Non ci siamo assolutamente, anzi per parlare con tutta franchezza, è del tutto inaccettabile ed insopportabile l’intervista rilasciata dal sindaco di Venezia e presentata dal “Corriere”. Ancora diffuso e vivo il ricordo del turno elettorale amministrativo, concluso con i successi dello schieramento contrapposto alla sinistra nelle Regioni Veneto e Liguria e nel capoluogo della stessa regione. I risultato fu consentito e determinato in due casi su tre (il secondo ed il terzo) dalla situazione di crisi della sinistra, polverizzata con diversi candidati, e dagli scandali registrati nella città lagunare. Sono queste ed unicamente le ragioni alla base del risultato specie nella città lagunare.
Ora già nella prima affermazione, Brugnaro “deraglia”, degnandosi dapprima di riconoscere la necessità della presenza dei partiti, per arrivare a sostenere che essi devono sorreggere e supportare, fino a diventare pedine ubbidienti e servili di ”una lista civica”, ma soprattutto di “un uomo civico”. Non contento di questo atto di incontenibile presunzione, continua nello stesso tono precisando che “la classe dirigente di domani è intorno a noi, nella società. Il candidato va cercato nelle imprese, perché chi fa impresa di questi tempi è un eroe”.
Brugnaro non ricorda di essere stato eletto I cittadino di una così prestigiosa città con l’appoggio determinante di FI e del NCD e al II turno della Lega e di FdI, che a questo punto potevano lasciare i propri elettori a casa, in una competizione libera, aperta e democratica, e non in un ristretto ambito, come quello in cui in questi giorni, non certo facilmente, gli imprenditori si preparano per il rinnovo del vertice della Confindustria. Potrebbe tentare Brugnaro di presentarsi sotto la sua vera bandiera e vedremo dove otterrà il successo.
Offeso dal silenzio del centrodestra nei suoi riguardi, arriva a prescrivere (o forse ordinare) “un po’ di rottamazione” . Avvedutosi con ritardo degli strafalcioni pronunziati e delle affermazioni boriose rilasciate sembra arrivare ad un ripensamento momentaneo subito contraddetto: “Io l’appoggio dei partiti l’ho voluto e ho anche chiesto i loro simboli. Se ti presenti da solo, se pensi di essere non vai da nessuna parte. Poi però i partiti ti devono lasciare carta bianca. Con me l’hanno fatto”. E lui ripaga l’immeritata magnanimità trattandoli come sherpa e sgabelli da allontanare, una volta recato il loro servizio.
Stupefacente è la risposta, emblematica dell’enorme errore compiuto dai partiti, con in testa al solito l’immancabile e incorreggibile FI, alla domanda tra le differenze a suo avviso esistenti tra destra e sinistra , così pontifica: “In questa fase la partigianeria lascia il tempo che trova. Per questo bisogna essere filogovernativi, fare il tifo perché l’Italia ce la faccia. Il che non vuole dire che non bisogna portare avanti proposte alternative. Ma a Renzi bisogna fare concorrenza, non denigrarlo”. Il sindaco dimentica che, senza essere filogovernativi, si devono tutelare gli interessi nazionali , perché essi, come sappiamo perfettamente, sono tutt’altro che protetti da un esecutivo prepotente, arrogante ed inconcludente.
Le due risposte finali offrono perle su cui ribadire la sua lontananza dalle nostre posizioni, che non sono fondate sul “profitto” e sulla “ricchezza”, né vogliono offrire il consenso a persone “libere”, cioè all’indomani del voto pronte a decisioni e a misure particolari e personali o dei gruppi di potere di supporto.