Il volume, inferiore nel testo alle 100 pagine (95), è ben articolato, lucido, come tutte le opere di Fioravanti, studioso non improvvisato né dilettante, ora accademico emerito nell’ateneo fiorentino. Ha però un limite, recte un difetto, è condizionato dal titolo, legato alla geometria. Il collega raccoglie nel lavoro tre studi, sulla pluriforme realtà storica dello Stato moderno, sulle Costituzioni del XIX secolo, ed infine sulle istituzioni del nostro tempo, a confine tra il Novecento ed il secolo successivo.
A proposta della vetusta questione del bicameralismo, con il meschino tentativo di riforma, bocciato da oltre il 60% degli italiani il 4 dicembre 2016, Fioravanti sostiene l’ipotesi “di correggere quella determinata forma politica attraverso la valorizzazione delle società intermedie e in modo particolare delle corporazioni” (riemergono quelle creazioni medioevali, criminalizzate (!) dall’attenzione fascista).
Il cattedratico fiorentino esprime e motiva il proprio favore per i diritti politici nel senso di una “appartenenza più intensa, che significa anche condivisione del futuro”. L’autore ribadisce e sostiene a più riprese il modello democratico, che sfocia e può degenerare, come sembra avvenire in Italia, nell’esaltazione enfatica dello strumento referendario, nell’ incapacità di costruire sensatamente ma unicamente di distruggere, sempre e perentoriamente abrogativo e non propositivo, fondato dalla miserevole percentuale del 15%, sbandierata con trasparenti finalità eversive dai grillini.
Fioravanti si muove nell’orbita della lezione di Costantino Mortati (1891 – 1985), un Maestro dalla lunga e non sempre coerente linea di condotta ideologica (iscritto al Partito Nazionale Fascista dal 1927, creatura del noto intellettuale del regime Sergio Pannunzio, nel dopoguerra deputato nel 1946 alla Costituente, poi dossettiano, infine dal 1960 giudice costituzionale.
Fulco Lanchester, nella eccellente scheda nel vol. LXXVII del “Dizionario biografico degli italiani”, segnala l’azione del “Movimento di opinione pubblica”, animato da Mortati, “tesa a stimolare la coscienza delle masse, pur rimanendo un centro di attività estremamente elitario”. Questi tratti costitutivi ed identificativi non lasciano intendere davvero la propensione e il favore per percentuali referendarie, incredibilmente mediocri, dai fondamenti democratici più che inconsistenti, del tutto inesistenti.
Nella IV di copertina è fissato un principio, sul quale è difficile non consentire: “l’ordine costituzionale non può avere padroni. E’ pertanto in pericolo ogni volta che qualcuno pretenda di appropriarsene” soprattutto se si tratta di arroganti quanto ignoranti epigoni del pescivendolo napoletano (1620 – 1647).
MAURIZIO FIORAVANTI, Il cerchio e l’ellisse. I fondamenti dello Stato costituzionale, Bari – Roma, Laterza, pp. 105. €15,00.