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Verità scomode: Bergoglio non rappresenta la chiesa testamentaria. Allora si dimetta

di Pierfranco Bruni
22 Gennaio 2023
in Home, Società&Tendenze
1
Verità scomode: Bergoglio non rappresenta la chiesa testamentaria. Allora si dimetta
       

Credo che l’unica via per cercare di tentare  una meno cruenta riflessione  sulla stretta dei conflitti terribili che sta avvenendo, oggi, nella chiesa e che potrebbe avere una “uscita di sicurezza”, nell’incessante diverbio tra realtà vaticana, mondo cattolico e cristianità, sia che papa Bergoglio di dimetta. Non che Egli sia talmente ingombrante,  ma incarna una figura,  non solo non autorevole, piuttosto rappresentante di un’ala molto pervasa di una “politica” radicale nell’immaginario e nel reale di una chiesa in profondamente in crisi.

È talmente grave e problematica la discussione tanto da toccare il limite dello scontro, se pur a volte dialettico, ma pur sempre polemica dura è, soprattutto dopo la scomparsa di papa Benedetto XVI, e non interessa o riguarda soltanto forme di proposte di una teologia del cosiddetto progresso o pregresso post conciliare. 

Papa Bergoglio sembra navigare in una illusoria nuvola clerico vaticanea di poteri che sono esplosi vigorosamente, e non soltanto per le dichiarazioni di alcuni cardinali o per le testimonianze del segretario di Benedetto. Lo scontro è tra due modelli di concepire il ruolo e la Parola della chiesa. Certo, la discontinuità tra i due papati, Francesco e Benedetto, è vigorosamente acclamata. Due percorsi alternativi che con l’assenza di Benedetto si sono fortemente accentuati. 

La Tradizione e il Relativismo. Vado oltre il conservatore e il progressista: questi sono due divagazioni di ordine “politico’. Ma il conflitto è teologico, filosofico, storico, metafisico, ontologico e “ideologico” soprattutto quando si insiste da una parte di una “chiesa del progresso”, che è chiesa del relativismo in realtà. 

Bergoglio ha sradicato il concetto di Tradizione dentro la chiesa come “valore cristiano” pre conciliare, disarticolando il modello di una chiesa paolina vissuta sia da Giovanni Paolo II che da Benedetto XVI,  non tenendo conto che questi ultimi avevano depositato l’esperienza conciliare nella mera combinazione di società nuova e innovazione. 

Proprio Benedetto riporta sulla scena la centralità dell’operato ontologico e spirituale  di San Paolo con la consapevolezza della affermazione neo testamentaria e testamentaria delle Lettere e dei Sinottici, non nella interpretazione bensì nella fedeltà della Parola. Ma ci siamo mai chiesti perché papa Bergoglio è tanto osannato dai progressisti e dalle ideologie che a questi guardano con interesse? Cosa rappresenta Bergoglio per i progressisti? Il superamento delle vere affermazioni paoline. 

I fatti di cronaca, fatti e misfatti, sono elementi a latere del grosso problema della evangelizzazione testamentaria in contrasto con quella che si vuole fare passare come evangelizzazione ambientale e sociale. Il Testamento è definizione della Parola e quindi rappresenta una trasmissione di Fede attraverso regole, forme e concetti chiari che non possono essere trasgrediti. È pur vero che sono cambiate le società e sono costantemente in transizione, ma è anche vero che la Tradizione o si tramanda con i suoi Comandamenti e si resta fedeli o si è oltre o meglio si è fuori la missione dettata appunto dalle Lettere paoline e dai Vangeli, che nascono dalla eredità dell’Antico Testamento. 

Perché non si riescono o vogliono  comprendere questi fattori. Lo scontro è tra una civiltà cristiana della Traduzione e una cultura che vuole superare la Tradizione. È in questo ultimo inciso la missione e il comportamento di papa Bergoglio che propone una ragione dentro la fede. Ragione e Fede sono una fenomenologia la prima, una devozione fedele alla spiritualità la seconda. Non possono essere una unica prospettiva, si confrontono, dialogano ma non si può andare oltre sul piano teologico e filosofico. Chiariamoci una buona volta. Ma le polemiche hanno fatto esplodere tutto. Benedetto era il baluardo ed era riferimento della Tradizione perché era il centro di una Chiesa testamentaria. Con la sua scomparsa è esploso e imploso tutto un mondo cattolico ed ha posto sul tappeto da una parte il cattolicesimo relativista distante dalle identità testamentarie e dall’altra la cristianità erede della “verità” paolina, agostiniana, giovannea e benedettina. 

Questo è il vero problema. Ciò che avviene, o appare, in questi giorni è cronaca che, comunque, parte da questi fattori di fondo che si trasformano in “categorie” della prassi e testimonianze della spiritualità. In tutto questo ci sono le devastanti prese di posizioni che provengono dagli schieramenti che Francesco non ha la forza di gestire, di reggere, di redimere e che è parte integrante non di un sinodo, quello della Amazonia, ma di ciò che questo Sinodo possa rappresentare e mettere in campo nel nome proprio di una chiesa occidentale fortemente in caduta libera rispetto alla Tradizione in un momento in cui il dialogo tra cristianesimo cattolico e religiosità ortodossa è necessità di una teologia altra rispetto al pensiero di un relativismo della leggerezza.

Farebbe bene in nome della fede in Cristo o di un papato in Cristo a lasciare il suo soglio petrino. Sarebbe la verità più giusta o la più giusta posizione per dare un senso alla verità, non a quella meramente cattolica ma alla verità cristiana o alla cristiana verità. Oggi si ha bisogno di recuperare alla parola di Ctisyo in Croce e redentore la Tradizione testamentaria della carità e del popolo in Dio e non soltanto di un geo ambientalismo. I problemi di uma società in mutamento non si affrontano creando delle deviazione a ciò che rappresenta il Nuovo Testamento nel mondo cristiano. Altrimenti si dica chiaramente che si  voglia cambiare il Testamento e qui si entra in un nuovo discorso. Il fatto è che Papa Bergoglio non rappresenta la chiesa testamentaria. Una verità scomoda ma reale. Allora si dimetta, abbia il coraggio.

Tags: Chiesa cattolicapapa Francesco
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Commenti 1

  1. Anto says:
    2 settimane fa

    Perchè questo sarebbe relativismo e cosa si intende per non esserlo. C’entra con l’apertura e col dialogo? Con l’essere meno generici nel denunciare inquinamento, egoismo, sfruttamento?

    Rispondi

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