Questa sarà ricordata come la vera e propria prima guerra dell’era dei social. Cosa che vale non solo per i media, che seguono il flusso dei post su Telegram e Facebook e non più l’approfondimento, ma anche per i fruitori, che si sono sganciati dai media tradizionali per rivolgersi ad altri canali dati sempre per veritieri.
Come per il Covid, prima pandemia con l’informazione capillare e martellante, anche l’Ucraina è la “prima volta”. Molto più della guerra in Siria o in Libia. Ne avevamo visto i primi sintomi con la ritirata da Kabul. Talk show h24, gente che twitta in continuazione, fiumi di articoli su qualsiasi tema, blog, gente che non ha mai parlato di guerre o mondo ma che non avendo altri argomenti deve per forza parlarne per non scomparire dai radar. Giornalisti che attaccano altri giornalisti. Censure e insulti. Esplosioni di egocentrismo e attacchi personali.
Poi un giorno ci chiederemo quanto questo abbia fatto bene all’informazione e alla conoscenza di questo conflitto. Intanto però da Hollywood c’è chi invoca Zelensky come ospite alla notte degli Oscar. E forse questo la dice lunga su cosa siamo diventati.