Una nota, decisamente soft e solo timidamente preoccupata, è quella presenta da Maurizio Scarpari sul “Corriere della Sera” ed intitolata “La Cina si avvicina. Anche troppo”. Si ricostruisce la panoramica offerta da due studiosi, l’uno australiano e l’altra tedesca, sulle strategie poste in campo dalla leadership di Xi Jinping, per creare, costruire una vigorosa spinta espansionistica, in cui non si sfiora per assurdo il campo politico, riguardante la inesistente libertà, il tasso di apertura, richiesti nel caso impensabile di Stato liberale, magari di destra. La conclusione è sconcertante: “Le reti di influenza del PCC sono ormai penetrate così a fondo nelle élite britanniche che il Paese ha superato il tratto di non ritorno e qualunque tentativo di liberarsi dall’orbita è probabilmente destinato a fallire”.
In effetti il fenomeno è apparentemente complesso, perché riguarda aspetti, come l’integrità e la sicurezza nazionali, da interpretare e da considerare con la più viva attenzione, perché la trama intessuta dal PCC è delicata e pericolosa. “E’ ormai fin troppo evidente che gli obiettivi strategici cinesi non solo commerciali, come si vorrebbe far creare, rientrando in un progetto economico mirante a modificare gli assetti geopolitici attuali e spostare il baricentro del consenso e della leadership mondiale da Washington a Pechino”.
E’ stato sottolineata nell’articolo di Scarpari l’urgenza di “una mappatura indipendente e esaustiva della penetrazione cinese, palese ed occulta”. Viene una volta di più poi ribadita la nocività di organizzazioni guidate da figure del mondo cattoleghista, quale Irene Pivetti con la sua Associazione per l’amicizia con il popolo cinese. Chiudendo l’articolo dedicato ad un argomento scottante, furbescamente sminuito, Maurizio Scarpari cita il caso di un “potente esponente del PCC e presidente di una conglomerata costruita attorno alla produzione di armi “ e di una consociata “inserita nel sondaggio cinese di spionaggio militare”, insignito di una onorificenza per il suo “contributo nel promuovere lo scambio e la cooperazione tra Cina e Italia”. Osserva quindi “intelligentibus pauca verba sufficiunt”, che “scavando, ne uscirebbe un quadro interessante e con tutta probabilità inquietante, certamente utile [?] per il futuro del nostro Paese”.