La decolonizzazione forzata imposta agli europei dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale non ha ancora cessato i suoi effetti. Sia che abbia prodotto conflitti sanguinosi protratti per decenni, come nel caso del Vietnam e dell’intera Indocina, o lasciato strascichi indelebili sulla stabilità delle nazioni ‘liberate’, il mondo deve ancora subirne le drammatiche conseguenze.

L’Africa è la zona che più di tutte, insieme allo scacchiere medio orientale, coinvolge oggi l’Europa con la propria instabilità. Che ciò sia dovuto a una congenita debolezza della locale classe politica, facile preda dell’azione delle multinazionali e dei loro interessi economici, che sia causa delle rivolte o rivoluzioni colorate eterodirette, che si tratti di aggressioni militari (come nel caso della Libia) il conto viene puntualmente presentato ai popoli europei.
Non tutti in misura eguale, però.
L’Italia a causa delle decisioni scellerate di Renzi ma ancor prima selezionata – per la sua debolezza politica dopo il colpo di Stato di Monti/Napolitano del 2011 – come ‘testa di ponte’ delle strategie immigrazioniste della lobby con sede all’ONU (che non a caso ha imposto nel 2013 Laura Bodrini, sconosciuta figura di funzionario UNHCR, a Presidente della Camera) è divenuta terra di approdo per un’invasione programmata pudicamente coperta da presunti motivi ‘umanitari’.
Una situazione troppo complessa per addebitarne tutte le colpe alla sola Francia, che ha indubbiamente svolto un ruolo non marginale nella predazione delle risorse africane, ma che subisce anch’essa le conseguenze dell’ondata migratoria in atto. Giusto ricordare che Franco CFA nasce nel 1945 come acronimo di Colonie Francesi d’Africa e diventa simulacro di Euro con tanto di signoraggio in favore di Parigi, ma attribuire ad esso tutte le colpe di quel che accade è una banale semplificazione.
Ben altri sono gli obiettivi di chi sostiene le politiche migratorie su scala globale e ridurre tutto a una polemica antifrancese diventa solo uno strumento di distrazione di massa.
Anche perché, se per assurdo la Francia abbandonasse la scena, altri player sarebbero pronti a sostituirsi ad essa.
Primo tra tutti la Cina che da tempo ha nelle mire l’Africa e le sue immense risorse naturali per sostenere la propria economia. Gli apprendisti stregoni che pretendono di guidare la Politica Estera a colpi di selfie o esternazioni dovrebbero pensare sempre alle conseguenze di ciò che vanno dicendo. Domandandosi innanzitutto: via la Francia chi prenderà il suo posto?
Perché non bisogna mai dimenticare la principale lezione impartitaci dalla storia: che è sempre nemica del vuoto.
4 commenti
Valter Ameglio says:
Gen 24, 2019
La Cina è già da parecchio in Africa. Con , oltretutto, una strategia di penetrazione “dolce” ed alettante. Costruisce infrastrutture che sono necessarie ai singoli Paesi in cambio di , inevitabile , riconoscenza politica dei vari governi. Direi che il problema del post colonialismo lo hanno pragmaticamente by passato. A noi occidentali rimangono le beghe ideologiche
Peppino coppola says:
Gen 25, 2019
La soluzione è lasciare l Africa agli africani. Se francesi e americani non avessero destabilizzato il quadro mediorientale per interessi loro non saremmo a questo punto. Non sarà soltanto responsabilità di usa e Francia. Non sarà solo il Franco coloniale,ma è indubbio che questi paesi hanno pesanti responsabilità. La tesi che andando via la Francia arriverebbero i cinesi è un misero espediente per giustificare il saccheggio delle risorse africane e l ingerenza nella politica interna dei paesi africani che va comunque condannata. Il titolo della articolo è fuorviante e va dato merito ha chi ha denunciato questo incredibile e vergognoso stato di cose.
Gianluca Castro says:
Gen 25, 2019
Come del tutto evidente il mio articolo non giustifica proprio niente. Propone solo un approccio realistico.
Ipotizzare di abbandonare tout court l’Africa al suo destino, in nome di un vago principio di diritto all’autodeterminazione degli africani equivale, dopo secoli di ingerenza e dominazione, a una fuga dalle proprie responsabilità da parte degli europei più che a un tardivo risarcimento.
L’esempio della Liberia, creata dagli USA per riportare in Africa i discendenti degli schiavi d’America, mi pare un esempio sufficiente di distanza dalla realtà dell’ipocrita frenesia umanitaristica.
Peppino coppola says:
Gen 27, 2019
Il diritto all autodeterminazione e fondamentale e non discutibile. Sostenere che gli africani non hanno la capacita di governarsi e che l uomo bianco europeo ha un fardello da portare (Kipling) vuol dire tornare a 70 anni fa. Altro che sovranismo!