Non voglio davvero confessare ma proclamare, come era naturale ed automatico, che quello che è stato per il cosiddetto “presidente del Consiglio” un “giorno di festa”, quello in cui l’Italia “fa un passo avanti. Un giorno molto atteso”, è invece un giorno, carico di incertezze presenti e principalmente future, in cui la Camera, con 372 voti, tra cui non pochi della minoranza, ha varato le unioni civili. Ancora il “premier” ha recitato la battuta del copione “C’è una gioia forte e diffusa di quanti vedono riconoscere diritti particolarmente alle coppie dello stesso sesso. Vengono restituiti diritti e l’Italia è portata al livello degli altri Paesi”.
Renzi, dopo adeguata predisposizione della battuta di replica, dovrebbe spiegare come questo deragliamento morale, che sconvolge la storia naturale dell’uomo e della donna, possa essere presentato come simbolo di “progresso”.
Di fronte alla pesante (quanto meritata) sconfitta, dopo anni di corteggiamento e di adulazione, subita dalla gerarchia ecclesiastica, viene da ripensare all’appello lanciato da un presule (l’arcivescovo di Pisa Gabriele Vettori) ai sacerdoti nel 1945 sui pericoli della riacquisita libertà: “di invigilare affinché il loro gregge non venga divorato dai lupi rapaci”, vale a dire i marxisti ed i radicali sovvertitori, tanto cari a papa Francesco (Pannella, Scalfari ed Emma Bonino).
Così come andrebbe – se non si vuole finire in una “morta gora” – recuperato e rilanciato lo spirito di tanti pastori (ne cito uno, conosciuto in questi giorni). Alberto Camellini (1919 – 2009), parroco della diocesi di Reggio Emilia, sin dal 1946 confuta gli errori gravissimi del comunismo e afferma senza paura, nel clima di quegli anni, che “non esiste liberazione sociale e politica portata dai comunisti”.
Con il trascorrere degli anni e con l’inversione ecclesiale verso il dialogo e la ricerca del mondo, don Alberto osservava, spiegando i tanti errori, gli sbandamenti e le rese della gerarchia, la pericolosità dei cattolici o presunti tali, presenti nella sua regione, che “Una nazione non si governa con i sogni. Dossetti si sentiva un profeta alla testa di una Chiesa, che avrebbe cambiato il mondo. La Chiesa si governa con il Credo al primo posto e con il diritto canonico. I sogni portano all’autodemolizione della Chiesa”.
Purtroppo Alberto Camellini è risultato soccombente e dal divorzio siamo passati all’aborto, a mille leggi e disposizioni contraddistinte dal laicismo spinto ed eversore della società tradizionale, ed ora – tutto lasciare intendere passaggio e non culmine – all’unione civile, una “ specifica formazione sociale” tra due persone maggiorenni dello stesso sesso senza vincolo di fedeltà. Questo è per chi non avesse ancora compreso il peso ed significato.
le convivenze sono una realtà dei nostri giorni, ed era impossibile che il potere politico chiudesse gli occhi alla nuova realtà che interessa larga fetta delle nuove unioni.era sufficiente prevedere una disciplina civilistica, riconoscendo alcuni diritti ai conviventi per venire incontro a tale fenomeno, regolandolo legislativamente. aver voluto invece strumentalizzare la convivenze eterosessuali con il riconoscimento delle unioni omosessuali (di fatto equiparate ai matrimoni tradizionali) vuol dire pagar pegno a quelle distruttive ideologie di sinistra che nella famiglia hanno trovato un ostacolo all’affermazione ideale e culturale del radicalismo positivista alla emma bonino (la cocca di papa francesco). la chiesa ha rinunciato ad ogni battaglia, e forse è meglio così, per rimarcare che il bigottismo non ha nulla a che vedere con le posizioni laiche di chi è schierato a difesa di uno Stato che nella cultura e nella tradizione dell’Europa trova il proprio fondamento e la propria collocazione ideale.