Non è un caso che la copertina del secondo volume di Gianfranco Peroncini sulla trilogia della storia dell’ENI sia di colore giallo. Infatti questa seconda parte riguarda la morte di Enrico Mattei, fondatore dell’Eni, avvenuta per il sabotaggio dell’aereo su cui viaggiava. Chi furono gli esecutori ? Quali i mandanti ? L’autore prova a ricostruire l’attentato e descrive lo scenario storico-politico in cui avvenne.
Il 27 ottobre 1962 un comunicato ANSA dà al mondo la notizia che “ l’aereo dell’ingegner Mattei è caduto a Bascapè , in provincia di Pavia, nei pressi di Melegnano. La notizia è stata appresa dalla torre di controllo dell’aeroporto di Linate.” Nei mesi precedenti la sua morte, la moglie racconterà di averlo sentito piangere di notte, in silenzio. Mattei viaggiava regolarmente su un jet a quattro posti, il Morane Saulnier 760/B, di cui aveva in dotazione due esemplari; solo all’ultimo momento prima della partenza, Mattei decideva su quale dei due viaggiare.
L’ultimo volo di Mattei partì dall’aeroporto di Catania; dopo il disastro , il ministro della Difesa , l’immancabile Andreotti, nominò una commissione d’inchiesta che dopo appena quattro mesi stabilì che solo un malore del pilota o uno “stress da sovraccarico” potevano aver provocato l’incidente fatale. Negli anni successivi avvennero altri delitti riconducibili alla tragica fine di Mattei.
Nel settembre del 1970 il giornalista Mauro De Mauro de L’Ora di Palermo fu visto scomparire sulla sua auto con altri tre uomini a bordo; di lui si persero per sempre le tracce. Un anno prima era deceduto per cause misteriose un altro giornalista siciliano, Salvatore Palazzolo , in un albergo milanese. Palazzolo aveva condotto indagini sulla morte di Mattei; era giunto a Milano per offrire le conclusioni della sua inchiesta a un settimanale.
Chi iniziò a mettere un nesso tra queste morti fu il giornalista missino Giorgio Pisanò che sul Candido da lui diretto, nel novembre 1970, scriveva :”Ben pochi dubbi sussistono ormai sul fatto che il giornalista palermitano Mauro De Mauro, scomparso misteriosamente nel settembre scorso, sia stato eliminato da elementi della mafia siciliana perché al corrente di alcune rivelazioni di straordinaria importanza sulla morte del presidente dell’ENI, Enrico Mattei.”
Nel 1994 le dichiarazioni di un “pentito” di mafia , tale Gaetano Ianni, che asseriva di aver saputo che Mattei era stato ucciso con una bomba collocata sul suo aereo, permettono di aprire una nuova inchiesta. Questa volta le perizie hanno a disposizione nuove tecniche d’indagine, come lo studio della tecnologia dei materiali metallici, quindi la possibilità di capire come possano aver agito alcune schegge metalliche infisse sui corpi delle vittime.
Le perizie confermano la tesi di un ordigno collocato nel cruscotto della cabina di pilotaggio dell’aereo ed azionato nel momento della fuoriuscita del carrello durante l’atterraggio. Le tesi di Pisanò trovano conferma dalle successive rivelazioni di altri due pentiti. Quindi se fu la mafia ad eseguire il sabotaggio, per chi fece questo “favore” ? Da chi fu tradito il presidente dell’Eni? Cui prodest la morte di Mattei ?
Peroncini descrive nella sua opera tutti gli intrecci politici , economici, strategici, che fanno da sfondo al delitto e che hanno coinvolto i destini dell’Italia ed hanno fatto svanire il sogno di Mattei di una nostra patria capace di essere autonoma in termini energetici ed indipendente e sovrana in politica estera. Un libro da leggere e da studiare per le giovani generazioni.
Gianfranco Peroncini, Veni, vidi, Eni… Enrico Mattei e il sovranismo energetico, Volume 2. Byoblu edizioni, 35 euro