel 2014 per un articolo apparso l’anno precedente e che fecero scrivere di “dottrina Gerasimov”.
In sostanza si tratta della codificazione di guerre ibride e asimmetriche con impiego del soft power dell’uso della comunicazione informatica. Un nuovo modo di muovere guerra che non si avvale solo di azioni armate ma che a queste si mescolano azioni non armate in cui grande ruolo giocano le tecnologie e internet dando luogo a una guerra che i teorici definiscono guerra ambigua, non convenzionale o guerra grigia (grey zone warfare) ben diverse dalla guerra ibrida con cui spesso viene confusa. Questa ultima è limitata al campo di battaglia mentre la guerra grigia utilizza azioni nella sfera politica e internazionale che prevedono pressioni economiche, operazioni diplomatiche, propaganda, manipolazione dell’opinione pubblica volte a creare destabilizzazione nell’opinione pubblica di quello che è considerato l’avversario e che per la Russia è l’Occidente.
Le caratteristiche principali della grey zone warfare sono l’ambiguità, il basso grado di elementi distintivi e la possibilità di negare tutto. Il grigio è il colore dell’indefinito, non si sa se ci si trovi in pace o in guerra e manca il teatro fisico della stessa. E oltretutto costa meno della guerra. Nella dottrina Gerasimov cambiano anche le forze in campo: non più soltanto soldati ordinari ma anche forze speciali, mercenari, paramilitari, ONG, hacker e cyber warriors. Il libro della Ottaviani approfondisce gli aspetti della infowar. Quest’ultima ha due obiettivi: da un lato limitare la libertà d’ informazione interna e dall’altro, con funzione sia difensiva che offensiva, influenzare ambienti economici, politici e l’opinione pubblica dei paesi considerati più ostili a vantaggio degli interessi russi. A questi paesi ostili possono toccar in sorte atti di sabotaggio, disinformazione, terrorismo informatico (questi sono fatti di cronaca recenti che hanno riguardato anche l’Italia), manipolazione e intimidazione. Una guerra il cui campo di battaglia è la rete e la psiche umana.
Marta Ottaviani nel suo denso saggio ben fondato su fonti internazionali esemplifica poi i casi di infowar messi in atto dal 2014 dalla Russia attraverso operazioni di “troll” guidati dal cosiddetto “cuoco di Putin” , Yevgeni Prigozhin fondatore del Gruppo Wagner, volte a influenzare l’opinione ( e anche le elezioni) dei paesi occidentali e degli USA, come del resto ammesso recentemente dallo stesso Prigozhin. Queste operazioni hanno visto in opera hackeraggio organizzato per impadronirsi di dati strategici o industriali, per esempio nei mesi della ricerca farmaceutica dei vaccini, quando la Russia ha puntato sull’arrivare prima degli altri col vaccino Sputnik. Accanto agli hackers moscoviti la Russia si è impegnata, in applicazione della strategia Gerasimov, anche nella “fabbrica delle notizie” da rilanciare sui media occidentali (le cosiddette fake news). In conclusione dunque il saggio di Marta Ottaviani è consigliabile a tutti gli operatori della comunicazione che vogliano approfondire la strategia di disinformazione in atto e al lettore che voglia orientarsi nel mare di informazioni che ci circondano.
Marta Federica Ottaviani, Brigate russe. La guerra occulta del Cremlino tra troll e hacker. Ledizioni, Milano 2022, pagine 217, euro 14,90
Per la disinformazione non c’è bisogno di studiare la Russia, la Turchia o la Cina. Ne siamo inondati praticamente ogni minuto della nostra vita nel “libero” Occidente. Meno male c’è la Ottaviani che sottopone a cernita le notizie vere da quelle false. D’ora in poi leggerò solo i suoi articoli.