Terzo episodio della serie “The Conjuring” (“l’evocazione”: ispiratrice di quelle, assai minori, di “Annabelle” e “The Nun”, con protagoniste le entità malvage dei primi due film della saga centrale), ispirata alle avventure dei coniugi Lorraine & Ed Warren, demonologi che indagarono su molte presunte infestazioni diaboliche, tra le quali l’“orrore di Amityville”, reso famoso da un film bruttino ma d’enorme successo nel 1979.
Proprio Amityville era al centro di “The Conjuring – L’evocazione”, diretto nel 2013 da James Wan (con la bambola che sarà protagonista di “Annabelle”), e il primo sequel “The Conjuring 2 – Il caso Enfield” (di tre anni dopo, con lo stesso regista) riguardava una trasferta londinese dei Warren (ivi scontratisi con Valak, ossia “The Nun”).
Wan, ancora soggettista e produttore, ha lasciato a Michael Chaves la regia di “The Conjuring III – Per ordine del Diavolo”, girato nel 2019 e uscito al cinema soltanto a metà 2021 per il solito intoppo del Covid.
Ispirato, come i precedenti film, da fatti realmente accaduti (e documentati dai Warren: resta poi da interpretare, e verificare, il materiale raccolto).
Connecticut, 1981: i Warren aiutano la famiglia Glatzel e padre Gordon (che si presenta come il grande von Sydow in “L’esorcista”: taxi, cappellaccio e borsone disfatto) nell’esorcismo del piccolo David: ma il demone che perseguita il bambino sembra avere il sopravvento sugli esorcisti. Mentre Ed ha un infarto, Arne – fidanzato della sorella di David – si sacrifica, invitando lo spirito maligno a scambiare David con lui: quando Ed, unico testimone dell’atto eroico di Arne, si sveglia dal coma, è troppo tardi. Per dimostrare che Arne ha commesso un omicidio mentre era manipolato dal diavolo, Lorraine e il convalescente Ed risalgono alla maledizione che era stata scagliata su casa Glatzel.
Quello di Arne Johnson è tuttora ricordato, nella letteratura giuridica, come il caso “The Devil Made Me Do It”, come riporta il titolo originale del film: “me lo ha fatto fare il diavolo”.
Il cinema dell’orrore sta tornando grande? Sembra di sì, dopo un lungo periodo di crisi profondissima (cominciato almeno a metà anni Ottanta del secolo scorso), fra idiozie splatter (ahinoi, proprio Wan è colpevole del pessimo “Saw – L’enigmista”), “teen horror” fatti con lo stampino, rifacimenti indegni di classici, trasposizioni di fumetti pretenziosi e scadenti, e soprattutto banalizzazioni dell’escatologia cristiana, con la lotta tra Bene e Male ridotta a scazzottate tra angeli e demoni (dall’imbecillissimo “L’ultima profezia” al pessimo “Costantine”): Milton ha fatto dei gran danni.
La soluzione di “The Conjuring” è tornare indietro: ad atmosfere e luoghi dei film horror anni ’70-’80, alla provincia della costa atlantica del Nord: la East Coast dei romanzi e dei primi film tratti da Stephen King, tra i boschi delle streghe di Salem e i villaggi dei mostri di Lovecraft.
C’è qualche “jump scare”, grande iattura degli horror del Duemila: per una volta fatti bene (Wan se ne intende: giustamente celebre quello del “demone della faccia rossa” che spaventa Barbara Hershey in “Insidious”), si vedano le allucinazioni di Arne posseduto, scene davvero terrificanti e affascinanti.
Vera Farmiga e Patrick Wilson hanno fatto bene ad accettare questo terzo episodio: formano una coppia affiatatissima. Bella fotografia di Michael Burgess; musiche di Joseph Bishara, compositore delle colonne sonore d’altri film dell’universo di “Conjuring” e interprete di alcune apparizioni demoniache (ad esempio quella, sopracitata, di “Insidious”).
“The Conjuring – Per ordine del Diavolo” è un horror di classe, ricco di stile (financo d’una qualche autorialità) e di scelte vincenti: dal ritorno agli horror di tre-quattro decenni fa alla coppia di protagonisti, dalle atmosfere alle trovate spaventose. E il risultato finale è davvero inquietante: ben oltre i sobbalzi in sala, “The Conjuring III” fa davvero paura – oltre a essere un bel film sulla fede e sull’amore.