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Home L'Editoriale

Italia più povera: il welfare non regge e non tutela i non garantiti

di Raffaele Zanon
26 Giugno 2018
in L'Editoriale
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Italia più povera: il welfare non regge e non tutela i non garantiti

I dati Istat 2017 sull’aumento della condizione di indigenza ci danno una fotografia che abbiamo quotidianamente davanti ai nostri occhi: sempre più persone non hanno accesso ad un’alimentazione adeguata e non raggiungono uno standard di vita minimamente accettabile. La crescita costante di strutture caritatevoli che chiedono aiuto per sostenere le persone nei loro bisogni primari è un segnale da non sottovalutare. Nel 2017 le persone che vivono in povertà assoluta in Italia hanno superato i 5 milioni. E’ il valore più alto registrato dall’Istat dal 2005. Le famiglie in povertà assoluta sono stimate in un milione e 778mila. L’incidenza della povertà assoluta è del 6,9% per le famiglie (era 6,3% nel 2016) e dell’8,4% per gli individui (da 7,9%). Entrambi i valori sono i più alti della serie storica. L’aumento della povertà assoluta colpisce soprattutto il Mezzogiorno, dove vive in questa condizione oltre uno su dieci. Nelle regioni meridionali, l’incidenza stimata dall’Istat sale infatti dall’8,5% del 2016 al 10,3% del 2017, per le famiglie, e dal 9,8% all’11,4% per i singoli. Il peggioramento riguarda soprattutto chi vive nelle città metropolitane (da 5,8% a 10,1%) e nei Comuni fino a 50mila abitanti (da 7,8% a 9,8%).

La crescita della povertà

Questi dati dimostrano che la povertà aumenta e umiliano l’Italia e gli italiani dimostrando che è necessario intervenire socialmente per salvare migliaia di famiglie sull’orlo del baratro. A questo si aggiunge la crisi economica, che non è affatto finita, generata anche dal malessere del sistema del credito che aumenta le difficoltà per le famiglie e le situazioni di disagio da esso derivanti. Il segnale più evidente è l’aumento al Nord della povertà che colpisce le famiglie numerose ma, anche gli stranieri e chi vive nelle città. Realtà sociali che non arrivano a raggiungere standard di vita accettabili e non riescono più ad accedere a beni e servizi che nel nostro contesto fino a ieri venivano considerati e essenziali. Oltre alla povertà assoluta, nel 2017 l’Istat stima un aumento anche della condizione di povertà relativa, che riguarda quasi una persona su sei. L’incidenza di questo indicatore è infatti al 15,6% per gli individui (9 milioni e 368 mila persone, era 14% nel 2016). Rientra in questa categoria chi vive nelle famiglie (tre milioni e 171mila) che effettuano una spesa al di sotto della soglia di 1.085 euro e 22 centesimi al mese per due persone, pari ai consumi medi del Paese. Come quella assoluta, la povertà relativa è più diffusa tra le famiglie con quattro componenti (19,8%) o dai cinque membri in su (30,2%), soprattutto tra quelle giovani: raggiunge il 16,3% se la persona di riferimento è sotto i 35 anni di età, mentre scende al 10% nel caso di un ultra 64enne. L’incidenza si mantiene elevata per le famiglie di operai e assimilati (19,5%) e per quelle con persona di riferimento in cerca di occupazione (37%).

Associazionismo e difesa sociale

Ecco perché mai come in questo momento è utile il nuovo è diverso impegno dell’associazionismo e idei comitati spontanei che si stanno occupando di casi che richiedono l’attenzione di tutta la comunità. Negli ultimi anni è maturato un nuovo tipo di associazionismo che trova sempre più aderenti e volontari. Si è passati da una concezione tipicamente assistenzialista intesa come tentativo di dare risposta ai bisogni primari ad un nuovo associazionismo portatore di un una missione rivoluzionaria intesa come attenzione agli ultimi: ai poveri di potere, ai non garantiti a coloro che non hanno rappresentanza. Si tratta di intervenire a monte per rimuovere le cause di un disagio sociale che richiede nuovi e più evoluti scenari di intervento .Un associazionismo che promuova una cittadinanza attiva in grado di avviare un cambiamento nei sistemi di difesa sociale e un’attenzione rinnovata di quelle forze sociali che credono in nuove forme di partecipazione in grado di tutelare le fasce più deboli della popolazione che non godono attenzione sufficiente da parte dello Stato e delle sue articolazioni. Le parole d’ordine? Solidarietà, partecipazione e difesa sociale per tutelare i poveri di potere privi di garanzie e diritti.

Tags: difesa socialeeconomiafamiglieIstatItalialavoronon garantitipovertàwelfare
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