E alla fine, quando tutto sembrava perduto, è avvenuto il colpo di scena che ha del miracoloso. Dopo il veto di Mattarella su Savona, Conte si era dimesso e l’Italia sembrava spedita verso l’ennesimo governo tecnico voluto dal Quirinale (quindi, dall’Ue), scatenando le ire di Lega e 5 stelle (ma anche di Fratelli d’Italia), al punto da evocare lo stato d’accusa per il Presidente della Repubblica. Sull’impeachment, che avrebbe trascinato il Paese in uno scontro istituzionale senza precedenti, politica e opinionisti si erano divisi: il controverso giornalista e intellettuale “antimodernista” Massimo Fini, ha pubblicato nei giorni precedenti un articolo nel quale affermava la sua convinzione che l’operato di Mattarella era talmente grave da giustificare la richiesta d’accusa, evocando addirittura il rischio di guerra civile. Ma anche Massimo Cacciari, uno dei più brillanti intellettuali di sinistra si è detto stupito da Mattarella, valutando il suo veto su Savona, esagerato.
Mentre grillini e Fratelli d’Italia erano uniti nel “chiedere la testa” di Mattarella, Salvini si è però furbescamente tenuto a debita distanza da questa posizione, probabilmente perché temeva che sarebbe finita in un nulla di fatto, essendo alla fine una sconfitta per il fronte “sovranista”. In un secondo tempo però, anche Di Maio ha cambiato idea (consigliato da Beppe Grillo); ha ritirato la sua accusa al Quirinale e ha estratto il jolly: ritentare un governo “gialloverde”, con Savona ministro, ma non all’economia. Subito Salvini ha colto al balzo la proposta pentastellata ed è volato a Roma per riprendere le trattative, e questa volta Mattarella ha conferito l’incarico. Ma il nuovo ministro dell’economia Giovanni Tria, ha sostanzialmente le stesse idee sovraniste di Savona.
Perché dunque, il Presidente della Repubblica non ha stoppato anche Tria e il nuovo governo Conte? Secondo molti opinionisti, perché alla fine il capo dello Stato ha dovuto cedere di fronte al rischio di conseguenze molto più gravi. In primo luogo il “governo del Presidente” di Cottarelli sarebbe stato privo di sostegno da parte dei partiti (anche il Partito democratico si ed era alla fine defilato annunciando l’astensione al voto di fiducia), e sarebbe quindi stato fortemente impopolare. In secondo luogo, le elezioni anticipate avrebbero (come confermavano tutti i sondaggi), conferito alla Lega un consenso schiacciante, che unito nuovamente ai 5 stelle, avrebbero imposto un governo sovranista con una maggioranza bulgara. E se, ancora una volta, Mattarella si fosse messo di traverso, il rischio di sollevazioni popolari sarebbe stato concreto. Insomma Mattarella e i poteri forti si sono dovuti arrendere alla volontà soverchiante del popolo.
E che abbia vinto il popolo, e non le oligarchie tecno-finanziarie internazionali, lo dimostrano gli attacchi feroci che in questi giorni sono infiammati da giornali, televisioni, e opinionisti: uno sbarramento di fuoco senza precedenti che fa capire che il nuovo governo, se parte, lo farà con il piede giusto. Particolarmente scatenati, ovviamente, appaiano gli intellettuali (e pseudo intellettuali) radical-chic, che urlano contro, paventando populismo, fascismo, razzismo, maschilismo e quant’altro; una lista di nomi dei soliti noti (o “soliti ignoti”), quali: Severgnini, Boldrini, Zagrebelsky, Zucconi, Scalfari, Saviano, Vauro, Calabresi, Calenda, Martina, Orfini, Fornero, e tanti altri; tutti coalizzati in difesa dell’Ue e dell’Euro (quindi dei banchieri).
Che Europa e moneta unica non godano di buona salute, è palese, ma a dire il vero, il suo destino funesto potrebbe dipendere da ben altri fattori che non quelli “sovranisti” dell’Italia. In queste ore, infatti, circolano su alcuni organi d’informazione (come l’Huffpost o Affaritaliani), che Deutsche Bank, crollata in Borsa, sarebbe prossima al collasso, obbligando economisti tedeschi vicini alla Cancelliera Merkel a preparare una possibile uscita della Germania dall’Euro e riavere dalla Bce di Draghi, 923 miliardi.
Se fosse vero, sovranisti o no, l’Ue sarebbe prossima alla fine. Una buona notizia, anche se non scevra da conseguenze disastrose, perché se crolla d’improvviso tutta la zona Euro, si abbatterà su tutto il globo, una catastrofe economica di dimensioni immani. E di questo dovremo ringraziare i geni che hanno pensato, costruito e imposto ai popoli questo capolavoro che è l’Europa unita. Una fine (ingloriosa) quella dell’Ue che è stata sostanzialmente dichiarata in queste ore anche dall’ex consulente di Trump, Steve Bannon, il quale afferma di aver consigliato lui a Salvini di aprire a un compromesso con i 5 stelle. Bannon, per intenderci, è un fervente lettore del filosofo tradizionalista Julius Evola e profetizza un’internazionale populista che sostituisca l’Ue delle banche, con un’Europa delle nazioni indipendenti e dei liberi popoli.
E che le cose non stiano andando molto bene per i potentati, lo dimostra la sovreccitata attività di questi giorni del magnate Soros (già antagonista di Trump), il quale, con una faccia di bronzo senza precedenti ha attaccato il nascente governo, insinuando d’esser finanziato da Putin, e che, Ue, Euro e globalizzazione, sono seriamente minacciati dall’avanzata dei populismi sovranisti. A rispondere per le rime a Soros, ci hanno pensato Salvini: “Mai preso un rublo”, e la Meloni di Fratelli d’Italia, che ha deciso di sfidare le Ong, proponendo una legge per fermare Soros: “Siamo stanchi di questi sciacalli della speculazione – ha tuonato la Meloni – non appagati dal controllo che hanno sulla nostra finanza, ora vogliono controllare anche la nostra democrazia”; per concludere: “Diremo basta alle Ong che favoriscono l’immigrazione clandestina e chiuderemo le porte dell’Italia a chi non rispetta le nostre leggi, la nostra cultura e la nostra identità”.
Il governo, che tra martedì e mercoledì, dovrebbe ottenere la fiducia alle Camere (con l’astensione costruttiva di Fratelli d’Italia), promette bene, infatti, il Ministro dell’Interno Salvini minaccia pugno duro (ma anche ragionevolezza), nei confronti d’immigrazione clandestina, campi rom e criminalità, mentre il Ministro della famiglia in quota Lega, Fontana, ha già scandalizzato i radical-chic affermando che non esistano famiglie arcobaleno, in quanto, i bambini hanno diritto a un padre e una madre, e disincentiveremo (nel rispetto della Costituzione), gli aborti. Il vento della storia sembrerebbe cambiato: la spinta propulsiva del Sessantotto, pare essersi esaurita, le forze progressiste, rattrappite, lo spirito globalista, in crisi profonda, ma è bene mantenersi cauti, perché l’attacco dei poteri forti contro questo governo, sarà implacabile e l’impresa per la riconquista della sovranità nazionale, monetaria e democratico – popolare, ardua.