Una recentissima nota al solito eccellente di Federico Fubini: “Virus e geopolitica, la mossa della Cina: fiale promesse a Paesi emergenti “ segnala o meglio denunzia l’ennesima mossa pericolosa ed egemonica di quella nazione, che “si sta infilando per mettere a disposizione i suoi tre vaccini di Sinopharm, CanSino e Sinovac – tutti efficaci , ma più primitivi e meno testati – a decine di Paesi in Africa , America latina e Asia emergente . Il primo passo è stato condurre i test su decine di migliaia di persone in sedici Paesi emergenti, all’Indonesia, dal Brasile, agli Emirati Arabi, con la promessa di rendere i vaccini cinesi “un bene pubblico”. Adesso Pechino offre prestiti ai governi in difficoltà per comprare i propri vaccini e firma contratti con decine di Paesi dalla popolazione giovane e dall’economia in crescita, fra cui Marocco, Kenya, Turchia, Bahrein, Malesia, Filippine, Cile, Brasile o Perù, facendo leva su quello che presenta come l’egoismo dell’Occidente. Così il Paese da cui è partita la pandemia, nella distrazione degli altri [incapace di sancire], ne con più alleati e vassalli che mai”. E’ su questa linea di condotta concreta spiegato il netto ridimensionamento dei 700 milioni investiti dal colosso “Suning” sulla società calcistica milanese dell’“Inter”. Pechino non vuole più che ingenti capitali si trasferiscano dalla Cina al resto del mondo per business “futili”, come il pallone.
In un altro articolo Maurizio Scarpari preannunzia nel prossimo luglio il centenario del Partito comunista cinese, che conta ben 91 milioni di iscritti, immaginiamo tutti volontari e convinti. Si tratta di “una storia di sangue, tragedie e trasformazioni”, fino al miracolo economico, ottenuto con metodi, da nessuno conosciuti e rivelati.
Un bilancio esauriente è stato tracciato nel I volume della Decima Appendice della Enciclopedia Italiana, apparsa nel 2020, redatta da Fabrizio Zilibotti. “La [sua] liberalizzazione economica non è stata accompagnata da un processo di democratizzazione, ma addirittura da un irrigidimento delle misure di controllo sui cittadini e da una crescente restrizione degli spazi di dibattito. Il successo economico della Cina rappresenta una sfida alla visione secondo cui un sistema democratico inclusivo di tipo occidentale sia una condizione necessaria per una crescita economica sostenuta. Mentre alcuni esperti sostengono che la Cina può rappresentare un nuovo modello di sviluppo con caratteristiche ibride fra autoritarismo politico e libero mercato, altri sostengono [con ragione] che il suo sistema politico finirà con limitare [magari fino ad isterilire] il potenziale di crescita economica del Paese”.
Sarebbe necessaria, addirittura indispensabile, una verifica dei risultati ed un ripensamento della politica condotta dall’Occidente, assolutamente debole.