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Home Appunti di viaggio

Villa Sormani: il conte Uva presenta il suo scrigno di memorie

di Tommaso de Brabant
11 Gennaio 2022
in Appunti di viaggio, Home
0
Villa Sormani: il conte Uva presenta il suo scrigno di memorie
       

Missaglia (in provincia di Lecco) è un grazioso paese dell’Alta Brianza, fra le colline che dal Meratese e Montevecchia salgono verso Casatenovo e Monticello, per poi discendere verso Monza. Conta quasi novemila abitanti, e le sue attrazioni annoverano, oltre a una basilica e una rinomata pasticceria, la Villa Sormani Marzorati Uva: un elegante palazzo risalente al Seicento, centro d’una storia più antica dell’edificio stesso. Il sito ospitava infatti un “castrum” romano, sul quale la famiglia Pirovano edificò la propria residenza nel Tardo Medioevo, con annessa cappella: Santa Maria in Castro, poi in Villa. Come ricorda una targa, nel 1647 don Paolo Sormani sconfisse un contingente francese a Lecco: l’anno dopo, il condottiero acquisì il feudo brianzolo, e nel 1656 Filippo IV imperatore di Spagna inaugurò e attribuì al Sormani il titolo di Conte di Missaglia. I successivi tre quarti di secolo videro quello che era il palazzo Pirovano trasformarsi nella villa Sormani, mantenendo il legame col ‘300sco oratorio di S. Maria in villa e creando la piazza Sormani (circondata, nell’Ottocento, da altri fabbricati dipendenti dal palazzo).

Nel secolo scorso, i conti Rachele Sormani e Giuseppe Orsenigo Marzorati prima e il dottor Gaetano Uva con la consorte, Donna Maria Teresa Parea poi hanno intrapreso i restauri dell’oratorio, portando al rinvenimento di manufatti d’epoca romana e dell’urna contenente il teschio del Marchese Giorgio Clerici di Cavenago, aiutante di campo di don Paolo Sormani, che dopo la morte dell’amico sotto le mura di Belgrado ne tumulò i resti. Il sopracitato Gaetano Uva, medico di vaglia, a Missaglia aprì nel 1975 il Centro Sperimentale di Medicina Psicosomatica Integrata: in virtù dei meriti che gli sono stati riconosciuti, dal 1984 (due anni dopo la morte) è stata onorata la richiesta del dottor Uva d’essere sepolto nell’oratorio, di fronte all’abside con l’affresco ‘400sco della Madonna con Bambino attribuito alla scuola di Bernardino Luini.

La villa Sormani, per tutto il corso della sua storia plurisecolare, è rimasta proprietà della medesima famiglia: custode di questo tesoro è il Conte Alberto Uva, nato come il padre (piemontese) e i due fratelli Carlo e Vittorio (liguri) lontano dalla Brianza, ma indissolubilmente legato a Missaglia e alla memoria famigliare (Francesco Maria Sormani, padre della citata Contessa Rachele, fu anche sindaco missagliese).

Abbiamo incontrato il Conte Uva in due delle occasioni in cui apre il palazzo al pubblico (lo scorso settembre, in occasione delle Ville Aperte – la manifestazione con cui le residenze storiche brianzole sono rese visitabili dal pubblico – e a ottobre, per una “domenica verdiana”), e una terza volta, questo gennaio, per un’intervista, con la quale il conte ha affermato il suo manifesto politico: storia e memoria, arte e cultura (oltre a esporre dipinti di pregio e ospitare eventi musicali, il conte ha recitato in due film dell’amico Pupi Avati: “Il Signor Diavolo” e la “Vita di Dante” di prossima uscita).

“Villa Sormani è un luogo del cuore”, ci ha confidato il Conte Alberto Uva. “Uno scrigno di memorie. La sua storia è assai affascinante, una passeggiata attraverso secoli di storia: dal “castro” romano al “sator” [un quadrato di lettere che costituiscono un palindromo “magico”] medievale, rinvenuto nell’oratorio e poi traslato su di una parete della villa; dalla cappella tardomedievale alla residenza feudale. La quale residenza è sempre stata proprietà della stessa famiglia: non è così stata mai alterata, la sua anima permane inviolata – non trasformata, tanto meno rimossa.

Il passato vi è cristallizzato, come ha notato bene quel caro amico che è il maestro Pupi Avati, il quale visitando Palazzo Sormani ne ha detto: è più d’una casa, è più d’un museo. Pupi ha apprezzato molto questo tuffo nel passato, in un tempo sospeso: in una residenza che non è appunto tanto un museo, quanto una casa vissuta: vi sono tracce di vita, oggetti ben disposti, vivi perché sistemati da chi ci ha vissuto e ci vive. È così che si conserva l’anima, il “genius loci” del quale i visitatori percepiscono la vitalità: così come notano la dimensione non-museale che è una delle peculiarità di questo scrigno di memorie.

