6 (sei) carabinieri, tra cui almeno un ufficiale. Più un magistrato milanese che ha disposto la richiesta e, si suppone, almeno un altro collega partenopeo che l’ha accolta. Carte bollate, fax, cablogrammi; timbri e verbali. Difficile che in caserma sia già arrivato lo strumento della posta elettronica a sostituire le adorate scartoffie, che tanto hanno contribuito a riempire il tempo trascorso – tra l’arruolamento e la pensione – da migliaia di “brigadieri Catarella” nei nostri presidi di sicurezza più sperduti, infarcendo oscure carriere con verbali carichi di imperfetti passati, cognomi rigorosamente anteposti ai nomi e strafalcioni grammaticali. L’ordine è giunto perentorio: il fuggiasco deve essere prontamente riassicurato all’indomita, severa, italica giustizia.
Il reo è un periglioso ottantanovenne (sic!) colpevole di consumare una pizza con la moglie in occasione del suo – presumibilmente non più molto replicabile – genetliaco.
L’aggravante, in questo tristo paese attanagliato dall’invidia sociale dei tanti ragionieri Fantozzi che non ce l’hanno fatta, è quella di essere un personaggio famoso, e di essere caduto in disgrazia per la soddisfazione dei meschini ed il gaudio degli avversari politici. Così, a nulla è servito che il nonnetto, trascorsi 7 mesi di carcerazione domiciliare, abbia preventivamente – e secondo protocollo – informato le autorità competenti dell’intendimento di allontanarsi (avendo cura di segnalare la destinazione); l’indubbia leggerezza di non aver atteso la risposta, che forse ancora viaggia nelle condotte della posta pneumatica di qualche stazione dei tutori dell’ordine, ne ha equiparato le gesta – quale evasore – alle efferate operazioni di Graziano Mesina e Renato Vallanzasca.
La sua notorietà ha quindi fatto l’insperata fortuna di paparazzi e sedicenti professionisti dell’informazione (magari reduci da manifestazioni di simpatia verso gli imbrattatori della statua di Montanelli) che ieri hanno avuto l’opportunità di sbattere il mostro in prima pagina. Anzi, per la precisione, di ri-sbatterlo.
Perché l’italietta gaia, quella che ha abolito la povertà per decreto, che importa avanzi di galera nella convinzione di ritrovarli tutti davanti ai cancelli dell’INPS smaniosi di pagarci le pensioni, e si inginocchia di fronte al nulla mostrando di non avere un briciolo di dignità, si è già presa le sue tronfie soddisfazioni sulle stanche membra di Emilio Fede. Per la precisione, il giubilo dei frustrati ha avuto occasione di esprimersi quando l’anziano direttore è stato condannato nientemeno che per “favoreggiamento della prostituzione”.
La storia è nota. Silvio Berlusconi, nella vita privata, non eccelle in discrezione e morigeratezza, ed ama contornarsi di belle figliole; circostanza che, nel corrente pensiero secondo il quale le relazioni amorose sarebbero politicamente corrette solo se vissute da e tra fenomeni da circo, lo rende arcaico e superato. Un suprematista sessista e colonizzatore, a seguire le fesserie dell’ultima moda. Non essendo ancora riusciti ad arrestare il Cavaliere, gli adepti di Palamara si erano comunque potuti sfogare sul vecchio Emilio.
Perché la tesi è che proprio lui avrebbe indotto giovani ed ingenue signorine a prestare le loro grazie al satrapo ed alla sua corte, sottraendole ad una spensierata giovinezza trascorsa tra corsi di ricamo e cucito e visite alla nonna, costretta nella casa di riposo dall’angustia con cui spietati costruttori limitano gli spazi vitali degli appartamenti moderni, al solo fine di risparmiare gli oneri di urbanizzazione.
A nulla vale l’insegnamento dell’intera storia dell’umanità, dai tempi in cui la prima scimmia si è alzata poggiandosi sui soli arti inferiori sino a che questo mondo esisterà, ricca di avvenenti pulzelle assai svelte ad interpretare come il malizioso ricorso alla propria avvenenza sia uno strumento di accelerazione dell’ascesa sociale. Spesso, tra l’altro, con la consapevole e interessata regia dei genitori (quasi sempre madri) che spingono le loro creature ad esporre la mercanzia di produzione casalinga – benché sempre più spesso rinforzata con additivi plastici – come neppure sul sito di Amazon Prime.
Da Berlusconi, sia chiaro, non si recavano pudiche educande fuoruscite con un sotterfugio da un collegio di carmelitane scalze; ma ragazze scaltre e consapevoli della loro bellezza che, in piena consapevolezza e libertà, anelavano l’ingresso nel salotto (di altre stanze, riservatezza ci impone di tacere)di uno degli uomini più ricchi d’Italia, certamente il più famoso e potente.
La circostanza che l’anfitrione fosse, tra l’altro, il proprietario del più grande network televisivo, di case di produzione cinematografica, e l’azionista di riferimento (in quanto capo di governo) della Rai, non poteva che esercitare naturale interesse in ragazze così disinibite dall’aver affidato senza indugio il proprio “book”, il cellulare e la piena disponibilità ad improbabili figuri, titolari di fantasiose agenzie di pubbliche relazioni.
Se a ciò si aggiunge che il (supposto) destinatario delle romantiche attenzioni fosse anche il leader incontrastato di un movimento politico che molte squinzie, né prima né dopo altrimenti referenziate, ha elevato addirittura al rango di parlamentari (subitamente emulato dagli altri partiti, a cominciare da quello più verbalmente serioso e bacchettone, oltre che nemico giurato del tycoon), si capisce come le nostre sventurate sarebbero state disposte a tutto pur di arrivare a giocarsi la loro occasione.
Nè può essere credibile il finto scandalo montato sulla giovane età delle aspiranti (absit iniuria verbis) soubrette, giornaliste o deputate. Se, come vuole la vulgata corrente, va riconosciuto a tutti il libero arbitrio, tanto che si moltiplicano le richieste di diminuzione dell’età per l’accesso al voto, non si capisce come si possa sostenere che una fanciulla che esce a cena così truccata da far sembrare la Julia Roberts di Pretty Woman una rappresentazione iconografica di Madre Teresa di Calcutta, sia in grado di decidere in autonomia quale governo eleggere, ma non quale organo sessuale titillare.
Ma per il potere giudicante, che la cronaca di questi giorni si è incaricata di svelare assai meno terzo e trasparente di quanto solo i più ciechi tifosi ancora sostenessero, ci fu induzione e sfruttamento. E il demonio tentatore si celava dietro le appassite spoglie di Emilio Fede, nel frattempo già quasi ottuagenario, tanto perfido dall’irretire ignare scolarette, strappandole al magico mondo delle Barbie cui – sino ad un attimo prima – avevano dedicato il loro esclusivo interesse.
Oggi però – grazie all’azione dei militari che, mostrando spirito di abnegazione e sprezzo del pericolo (forse un pochino meno avvezzi a valutare il senso del ridicolo) “verificavano la presenza dell’evaso e della di lui consorte all’interno della pizzeria Bella Napoli, ed intervenivano senza indugio ponendo fine all’atto delinquenziale, nel mentre il Fede Emilio era intento alla consumazione di una forma di pizza detta Quattro StagGioni” – siamo tutti finalmente più sereni.
Lui dovrà tornare a consumare il residuo tempo vitale nel chiuso di quattro mura; e noi potremo finalmente cullarci nella rassicurante e politicamente corretta convinzione che il carro di buoi sia tornato ad essere lo strumento che “smuove” di più.