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Home L'Editoriale

Le periferie bruciano. Si scatena la rivolta degli umili, degli onesti

di Marco Valle
14 Novembre 2014
in L'Editoriale
2
Le periferie bruciano. Si scatena la rivolta degli umili, degli onesti

E alla fine ci sono riusciti. Bravi. Complimenti innanzitutto a Romano Prodi, il padre “nobile” del disastro. Agli eurocrati e ai loro servi. Poi grazie alla signora Boldrini, ai “buonisti” dei talk show, ai preti senza fede e senza senno, ai professionisti dell’accoglienza a casa altrui. Complimenti sinceri pure agli ammiragli che borbottano sulla follia di “Mare nostrum” ma attendono fiduciosi la pensione e ai professionisti del dolore. Tanti applausi anche a quel genio d’Alfano e tanti vibranti auguri a tutti quei coglioni del centro destra che volevano erigerlo, solo due anni fa, a leader assoluto del defunto PdL…

Alla fine ci sono riusciti. Tutti assieme. Un capolavoro d’idiozia politica e perfetto progetto di disastro sociale bi-partisan. I poveri contro i poverissimi, gli ultimi contro gli ultimissimi (di cui, onestamente, non ce ne frega niente, ma questo è un’altro discorso…). Il risultato ultimo è rabbia, cattiveria, odio. Violenza. Le periferie bruciano. Da Roma a Milano. Dalla Sicilia a Gorizia. L’intera Italia metropolitana si sta incendiando.

Non è un telefilm è la realtà. Da Piazza Corvetto alle borgate romane, anziani e giovani, italiani e immigrati regolari, vivono nell’angoscia e temono d’uscire dalla loro abitazioni perchè al ritorno possono ritrovare il loro appartamento occupato da bande di clandestini, di abusivi. Arroganti e brutali. Denunciare non serve a nulla: le forze dell’ordine non possono agire, sono impotenti. Nessuno si prende nessuna responsabilità. Del resto, non vi sono ordini chiari, netti. La politica è assente, la magistratura nicchia. Perchè rischiare, si chiede il poliziotto, se nessuno ti copre, ti appoggia?

Non è una soap opera è la quotidianità. I quartieri popolari stanno divendo una trincea, un campo di battaglia. Senza regole, senza legge. Da una parte vi sono gli italiani — donne, uomini, vecchi e ragazzi — intrecciati con gli immigrati regolari — altre donne, uomini, vecchi e ragazzi —, tutti uniti (alla faccia del razzismo e degli obsoleti schemi destra/sinistra…) nel segno della legalità e della proprietà (una bella parola…)  contro i ladri, i criminali, gli “okkupanti”. Un’umanità disillusa ma compatta che si oppone ai saccheggiatori, ai criminali, alle bande di zingari (chiamamoli nuovamente con il loro vero nome e non rompiamo più le scatole…) che derubano l’inderubabile. La casa.

Un problema centrale. La casa.  Magari un alloggio popolare, spesso situato in un quartiere periferico, mal servito, umile. Ma la casa è il bene più prezioso e irrinunciabile per ogni essere umano. La casa è una conquista e un vanto. La casa è una sicurezza e un rifugio. La casa è segno di dignità sociale. Non a caso, quella stramba cosa che si chiamò un tempo lontano Fascismo aveva posto proprio la casa (costruendo quartieri moderni e intere città “di fondazione” per i lavoratori) al centro delle sue politiche sociali…

Torniamo all’oggi. La prateria brucia. Attendendo che Renzi e l’ex Cav. decidano quale legge elettorale applicare per meglio assicurare i loro interessi, tutto cambia. Tutto si muove. Velocemente. Drammaticamente. Mentre l’invasione continua inarrestabile dall’Africa e dal Medio Oriente, una nuova criminalità per lo più esogena — un fenomeno ancora tutto da chiarire e indagare — ha rotto gli schemi tradizionali e cerca d’imporre ovunque zone d’extraterritorialità, d’illegalità diffusa. Un contropotere criminale che si fa forte dell’assenza dello Stato e di culture deboli ma, purtroppo, dominanti.

In questo “buco nero” trovano spazio e agibilità i c.d “antagonisti” (?) — qualche migliaio di ragazzini sbandati (ma chi sono i capi, come, dove e di cosa vivono…?) “stranamente” sinergici alla criminalità organizzata —. Dietro agli “okkupanti” non vi è alcuna idea di rivoluzione, ma solo confusione e ribellismo, i più furbi riciclano  qualche schema della defunta Aut.Op (ma senza la dignità culturale di Negri e co.), ma nulla di più. Poca roba. Intanto — con soddisfazione delle nuove e vecchie mafie —  bastonano i pensionati del Sunia a Milano, aggrediscono Salvini a Bologna, cercano ovunque lo scontro con chi protesta: i residenti, i comitati spontanei, i ragazzi di Casa Pound, i rappresentanti di FdI e della Lega.

Il tutto con il consenso/assenso  dei sindaci “arancione” come De Magistris, Pisapia, Doria, dei media e dei “benpensanti”. Basta una spruzzata di multiculturalismo strampalato, un cucchiaio di paleo marxismo, un po’ d’anarchismo per dimenticare la realtà delle periferie. Per scordare la violenza e i tanti affari. Con gli zingari, con il narco traffico, con i nuovi negrieri. Il tutto sulle spalle dei più deboli. Degli indifesi. Come sempre.

Speriamo che i “buonisti” non si dispiacciano se qualche indifeso — italiano o regolare, poco importa —  abbia deciso di difendersi. E agire.

 

 

Tags: Africacasaforze dell'ordineGoriziaimmigrazione clandestinaMedio OrienteMilanoperiferieRomasicurezzazingari
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Commenti 2

  1. Pingback: Associazione Tatarella – Poveri vs poverissimi: il quadro a tinte fosche di Tor Sapienza
  2. daniele says:
    6 anni fa

    Immigrati regolari? (Quanti regolarizzati?)Immigrati irregolari?PRIMA GLI ITALIANI.Se qualcuno si installasse in casa vostra limitandosi a pagare le spese correnti e considerandosi quindi comproprietario della casa, voi che fareste? Chi l’ha fatta l’Italia (con quel che funziona bene e quel che funziona meno bene)?

    Rispondi

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