A settembre, diversi senatori appartenenti al Partito d’Azione Nazionale del Messico, o PAN, hanno incontrato una delegazione in visita di Vox Spagna. La cosa non ha certo lasciato stupiti molti commentatori iberici, che da tempo vedono un iperattivismo di Vox verso l’estero e in particolar modo verso i paesi dell’America latina e centrale, legati alla Spagna da tradizioni comuni, cultura e soprattutto la stessa lingua.
La spedizione messicana di Vox è stata solo l’ultima in ordine di tempo delle sue tante incursioni nella politica latinoamericana. In Bolivia ha sostenuto la causa di Jeanine Anez, l’ex presidente ad interim che si è insediata dopo che Evo Morales si è dimesso sotto pressione nel 2019. Ora è in carcere con le accuse mosse dal governo di sinistra del presidente Luis Arce, eletto nel 2020. Vox ha anche inviato rappresentanti in Ecuador per l’insediamento del presidente conservatore Guillermo Lasso a maggio e di recente un’altra delegazione Vox ha visitato Miami per incontrare la comunità cubano-americana.
In America Latina Vox persegue i dettami della “Carta di Madrid”; pubblicata nell’ottobre 2020, che mira a unire i “700 milioni di persone dell’Iberosfera” in una causa comune. Si riferisce obliquamente ai paesi della penisola iberica – Spagna e Portogallo – e agli altri paesi di lingua spagnola e portoghese i quali “condividono un patrimonio radicato e possiedono un significativo valore economico e potenziale geopolitico”.
Il protagonismo internazionale di Vox e del suo leader Santi Abascal ha però suscitato la reazione, anche se forse un pò tardiva, del leader dell’altro grande partito spagnolo di centrodestra, Pablo Casado, che da tempo soffre la competizione con il nuovo astro nascente della destra spagnola Abascal, sia in patria che anche nelle sue relazioni internazionali. All’inizio di dicembre, il leader del Partito Popolare (PP) ha compiuto un tour in Argentina, Cile, Paraguay e Uruguay.
Secondo i bene informati dietro a questa missione ci sarebbe il grande “vecchio” leader del partito popolare José Maria Aznar, che in America latina mantiene una fittissima rete di relazioni. Non è un mistero che l’ex premier spagnolo da tempo vorrebbe un leader di partito più attivo e carismatico. I rapporti tra Aznar e Casado poi si sono ulteriormente raffreddati nell’ultimo periodo a causa dell’appoggio dell’ex premier alla presidente della comunità di Madrid, Isabela Ayuso, per il controllo del partito nella capitale.
Casado deve fare i conti anche con le accuse di Abascal di essere troppo morbido nella sua opposizione al governo Sanchez: in una recente intervista ha affermato che il Pp non ha avuto il coraggio di prendere posizione nei confronti dei partiti di centrodestra nelle ultime elezioni in Sudamerica. In Cile, in effetti, Casado ha evitato di incontrare Kast, poi sconfitto alle elezioni. Il leader del Pp ha anche evitato di pronunciarsi direttamente sulle elezioni nel Paese andino, al contrario di quello che invece ha fatto Abascal e il suo partito Vox. “Il PP aveva abbandonato un po’ la regione e Vox è stato più attivo nel contestare le alleanze”, spiega il giornalista e storico Pablo Stefanoni, autore di un libro “ la ribellione si è girata a destra?”.
Il giornalista ha ricordato l’ incontro svoltosi in Messico tra Abascal e un gruppo di membri del PAN, tradizionale alleato del PP. Questo ha generato un conflitto nel partito messicano. “C’è stata una specie di reazione da parte del PP”. Come fa notare, il centrodestra della regione latinoamericana “è complicato” e ha “problemi di identità”. Dal canto suo, Laura Méndez, politologa e specialista di destre a livello internazionale, ritiene che “c’è una progressiva ma rapida internazionalizzazione delle diverse espressioni dei nuovi diritti”. “Alla fine sono ancora formazioni diverse ma con un substrato ideologico comune”, aggiunge. “Stanno cercando di unire le forze per coordinare idee comuni. Sebbene siano affermazioni generali, proiettano un’idea di forza e generano una normalizzazione dei propri quadri discorsivi. Vogliono presentarsi come attori rispettabili, qualcosa di molto importante perché vogliono penetrare nelle istituzioni e consolidarsi”. Vox insomma sembra superare, come già accaduto in patria, il Pp anche sul piano delle relazioni internazionali.
Il Sudamerica in particolar modo è lo sbocco naturale per la Spagna sia dal punto di vista commerciale ed economico, che da quello diplomatico. E con Podemos al governo, molto vicino al regime chavista venezuelano e a tutti i partiti populisti dell’estrema sinistra sudamericana, è chiaro che l’appoggio dei partiti di centrodestra ai conservatori sudamericani diventa prioritario. E su questo Vox sicuramente pare avere un’altra marcia rispetto al più compassato Pp. In qualità di ambasciatori volanti in America Latina, Vox utilizza il vice Hermann Tertsch e il vice Víctor González Coello dal Portogallo. Il primo in qualità di membro del Parlamento europeo e terzo vicepresidente della delegazione europea nell’Asamblea Parlamentaria Eurolatinoamericana (Eurolat) che riunisce i rappresentanti europei e quelli di 23 paesi dell’America Latina.
Inoltre, il gruppo ultraconservatore ECR ha creato il proprio Eurolat, di cui Tertsch è presidente. Dal canto suo, il portoghese Coello, legato a gruppi cattolici fondamentalisti, è il portavoce di Vox en la Comisión de Exteriores del Congreso. Insomma la competizione in patria fra i due principali partiti di centrodestra si sta spostando anche sul fronte internazionale, per mettere sempre maggiore pressione ad un esecutivo come quello di Sanchez, che deve fare i conti con una maggioranza formata da separatisti e dai populisti sinistrosi di Podemos.