Lo Yemen è sotto attacco. Nuovamente. Questa mattina un attacco suicida ha causato almeno 137 morti e 350 feriti. È questo il pesante bilancio degli attentati contro le moschee di al Badr e al Hashuhsh, entrambe frequentate da sciiti appartenenti alle tribù Huthi, nella capitale yemenita Sanaa. In Yemen la guerra civile guerra civile fra sunniti – come sunniti sono i terroristi dell’Isis – e ribelli sciiti è ormai un dato consolidato, inestirpabile.
La reazione non si è fatta attendere: secondo al Jazeera, nella provincia di al Beitha le milizie sciite Huthi hanno dinamitato l’abitazione del leader di «al Rashad» partito salafita sunnita opposto alle milizie Huthi.
Prosegue intanto la guerra parallela tra le diverse fazioni dell’esercito ufficiale. Il leader dei militari ribelli, il maggiore Abdel Hafiz al Saqaf, ha lasciato Aden dopo il fallimento del suo tentativo di golpe contro il presidente Abde Rabbo Mansur Hadi e ora si trova con i suoi uomini nella città di Taiz.
Il colpo di Stato, già attuato dai ribelli sciiti yemeniti a Sanaa due mesi fa, era stato riproposto da militari fedeli al deposto presidente Ali Abdullah Saleh alleato degli sciiti. L’esercito yemenita fedele a Hadi sembra controllare l’aeroporto di Aden e la caserma che giovedì gli insorti avevano tentato di conquistare. Negli scontri tra le due fazioni dell’esercito sono morte 13 persone.