Censore quasi sistematico degli editoriali di Ernesto Galli della Loggia, non posso non consentire, seppur assai parzialmente, con la nota, pur dal titolo equivoco, “Fede e società. L’intreccio tra religione e prassi mondana aveva indicato all’istituzione ecclesiastica la direzione del suo impegno. Una Chiesa poco politica”.
Il primo aspetto critico si palesa nei passaggi di apertura, in cui l’ex collega esprime l’avviso che la Chiesa abbia “sempre fatto politica allo scopo di affermare o difendere i propri interessi e i propri valori”, quando in realtà nella storia i primi si sono manifestati e realizzati in difesa e a tutela dei secondi. L’analisi affronta punti nodali nel momento in cui avverte, con poche e scarsamente convincenti ragioni, che “il discorso pubblico di Francesco inclina a perdere ogni specificità di tipo religioso”. Il pensionamento stabilito in questi giorni dell’arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, nato il 14 gennaio 1943, dopo 2 anni di proroga dal limite canonico dei 75 anni, crea una palese contraddizione, una disparità inspiegabile, sfuggite a molti, con la posizione dell’arcivescovo di Perugia e presidente della CEI, Gualtiero Bassetti, tuttora saldamente in “sella”, nonostante abbia compiuto da oltre 1 mese 78 anni (7 aprile 1942).
Il secondo passaggio critico si ritrova, laddove Galli sostiene l’avviso che “proprio perché portatrice di un discorso che appare attento a depurare il sociale storico da ogni effettivo richiamo religioso, e che quindi risulta esclusivamente ideologico, la Chiesa trova grande difficoltà a fare politica realmente, a essere presente con un proprio ruolo e il proprio peso nelle situazioni politiche concrete”. L’editorialista, sulla scorta di due esempi quanto mai gravi (le scelte dei Paesi dell’Europa meridionale di fronte all’epidemia del Covid 19 e il silenzio desolante sull’attivismo inedito [?] e spregiudicato di due gigantesche aree politico – culturali: quella russa e quella cinese, entrambi indifferenti ai diritti umani e tanto più alla libertà religiosa), ritiene si possa definire e quindi sancire l’assenza della Chiesa.
In effetti ed in realtà si tratta di una posizione e di una scelta ideologiche, nettamente e schiettamente di sinistra, sterili in maniera indiscutibile sul piano del proselitismo (cancellazione quasi totale dei matrimoni religiosi, abbattimento crudele delle nascite, fuga dai sacramenti e dalle celebrazioni ecclesiastiche, irrisione delle congregazioni laiche, storicamente presenti in ambito diocesano). E tale bilancio, del tutto sconfortante, appare deciso e incontestabile in parallelo con la predicazione e con le iniziative di altissima risonanza del pontefice polacco, già asceso alla gloria degli altari, di cui a giorni ricorre il centenario della nascita.