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Tutti i crimini di Josif Broz detto Tito. Il dossier di Storia in Rete

di Redazione
28 Luglio 2020
in Home, Libri&LIBERI
2

Non solo le foibe contro gli italiani. Il maresciallo Tito fu responsabile di centinaia di migliaia di morti durante e dopo la Seconda guerra mondiale, con lo sterminio dei suoi stessi concittadini jugoslavi. Una ferocia condivisa anche dai suoi nemici – gli ustascia croati – e dai suoi rivali – i cetnici serbi – in una spirale di odi, massacri e “repulisti” che trasformò il paese balcanico in un immenso mattatoio a cielo aperto.

Una spirale in cui venne coinvolta anche l’Italia, durante l’occupazione della Jugoslavia dal 1941 al 1943, come testimonia la storia dell’eccidio di Piedicolle, compiuto dal Regio Esercito per rappresaglia sugli attentati e le uccisioni dei partigiani contro i maestri inviati da Roma per italianizzare i villaggi annessi.

E ancora i crimini comunisti sono il tema nell’analisi che Aldo G. Ricci fa della famigerata lettera con cui nel 1943 Togliatti cinicamente abbandonava a morte certa i prigionieri italiani in URSS: una lettera a lungo bollata come “falso storico” semplicemente perché nella prima, frettolosa trascrizione (via telefono!) dagli archivi dell’ex URSS, 28 anni fa, alcune parole – ma non il senso generale – erano risultate modificate.

Dai superstati marxisti a quelli del Libero Mercato, non meno funesti per i popoli che vi finiscono fagocitati: è la conclusione che si può trarre da un lunghissimo saggio dell’economista indiano Ashoka Mody sulla storia dell’Euro, di cui Storia in Rete ha estratto un capitolo sull’ostinazione con la quale Francia e Germania hanno voluto perseguire il progetto di una moneta unica nonostante economisti, politologi e le stesse opinioni pubbliche fossero quasi unanimemente contrarie.

Un breve excursus quindi sulla storia di uno dei nostri “vicini di casa”, l’Austria, che spiega in termini geopolitici l’atteggiamento di Vienna in questi giorni di trattative europee nei confronti dell’Italia. Un “eterno ritorno” di istanze che prescindono dai regimi, ma sono legate a dinamiche di lunghissimo periodo.

Storia in Rete passa quindi di nuovo al dibattito sulle feste nazionali: Aldo A. Mola espone la sua tesi sulla debolezza delle due feste “repubblicane” del 25 aprile e del 2 giugno. L’Italia può aspirare a feste nazionali che non siano divisive?

Un balzo di nuovo alla Seconda guerra mondiale con due pezzi: il racconto di un testimone d’eccezione – Alfred Fabre-Luce – sul tentativo di golpe contro Petain nella Francia di Vichy a fine 1940 e la tesi di Pierangelo Pavesi sulle ultime ore di Mussolini e della Petacci: il Duce e la sua amante sarebbero stati uccisi nelle modalità raccontate dalla “versione ufficiale” del “colonnello Valerio”?

Tutto questo e molto altro su Storia in Rete n. 173.

Tags: foibeJugoslaviastoriaStoria in rete
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Commenti 2

  1. Fabio S. P. Iacono says:
    9 mesi fa

    Ottima “Metodologia della ricerca storica” de “Storia”.

    Rispondi
  2. Fabio S. P. Iacono says:
    9 mesi fa

    …in “Rete”.

    Rispondi

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