Quanto ho appena detto è lo spirito del progetto culturale di Villa Sormani: progetto che tramando in continuità con quanto fatto da mio padre, un grande medico, il dottor Gaetano Uva, che insieme a mia madre Maria Teresa ha fatto continuare a vivere questo luogo con la sua storia. Sono nato, come i miei fratelli – che tuttora vi risiedono e lavorano – a Genova; da lì mi sono trasferito nel 1989 lavorativamente parlando a Milano, e con residenza a Missaglia. Ho fondato una società per la formazione manageriale e la consulenza organizzativa, e ho avuto esperienze lavorative nell’ambito della sanità, oltre che da consigliere del ministro Roberto Castelli, Guardasigilli del governo Berlusconi II (ho partecipato alla creazione del modello di valutazione della produttività degli uffici giudiziari, che la stampa ha definito “pagelle dei magistrati”); nel frattempo organizzavo i primi eventi culturali in villa.

Ho poi cominciato a rendere questa attività più organica, giungendo quattro anni fa alla realizzazione del progetto “Arte & Cultura Villa Sormani”, per valorizzare questo scrigno di memorie, aprendolo alla comunità e impreziosendo l’identità del territorio. Ho cominciato a sfruttare il talento che ho scoperto d’avere per la comunicazione, per coinvolgere le persone con la narrazione: agli ospiti faccio vivere l’emozione del luogo, offrendo una crescente sorpresa. Il pubblico, ho notato con le Ville Aperte, è trasversale: dai privati alle associazioni, dalle famiglie ai singoli; quel che però accomuna ogni ospite sono l’entusiasmo e il coinvolgimento. La risposta che mi torna dai visitatori è immancabilmente positiva, come dimostra il successo del romanzo d’ambientazione ottocentesca “Quando saprò chi sono” [Paola Gscheidel, ed. G. Laterza, prefazione di P. Avati]: leggendolo, gli ospiti di Villa Sormani vi ritornano idealmente, rivivendone luoghi e atmosfere. Oltre che con le visite da me guidate al palazzo e con la pubblicazione del romanzo, coinvolgo gli ospiti con iniziative disparate ma ben mirate: la scorsa estate abbiamo esposto un dipinto di Rubens assieme a uno d’un suo eccellente allievo, Quellinus; assai frequentemente organizziamo dei pomeriggi verdiani – in una recente “domenica verdiana”, per esempio, due attori hanno letto l’epistolario di Giuseppina Strepponi e Giuseppe Verdi, alternandosi con una pianista, un soprano e un tenore che hanno eseguito arie verdiane, per poi proporre una selezione di dolci ispirati al ricettario verdiano e realizzati da un maestro pasticciere. Questi pomeriggi musicali accompagnano una delle maggiori iniziative del palazzo: l’allestimento di grandi opere liriche in villa – per dirne solo alcune: “Il barbiere di Siviglia” di Rossini, la “Cavalleria rusticana” di Mascagni, la “Traviata” per l’appunto di Verdi.

 “Arte & Cultura Villa Sormani” è anche un premio, giunto alla sua quarta edizione: mentre si fa un gran parlare, a vuoto, di “ripartenza” e di “eccellenze italiane”, con questa iniziativa offro un riconoscimento ai personaggi che davvero fanno grande l’Italia e la fanno ripartire. Nella scorsa edizione ho premiato, fra gli altri, il professor Lucio Rovati, medico di rilievo mondiale, presidente di Rottapharm Biotech e cultore d’arte antica; vi sono stati poi l’ingegnere comasco Andrea Maspero, della Maspero Elevatori SpA, i cui spettacolari elevatori sono stati installati nei più grandi siti artistici del globo; dai coniugi Franca Squarciapino ed Ezio Frigerio, costumista e scenografo premiatissimi (anche con l’Oscar) in tutto il mondo, al compianto Amedeo Maffei, psicologo e ricercatore di valore inestimabile, il quale ci ha lasciato progetti terapeutici come la fantascientifica sedia Keope.

Dicevo della recente esposizione della Madonna di Quellinus e del “Bacco sulla botte” di Rubens: collaboriamo con insigni storici dell’arte, curatori d’importanti mostre (Claudio Metzger, Sira Von Waldner), e con Swiss Logistic, grande ditta per il trasporto e la logistica negli eventi d’arte; e non organizziamo mostre soltanto qui, nella villa in Brianza, ma anche all’estero.

Qui alla Villa Sormani il visitatore vive un’emozione: un’esperienza preziosa, dal momento che oggi l’emozione è banalizzata, confusa con l’immediatezza dei “social network” e dei notiziari. Ripartire, dicevo prima: ma non come gli slogan da telegiornale, piuttosto ripartire per davvero, dall’Arte e dalla Bellezza. Questo è l’atto politico mio e della villa: questa la mia vocazione al servizio, da offrire alla collettività. Attraversiamo un momento di terrificante decadimento culturale, funestato dal nichilismo e dal relativismo, dagli slogan e dall’immediatezza: il mio atto politico è credere, continuare a credere nell’importanza della storia e della tradizione.

Il gesto politico, e quindi il servizio sociale, mio e di Villa Sormani, è: testimoniare”.

Villa Sormani Marzorati Uva:

Missaglia (LC), Piazza Sormani 1

www.villasormanimissaglia.com

Tags: Alberto UvaturismoVilla Sormani
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