Il “premier” continua a collezionare da solo e con i suoi gregari meschine figure a Roma con la vicenda Marino mentre sul piano internazionale è andato a fare lo smargiasso nel lontanissimo Cile, vantando i successi dell’industria italiana, come non fossero tradizionali, e delle Poste, come esse non si giovassero di un sistema estremamente ramificato e non godessero di radicato credito e fiducia presso estesissime fasce sociali. Eppure ahimè il “granduca” – occorre prepararsi – appare destinato a raccogliere vagonate di voti da cittadini, per il 78% rappresentati da pensionati, con l’eventuale soppressione della TASI. Dallo schieramento di centro – destra, Berlusconi, per se stesso, rimane in attesa della sentenza di Strasburgo e si esibisce sul palcoscenico del PPE mentre Storace si trasforma in paladino di Salvini con una scelta illogica e antistorica e offre sul suo giornale inutile ed immeritato spazio ad un uomo del Marchini, improvvisamente accortosi, dopo anni di acquiescente silenzio, dei problemi della capitale.
Eppure di fronte a questo quadro allarmante e disarmante, rimane possibile compiere tre riflessioni sul mondo cattolico. Una pubblicazione tradizionalista ha ripresentato alcune considerazioni di Benedetto Croce, filosofo idealista e ateo, espresse sul modernismo denunziato ieri dalla Chiesa con l’enciclica “Pascendi Dominici Gregis”, emanata S. Pio X l’8 settembre 1907, ed oggi tornato ad essere inquinante e condizionante scelte ed orientamenti. Esse – scriveva su “Il Giornale d’Italia” nell’ottobre – “son liberissimi di trasformare i dogmi secondo le loro idee, passando da un dogma ad un altro sostanzialmente diverso[…]. Soltanto che io ho la coscienza, facendo questo, di essere fuori della Chiesa e di ogni Religione, mentre i modernisti si ostinano a professarsi non solo religiosi , ma cattolici”.
Desolanti ma fondate e veritiere appaiono poi le parole di un laico, quale Bret Stephens sul “Wall Street Journal” di alcuni giorni or sono: “l’Europa sta morendo perché è diventata moralmente incompetente. Non è che non si batta per alcune cose, la lo fa [alla stregua di tanti americani] per cose superficiali e in modo superficiale”.
Il problema è che “gli europei non credono in ciò da cui queste credenze sono scaturite: cioè il giudaismo e il cristianesimo, il liberalismo e l’illuminismo, l’orgoglio e la capacità militare, il capitalismo e la ricchezza. Ancora meno sono disposti a sacrificarsi per queste cose. L’Europa ha scordato le sue radici e ora si chiede perché la sua casa sta andando in pezzi”. Peccato che queste fotografie siano state scattate da un americano, lontano dal considerare la responsabilità della sua nazione in questa capillare svirilizzazione del vecchio continente.
Nel “foglietto” della Messa del 25 ottobre, vengono presentati due “testimoni luminosi”. Il primo è il frate minore conventuale Antonio Carlo Gerardo Lavanga (1661 – 1711), beato dal 1775, cui sono stati attribuiti numerosi prodigi e per aver colpito per la profondità della predicazione, ed il secondo è il padre Filippo Bardellini (1878 – 1956), Venerabile dal 2003, fondatore dell’istituto delle “Poverette della Casa di Nazareth” e da sempre sensibile verso gli afflitti da malattie mentali.
Di fronte a questi “campioni della fede” viene da interrogarsi e da riflettere sull’opportunità e sul senso dei processi canonici avviati a favore di Igino Giordani e, in questi giorni, di Alcide De Gasperi, figure oneste e rispettabili ma protagoniste o partecipi del mondo politico e quindi non esenti da pecche e difetti.