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Una nuova Cultura per un nuovo Stato

di Fabio S. P. Iacono
28 Novembre 2019
in Il punto
0
Una nuova Cultura per un nuovo Stato
       

La funzione dello Stato nei confronti delle persone governate, le stesse ne incarnano la manifestazione fenomenica esistenziale, “Stato” è infatti sinonimo di “Essere”, non è paterna o materna (evoluzione arcaica patriarcale o matriarcale) ma di ben-essere organico. Così anche sul piano del “dominio” culturale. Gli ultimi otto anni hanno fatto registrare un imbarbarimento non solo politico ed economico italiano, ma soprattutto civico e culturale.

Pur riconoscendo la parziale realtà di causa-effetto della crisi finanziaria occidentale prodotta dalla “spazzatura” speculativa interna agli Stati Uniti dell’epoca nel non lontano 2008, il declino italiano civico e culturale è imputabile essenzialmente alla “II Repubblica” (primavera/estate 1992-30 maggio 2018). E’ necessario aumentare l’investimento interno al Prodotto Interno Lordo, in merito alla cultura “pubblica” almeno tra il 3% ed il 5%, stessa cosa per il Ministero della Difesa, entrambi ministeri chiave per la nazione italiana. Gli assessorati alla cultura municipali, provinciali, regionali, come lo stesso Ministero in oggetto sito a Roma, dovranno organizzarsi in modo similare ai dipartimenti interni alle scienze umanistiche degli atenei universitari, per calibrare, organizzare, curare e sviluppare organicamente l’insieme delle cognizioni intellettuali che, la nazione italiana, ha acquisito attraverso lo studio e l’esperienza per mezzo di un alto ripensamento, così da tradurre l’enorme bagaglio nozionistico materiale e immateriale da semplice erudizione o peggio in acculturazione in un nuovo valore costitutivo della sua stessa identità morale ed etica, della sua spiritualità e del suo orientamento estetico.

Il cinema, L’arte, la musica, e la letteratura sono creativamente “libertarie”, nel senso che uno Stato organico e quindi necessario può e deve commissionare opere a tema ad artisti, scrittori ed intellettuali, ma senza ostacolarne ed stigmatizzarne, o addirittura impedirne la personale e libera espressione creativa. Il differente piano socio-politico verrebbe così quasi indirettamente influenzato, in modo tale che anche il cosiddetto “tempo libero” delle masse sarebbe concepito in qualità di elevazione personale interna a gruppi tradizionalmente esclusi, fisicamente e mentalmente, dalla fruizione dei beni culturali.

La stessa stampa, la radio, la televisione, internet e la sfera informatica potrebbero, senza forzature antropologiche, arricchire la loro destinazione essenzialmente commerciale. In definitiva il complesso delle istituzioni sociali, politiche ed economiche, delle attività artistiche, delle manifestazioni spirituali e religiose che caratterizzano la vita italiana, essendo il risultato di secoli e secoli di storia, hanno assunto chiaramente una caratteristica identitaria tale da esigere nei confronti di migrazioni allogene, per proteggersi ed essere custodite un assetto limitatamente multietnico e per quanto sopra scritto non multiculturale.

Ciò non toglie che subculture non identitarie e non originarie possono essere presenti e tutelate nel quadro generale del diritto occidentale essenzialmente privato. Oltre alla geopolitica, alla geografia fisica ed economica è oggi quasi trascurata la “geografia sacra”. In Occidente, in seguito dell’enunciato precedente, insistono quindi strutture ed edifici sacri interni alla forma religiosa cristiana (Cattedrali e chiese), mentre moschee o pagode ad esempio non dovrebbero e non potrebbero trovare posto in modo decontestualizzato dalle loro manifestazioni fisiche originarie e “naturali”. Il culto in sedi private residenziali o domiciliari di forme religiose non interne alla cristianità verrebbe però ugualmente tutelato in qualità alla sensibile ed anche troppo prolifica sfera del diritto. L’Italia, nuovamente consapevole di sé, affronterà così la sua navigazione fenomenica al meglio nel nuovo secolo e non casualmente nel nuovo millennio, che oggi ha appena raggiunto la “maggiore età”.

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Fabio S. P. Iacono

Intellettuale di origini bizantine, franche e normanne. Ha pubblicato le seguenti opere: "Il sole dietro il sipario" (Sovigliana Vinci 1990), in seguito non riconosciuta; "Nostalgia iperborea" (Melegnano 1999); "Antologia uranica" (Modica 2003); "L'occhio siderale 2003-2004" (Modica 2005); "l'occhio siderale 2005-2008" (Modica 2009); "L'Occidente tra dissoluzione e disgregazione. Quale ricomposizione etica, politica ed economica?" (Accademia Nazionale della Politica Ragusa 2012); "L'occhio siderale 2009-2014" (Fondazione Grimaldi Modica 2014); "Il cigno reale" (Sulmona 2017); "Assemblage: Quasimodo, Brancati e Vittorini filtrati da un dandy. Il centro polare artico 1999-2018" (Romagnano al monte 2019); "Orientamenti dell'aquila" (Romagnano al monte 2021); "Polaris" (Sulmona 2022); "Nessuno allo specchio. Luce del nord flamma non urens" (Sulmona 2022). E' stato corrispondente e inviato per Teleiblea, ha scritto per Il Conservatore.com e per Nazione Futura.it, scrive anche per Oltre la Linea.news e KulturaEuropa.eu.

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