In questi ultimi giorni ha fatto notizia la copertina di Time Magazine dedicata a Musk, il cui eco ha risuonato per le testate giornalistiche e i TG – anche e soprattutto quelli governativi come quello di Rai 1 – che lo ha salutato, usando le stesse parole che leggiamo sul noto periodico, come “l’uomo che aspira a salvare il nostro pianeta e a darcene un altro da abitare”. Bene, bravo, bis, 92 minuti di applausi come a Mattarella alla Scala.
Sicuramente per distrazione sarà sfuggito ai santi uomini e sante donne della corretta informazione qualche paragrafo dell’articolo, per esempio questo: “Durante la pandemia di COVID-19, ha fatto affermazioni riduzionistiche sul virus, infranto regolamenti sanitari locali per mantenere le sue fabbriche aperte e ha amplificato lo scetticismo sulla sicurezza del vaccino. Musk riferisce a TIME che lui e i suoi bambini in età sono vaccinati e che “la scienza è inequivoca” – ma che è contrario agli obblighi vaccinali – “ti prendi un rischio, ma molte persone fanno cose rischiose tutto il tempo” dice dei non vaccinati. “Credo che dobbiamo stare attenti all’erosione della democrazia in America”. Nella video intervista visibile sul sito di Time poi rincara la dose, esternando esplicitamente la sua convinzione per cui “dovremmo cercare di convincere le persone a vaccinarsi, ma non forzarle, o per esempio metterle di fronte all’alternativa tra vaccinarsi ed essere licenziati.” Silenzio in studio.
Non il migliore degli spot al nostro governo da parte del trillion dollar man, tanto meno mentre già ventila la prossima stretta sul Super Pass, che sarà nella direzione dell’introdurre un più generalizzato obbligo vaccinale per lavorare. Ma si sa, i nostri media ufficiali ci amano e ci proteggono da notizie tendenziose, e con il loro sacro diserbante trattano ogni centimetro di terreno su cui possano germinare complottismi. Talvolta ci propongono un racconto parziale, una narrazione ridotta e semplificata, ma naturalmente lo fanno perché come mamme e papà premurosi non vogliono che ci facciamo la bua alla testolina.
Sicuramente deve anche essere sfuggita quest’altra affermazione fatta sempre da Musk e sempre in questi giorni, stavolta però al Wall Street Journal: “Il destino della Terra non è minacciato dalla sovrappopolazione, ma dalla denatalità”. E ancora: “Credo che uno dei maggiori rischi per la civiltà sia il basso tasso di natalità e il tasso di natalità in rapido declino. Eppure, così tante persone, anche le più intelligenti, pensano che ci siano troppe persone nel mondo e che la popolazione stia crescendo senza controllo. È completamente l’opposto. Per favore, guardate i numeri: se le persone non fanno più figli, la civiltà crollerà, segnatevi le mie parole”. Anche qui un messaggio che non avranno apprezzato i gretini e più in generale i fan del neo-maltusianesimo alla Gates, come a chiunque spinga su aborto e contraccezione come unico vaccino contro la povertà e cambiamento climatico: insomma, si parla di quel campo largo dei soggetti e ancora straparlano di decrescita felice di fronte a un desolante scenario di senescenza della popolazione nel cuore di una delle peggiori crisi economiche di sempre.
Solo un altro colpo di testa dell’imprenditore? In verità tutto collima con quanto si leggeva sul Lancet già l’estate dello scorso anno – ecco qui sommariamente riassunto e tradotto l’abstract: Entro il 2100, il tasso di fertilità il 183 di 195 paesi oggetto di studio non sarà abbastanza alto da poter mantenere gli attuali numeri della popolazione senza politiche liberalizzanti l’immigrazione di massa; la popolazione mondiale raggiungerà il picco nel 2064 a circa 9.7 miliardi, per scendere poi a 8.8 entro la fine del secolo, con 23 paesi che la vedranno scendere di più del 50%, tra cui Giappone, Tailandia, Spagna e Italia. Gli autori dello studio ventilano che un maggior tasso di immigrazione potrebbe aiutare a mantenere le dimensioni della popolazione e favorire la crescita economica anche con il calare della fertilità, ma rimarcano come politiche più libere in tale prospettiva rischieranno di compromettere i progressi fatti in termini di libertà e diritti acquisiti per le donne – anche in riferimento a quelli alla riproduzione.
A completare il già non felicissimo quadro, ecco che arriva l’ultimo rapporto ISTAT aggiornato a questo 14 dicembre a rendere noto il calo di circa il 30% delle nascite per i primi nove mesi dell’anno corrente rispetto al 2008. Gian Carlo Blangiardo, direttore dell’ente statistico, riporta tra le motivazioni del picco di natalità il generale clima di incertezza e di restrizioni tipico dell’ultimo periodo, ma aggiunge anche che il fenomeno non sembra episodico ed anzi pare di avere innanzi l’inizio di un trend di sempre maggiore procrastinazione rispetto alla decisione di diventare genitori. Lo studioso conferma infine che entro il termine del 2021 saremo ufficialmente sotto quota di 59 milioni di abitanti. Anche qui, tutte cifre e previsioni decisamente preoccupanti.
Insomma, si invoca tanto e spesso la scienza e piace tanto dar spicco alle idee di giganti come Elon Musk – ma il privilegio del prime time lo si riserva solo alle storie (o alle parti di storie) che non stonano con quella che si è già deciso a monte di raccontare e che si intende “spingere” a prescindere, con buona pace di chi voglia tentare di pensare con la propria testa. Del resto dovremo pure guadagnarcelo quel nostro prestigioso quarantunesimo posto nella classifica mondiale della libertà di stampa: nel mirino, avanti a noi giusto di una manciata di posizioni, Botswana e Burkina Faso…