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Home L'Editoriale

L’esempio di Jan, la causa dei popoli

di Gianluca Castro
17 Gennaio 2019
in L'Editoriale
1
L’esempio di Jan, la causa dei popoli

Czech philosophy student Jan Palach who set fire to himself in Prague, in protest against Russian occupation of his country. (Photo by Central Press/Getty Images)

Mezzo secolo è passato dal sacrificio – il 19 gennaio 1969 – di Jan Palach, giovane studente di filosofia di Praga, che per simbolicamente protestare contro l’invasione sovietica della Cecoslovacchia aveva deciso di cospargersi di benzina e darsi fuoco nella storica piazza San Venceslao.
Dopo anni di oblio è ormai riconosciuto e proclamato eroe nazionale del suo Paese, e oggi il suo gesto estremo, che peraltro non fu isolato, viene ricordato da tutti come esempio di coerenza e coraggio.


Almeno altri sette giovani, infatti, tra cui l’amico Jan Zajíc, seguirono nei mesi successivi l’esempio di Palach e si tolsero la vita, nel silenzio degli organi d’informazione, controllati dalle forze sovietiche d’invasione.
Sul luogo del sacrificio di Jan furono infatti rinvenuti alcuni scritti recanti questa dichiarazione: “Poiché i nostri popoli sono sull’orlo della disperazione e della rassegnazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta e di scuotere la coscienza del popolo. Il nostro gruppo è costituito da volontari, pronti a bruciarsi per la nostra causa. Poiché ho avuto l’onore di estrarre il numero 1, è mio diritto scrivere la prima lettera ed essere la prima torcia umana. Noi esigiamo l’abolizione della censura…
Se le nostre richieste non saranno esaudite e se il nostro popolo non darà un sostegno sufficiente a quelle richieste, con uno sciopero generale e illimitato, una nuova torcia s’infiammerà”.


Un manipolo di giovani, dunque, non ha esitato a immolarsi in nome dell’indipendenza e della sovranità cecoslovacca calpestata dalle forze armate sovietiche e del Patto di Varsavia che avevano occupato il loro Paese nel nome dell’ortodossia socialista messa in dubbio da Alexander Dubček segretario del locale Partito Comunista (PCC) ma fautore di una linea riformista e antiautoritaria invisa a Mosca, detta “socialismo dal volto umano”.
Cinquant’anni sono passati e i popoli europei debbono ancora confrontarsi con l’ingerenza esterna che conta su un ben articolato sostegno a un’invasione questa volta per ora formalmente solo economica…
Anche la censura continua a mordere le menti dai popoli…


I fini sono gli stessi, i metodi però più subdoli e raffinati.
Il ruolo dei cingoli dei carri armati del Patto di Varsavia è stato preso dallo Spread e dalle agenzie di rating, i generali sovietici si sono trasformati in Commissari europei, la censura si è trasformata in fake news ripetute e diffuse a reti unificate da tutti gli organi di disinformazione mondialista.
Lo spiraglio di libertà, formalmente concesso attraverso il voto popolare, sarà sufficiente però a scardinare il meccanismo eurousurocratico.
Saranno quelli che gli euroinomani definiscono spregiativamente ‘analfabeti funzionali’ a rappresentare la nostra salvezza.
Lo faranno nel nome di Jan e di chi ne ha indomitamente seguito l’esempio.
Prima che siano i popoli europei a finire consumati in un rogo che sarebbe quello dell’intera civiltà.

Tags: CecoslovacchiacomunismoEuropaJan Palach
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Commenti 1

  1. Sergio anzaghi says:
    2 anni fa

    L’emancipazione dell’ingiustizia ha tolto la maschera al suo popolo e gli ha donato il mezzo espressivo.

    Rispondi

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