
“#Stocoicontadini”, la bella manifestazione organizzata questo fine settimana a Milano da Coldiretti — una grande fattoria al Castello Sforzesco, da Piazza del Cannone a Piazza Castello — è l’occasione perfetta per festeggiare (una volta tanto) un successo tutto italiano. Grazie ai suoi agricoltori e allevatori il patrio Stivale può infatti vantare il record europeo della biodiversità con 55.600 specie animali pari al 30% di quelle europee e 7.636 specie vegetali che sono state salvate dall’estinzione.
“Un risultato ottenuto grazie alla sapiente opera di circa 40mila agricoltori custodi che dopo secoli di abbandono negli ultimi anni si sono profondamente impegnati nel recupero di piante e animali in via di estinzione”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “il risultato è che l’Italia è l’unico Paese al mondo con 291 specialità Dop/Igp oltre ¼ del totale comunitario, ma è anche leader in Europa con quasi 60mila aziende agricole biologiche e ha fatto la scelta di vietare le coltivazioni Ogm e la carne agli ormoni a tutela della biodiversità e della sicurezza alimentare”. Lungo tutta la penisola ci sono 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi e su 533 varietà di olive contro le 70 spagnole. Un vero e proprio tesoro.
#Stocoicontadini è una occasione unica per conoscere questo patrimonio a partire dalla capra Girgentana dalle lunghe corna a forma di cavaturacciolo, rinomata per il suo latte che, grazie a una maggiore concentrazione di Taurina, aminoacido dalle ottime capacità antiossidanti recentemente utilizzato anche nelle bevande energetiche, è particolarmente adatto a chi fa attività sportiva poiché favorisce il recupero fisico.
Ma ci sono anche l’asino romagnolo sopravvissuto all’estinzione nell’ultima guerra e oggi molto utilizzato per la produzione di latte da molti considerato un farma-food che risolve i problemi delle intolleranze al latte vaccino nell’età neonatale. L’elevato contenuto in calcio lo rende estremamente utile tanto per gli anziani affetti da osteoporosi che per le donne in menopausa. Ma rappresenta anche un’ottima base per fare un gelato dal sapore unico. Mentre ha origini barbare la mucca Varzese, arrivata in Italia al seguito dei Longobardi e oggi ridotta a pochi esemplari salvati dagli allevatori, dalla quale si ottiene un latte di elevata qualità, ideale per la produzione di formaggi gourmet. E’ record anche per la Bergamasca, la pecora più grande del globo, mentre il maiale di Cinta senese incuriosisce per la fascia bianca sul manto scuro.
Gli agricoltori italiani hanno salvato anche i prodotti vegetali che hanno rischiato l’estinzione e che sono stati riportati sulle nostre tavole. E’ il caso, ad esempio del grano monococco, la specie geneticamente più semplice e antica di grano risalente addirittura a 23mila anni fa e di quello saragolla, coltivato nell’antico Egitto delle piramidi, entrambi salvati dall’estinzione grazie all’ingegno dei coltivatori di Lombardia e Abruzzo. Senza dimenticare i semi antichi dal riso Vialone nano alla pasta di grano Senatore Cappelli che dopo essere arrivato a coprire all’inizio del secolo più della metà della coltivazione di grano in Italia negli anni 60 ha iniziato a scomparire ma oggi è stato recuperato con la produzione che ha raggiunto 2,5 milioni di chili nel 2017,
La difesa della biodiversità non ha solo un valore naturalistico ma – sottolinea la Coldiretti – è anche il vero valore aggiunto delle produzioni agricole Made in Italy. Investire sulla distintività è una condizione necessaria per le imprese agricole di distinguersi in termini di qualità delle produzioni ed affrontare così il mercato globalizzato salvaguardando, difendendo e creando sistemi economici locali attorno al valore del cibo.
La tendenza all’omologazione delle coltivazioni spinta dai moderni sistemi di produzione e distribuzione degli alimenti per rendere uniformi varietà e produzioni ha determinato una concentrazione delle specie coltivate che mette a rischio sia il potere contrattuale dei produttori agricoli, sia la sovranità alimentare dei vari Paesi e dei loro cittadini. Non a caso la Fao ha lanciato l’allarme per la crescente uniformità delle colture mondiali che ha portato nell’ultimo secolo ad una perdita del 75 per cento della biodiversità vegetale e ha stimato il rischio da qui al 2050 della perdita di un terzo delle specie oggi rimaste.