I nostalgici del fascismo di oggi sono esattamente come i fanboy e fangirl del comunismo, nessuno dei due ha conoscenza diretta e oramai quasi neanche indiretta dei mondi che i loro gesti rappresentano. Nessuno ha letto né tantomeno studiato nulla o quasi delle rispettive ideologie, non conosce il perché e il come della loro nascita, con quali modalità si sono affermate, insediate e radicate nella loro fenomenologia storica, quali siano le congiunture economico-sociali per lo più irripetibili che ne hanno favorito l’ascesa e la discesa in Europa. Tutte queste cose nemmeno gli interessano.
Un altro aspetto li accomuna: il fatto che assumono giusto la postura di una data ideologia, ma che in cuor loro non la vogliono vedere attuata. Non vuole il fascismo il “nostalgico” che sotto sotto è un liberal-progressista, materialista, capitalista. Vagheggia di un certo non meglio precisato “rigore” politico o peggio morale, ma probabilmente nemmeno lo sopporterebbe per sé, né in fondo lo vorrebbe per i propri amici e cari. Ama il fascismo come ama l’estetica militare di basso livello e la spettacolarizzazione della violenza come nel peggio cinema americano d’azione di cui è ghiotto. Va allo stadio per gridare e spaccare tutto, e dentro al “fascio” vorrebbe nascondere prima di tutto le sue frustrazioni, il suo senso di inadeguatezza. E semmai proprio l’omiciattolo figlio della decadenza dell’occidente che il fascismo su tutto deplorava e combatteva, incarna l’ideale opposto della eroica impersonalità e abnegazione di sé del “buon fascista”.
Non vuole il comunismo il giovane che va in piazza con il pugno alzato e la bandiera con falce e martello, che finito il carnevale della manifestazione butta nel bagagliaio della BMW e corre al bar in tempo per lo spritz. Consuma la letteratura “rossa” come consuma Netflix o un hamburger di McDonald’s, e irride nel suo elitismo intellettuale (anche se è più un etilismo) le piazze di questi giorni come espressione di un’umanità deteriore. Non vuole davvero la lotta di classe, anche perché se ci fosse lui sarebbe tra quelli che le prendono, non tra quelli che le danno, e se fossimo resi tutti “uguali” per decreto dal governo, perderebbe buona parte dei suoi privilegi di benestante, a cui non saprebbe mai rinunciare.
Se ora siamo ridotti a guardare i patetici scontri tra queste ombre cinesi di vecchie idee morte e sepolte è segno che dobbiamo farci qualche domanda sulla reale natura della sostanza del dibattito politico in Italia oggi: una natura che definirei quantomeno gassosa, per non dire di peggio…