La questione dello spread con i Bund tedeschi ha perso da tempo i connotati drammatici che gli erano stati attribuiti ai tempi della staffetta Berlusconi-Monti per assumere definitivamente un carattere farsesco molto più aderente al carattere nazionale.
Scaraventato sulla scena politica italiana nel 2011, sublimato dal drammatico (ma in realtà ridicolo) “fate presto” del quotidiano di Confindustria (appello già allora più adatto ai suoi conti disastrati che a quelli dello Stato) lo spread è stato utilizzato negli ultimi anni come una specie di spauracchio destinato a condizionare a favore delle congreghe oligarchiche che lo agitano in continuazione le scelte degli elettori ed a congelare nelle loro mani la situazione politica.
Come sempre, però, un bel gioco dura poco.
I campioni dello spread, sottovalutando l’intelligenza e il buon senso degli Italiani, hanno esagerato finendo per rendere inoffensivo, per palese mancanza di credibilità, il giochino.
Così lo spread è stato usato prima delle elezioni come deterrente per influenzare il voto, poi per dirigere le trattative governative nella direzione preferita dai manovratori (governo PD+M5S) quindi, fallito questo obiettivo, per ostacolare la formazione del governo sgradito (se ne è accorta persino la CONSOB), poi (con l’autorevole patrocinio del Presidente della Repubblica) per condizionare la scelta dei ministri.
Un copione sempre identico e sempre fallimentare, visto l’esito dei maldestri tentativi di manipolare gli avvenimenti.
Effettivamente con i loro continui allarmismi catastrofisti, a furia di dipingere una situazione molto peggiore di quella reale i manovratori hanno finito per favorire davvero la crescita dello spread, ma solo perché hanno creato le condizioni ideali per scatenare la speculazione ribassista, che non aspettava altro.
Ovviamente la faccenda è molto più complessa, coinvolge – ad esempio – i fondamentali macroeconomici (tutti peggiorati dopo 5 anni di governi PD) e la condotta della BCE, che è il fattore determinante per i prezzi dei titoli dell’Eurozona, ma questa è un’altra storia.
Ai nostri fini basta rilevare che i maldestri macchinisti dello spread nostrano, incuranti del fallimento dei loro sforzi, continuano imperterriti a riproporre la storiella sperando che qualche fesso (oltre ai soliti e noti collaborazionisti) se la beva.
L’ultima trovata è arrivata ieri: lo spread sarebbe salito perché “i mercati” non avrebbero gradito la nomina a capo delle commissioni bilancio di Camera e Senato di Alberto Bagnai e Claudio Borghi., economisti leghisti ed euroscettici.
L’allarme proviene, ovviamente, dal solito quotidiano confindustriale che vorrebbe farci credere che i “mercati mondiali” si sarebbero spaventati perché due parlamentari “antieuro” ora presiedono due commissioni parlamentari che attribuiscono loro veri e propri superpoteri in materia di economia: ad esempio decidere il calendario dei lavori delle rispettive commissioni, stabilire l’ordine del giorno delle sedute e programmare le audizioni.
Una vera farsa, che come tutte le farse non può che attirare il giullare di turno, puntualmente presentatosi sul palcoscenico.
“L’effetto @borghi_claudio-@AlbertoBagnai colpisce ancora i mercati: #spread a 242 (+11,38%), rendimento Btp 10y vola al 2,75% (+7,75%), crolla Milano (-2,0%) e le banche (UBI -3,3%, UniCredit -3,12%)”.
Twitta qualcuno con toni melodrammatici.
Chi sarà?
Una velina renziana in cerca della visibilità perduta? Un clown da talk show conformista? Un improbabile “economista” collaborazionista tipo De Romanis o Cottarelli? Un giornalista euro fanatico alla Severgnini o Riotta?
Niente di tutto questo.
L’autore del post di cui sopra si chiama Renato Brunetta.
Proprio lui in persona, non un omonimo del parlamentare di Forza Italia che non molto tempo fa definiva lo spread, che aveva affondato il suo principale Silvio Berlusconi nel 2011, una “insopportabile strumentalizzazione mediatica e demonizzazione del governo precedente. Sì, è vero i cittadini non sono degli sprovveduti: hanno ben capito il grande imbroglio dello spread! E non e’ vero che l’Europa ci ha salvato. Ha semplicemente salvato se stessa dai suoi errori …. Sono state le banche tedesche a innescare la speculazione contro di noi”.
Così proseguendo: “Se guardiamo l’andamento degli spread e lo decodifichiamo alla luce delle migliori analisi scientifiche, possiamo vedere come le riduzioni dei differenziali che si sono verificate nell’ultimo anno sono dipese in gran parte dalle risposte che la BCE ha dato alla crisi dei debiti sovrani dei paesi ritenuti ’fragili’ dell’area euro e, in maniera solo residuale, dai provvedimenti varati dai singoli Stati nazionali”.
A distanza di pochi anni, tutto è cambiato: adesso secondo Brunetta basta eleggere due presidenti di commissioni parlamentari, privi di qualsiasi potere esecutivo, per fare schizzare alle stelle lo spread e precipitare all’inferno la borsa italiana.
Miracoli della conversione sulla via di Damasco, anzi sulla via del Nazareno.
Stizzito ed invelenito più di in renziano privato del potere, più di un Saviano privato delle ONG, più di una Boldrini privata delle risorse africane o della tessera dell’ANPI, Renato Brunetta, incurante del ridicolo, non perde occasione per sparare a zero e a palle incatenate contro il governo sovranista che ha mandato in fumo, con la complicità degli elettori, i programmi del suo capoccia il cui consenso si assottiglia sempre di più proprio a favore dell’odiato barbaro leghista.
Nulla oramai distingue le posizioni e le sparate del buon (si fa per dire) Renato da quelle di un Orfini, di un Martina o di un Del Rio: votano nello stesso modo, parlano nello stesso modo, vogliono le stesse cose.
E pazienza se la fedeltà alla causa del principale implica qualche goffo e comico voltafaccia; in fondo nella politica italiana, e soprattutto nel suo partito, la coerenza è sempre stata un elemento trascurabile, del tutto privo valore di fronte alla fedeltà al caporione.
D’altra parte Brunetta è di Venezia, la patria di Goldoni e della commedia dell’arte, nella quale recitare la parte del servitore di due padroni (il centro destra a parole, l’accordo col PD nei fatti) è la cosa più naturale del mondo.
Tutto vero !
Ho giusto lasciato un commento al Secolo d’Italia definendolo appunto “chihuahua-Brunetta”, compagno del poodle-Dudú alla vetusta e decadente corte di Arcore.
Ringhia rabbiosetto invece di dialogare.
Comunque non riesce mai a mordere, poareto…
BdV