I dati delle elezioni saronnesi vanno considerati, pur nella loro specificità, in un contesto più ampio, cioè quello dei risultati conseguiti in generale dalla Destra nell’intero territorio lombardo. Numericamente sono piuttosto deludenti, avendo consegnato alla Sinistra non solo la città degli amaretti, ma anche le più popolose Legnano e Lecco. Queste mie osservazioni sono peraltro estendibili a molti altri comuni italiani fuori della Lombardia, che hanno parimenti visto la prevalenza dei candidati di sinistra. Si è insomma avuta la sgradevole impressione che l’onda di piena del consenso popolare nei nostri confronti si sia infranta sui muri dei municipi, e sia cominciata la risacca.
Probabilmente ciò non è vero: la maggior parte della popolazione ha ben fermo il sentimento di un governo nemico, che fomentando l’invasione trapianta pezzi di Africa sul territorio nazionale, che mette in libertà i delinquenti, premia i fannulloni e opprime chi lavora sotto una marea di tasse e una burocrazia arcigna e inefficiente. Fatto sta, però, che i candidati della Destra non hanno saputo farsi interpreti credibili di questo sentimento, e ora dobbiamo necessariamente chiedercene il perché, se non vogliamo che questa tendenza si accentui.
Una prima osservazione riguarda il tipo di selezione della classe dirigente in uso dalle nostre parti. Se il criterio è quello del privilegiare il mediocre più obbediente, non si andrà lontano. Se è quello dell’ amico disoccupato da stipendiare, neppure. Certo con tali sistemi i circoli e le sezioni si controllano agevolmente, e l’ideale della calma piatta e ossequiosa sarà facilmente realizzato. Ma è questo un ideale nostro?
Una seconda osservazione si può fare circa una certa timidezza nel manifestare i nostri valori. Che certamente devono essere declinati con modalità attuali, ma nel loro nucleo sono sempre quelli: Dio, Patria, Famiglia, Ordine, Lavoro, concordia sociale, unicuique suum. La stessa attività amministrativa deve essere continuamente riannodata ad essi, per non ridursi a piccolo cabotaggio quotidiano, a mera gestione di tombini e caditoie. Tutto ciò senza dare ascolto a quelli che invitano ad essere una Destra “presentabile” “europeista” “dialogante” ecc. ecc. Costoro hanno un duplice scopo: dividere il fronte avversario e favorire la nascita di una Destra che sia simile alla Sinistra, da tenere al guinzaglio e premiare elargendo qualche osso ogni tanto.
Terza e ultima: senza la capacità di mediare idee e programmi attraverso una solida cultura non si va da nessuna parte, anzi si perde anche quando si vince, come è sempre successo dal dopoguerra in poi e come accade ora che la Sinistra è minoranza nel Paese ma maggioranza in parlamento. È grazie alla cultura che si conferisce dignità pubblica al messaggio politico, ma la lezione gramsciana dalle nostre parti non è mai stata compresa, e così gli uomini di intelletto che da noi non mancano non sono supportati e valorizzati dai partiti di riferimento, e parlano e scrivono e operano come dei clandestini.
3 commenti
antonio corso says:
Ott 7, 2020
secondo me il motivo vero e’ che l’opposizione non fa niente di pratico per distruggere la dittatura: non chiede sanzioni al consiglio di sicurezza dell’onu contro il governo golpista, non dichiara decaduto questo governo, non ne nomina un altro. Nessuno sta con i perdenti.
Giovanni says:
Ott 8, 2020
Non conosco la realtà di Saronno ma se pure a Roma non ci diamo una mossa facciamo la stessa fine e ci ritroviamo la Raggi per altri cinque anni
Gabriele Baraldi says:
Ott 11, 2020
Sono perfettamente d accordo la destra ho è Dio, Patria, famiglia, ordine, lavoro, concordia sociale, e aggiungerei responsabilità ma soprattutto merito o non è destra. Ora se dovessi definire quella che definite destra mi sovvengono queste parole, casta, privilegi, arrivismo, affari, affari affari e affari. O la “destra” come ha maldestramente cercato di fare Salvini ritorna alla nazione rifondandola dalla base, cioè il popolo con una idea di organizzazione dello stato che prevede una rivoluzione del fisco, della sanità, della scuola, dell’agricoltura, della finanza dello stato sociale o anche andando al governo perpetuerà la politica che da 70 anni opera per la destrutturazione dello stato e dell’Italia. Ora la domanda, l’attuale classe dirigente è in grado di formulare una proposta politica del genere ? O punta solo a garantirsi un percorso facile senza obbiettivi pur di perseverare nelle sue posizioni? Il caso Lombardia? appunto affari, affari, e affari se questa è la la “destra” che piace agli elettori continuate cosi.