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Home Economia

L’Italia malata/ La grande fuga all’estero dei giovani meridionali

di Nicola Silenti
27 Settembre 2018
in Economia, Home
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L’Italia malata/ La grande fuga all’estero dei giovani meridionali

 

Un paese con un presente cupo e un futuro troppo lontano. Nessun rilancio dell’Italia sarà mai possibile senza risposte serie ed efficaci alle vere emergenze nazionali. Urgenze da decenni sulla bocca di tutti i partiti politici, eppure abbandonate a un destino di silenzio e indifferenza. Una sorte che sembra il destino irreversibile del Meridione d’Italia, la grande malattia che offusca il cielo di uno dei territori più decantati dalle guide turistiche del mondo e che incupisce i sogni e le speranze delle sue generazioni più giovani, costrette oggi più che mai a un esodo di massa che sembra riportare le lancette della storia italiana al secolo scorso, quello dei bastimenti e dell’emigrazione di massa verso le Americhe.

Oggi più di ieri infatti il Meridione d’Italia si svuota, con quasi due milioni di giovani costretti a lasciare i luoghi d’origine per cercare una vita migliore al Settentrione o all’estero, nel Regno unito soprattutto. Così, mentre le coste del Paese vengono prese d’assalto dai migranti in arrivo dall’Africa e dal Medio oriente, nel nome di uno strano meccanismo di spoliazione e di ripopolamento, oggi l’Italia assiste a un fenomeno migratorio impressionante e comunque degno di un Paese ormai allo stremo, incapace di offrire a tanti suoi cittadini uno straccio di prospettiva futura. Di certo, per un paese che vuole immaginarsi un futuro, perdere quasi 300 mila giovani in circa quindici anni è una colpa imperdonabile. Uomini e donne di età compresa tra i 15 e i 35 anni, le fasce di età su cui i paesi più evoluti costruiscono al contrario le fondamenta di tutto un sistema. Accade così ovunque, tranne che da noi, impantanati fino al collo in un’emergenza, quella sui migranti, che distrae risorse, tempo ed energie alle nostre giovani generazioni, ormai lasciate senza tutele in balia del proprio destino, come testimoniano decine di studi e di ricerche e come confermato dal recente rapporto sulle condizioni economiche e sociali del meridione d’Italia pubblicato dallo Svimez, l’associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno.

A leggere con attenzione i numeri si rimane impressionati dal fenomeno correlato dell’immigrazione interna, quell’esodo di giovani lavoratori del Sud verso le regioni virtuose del Settentrione che è una piaga mai davvero affrontata e di certo mai risolta: un vero e proprio esodo al Nord di quella parte del Paese, la più povera e indifesa, che tra pochi anni, senza lo straccio di un ricambio generazionale si ritroverà drammaticamente anziana. In ogni caso, anche per i più ottimisti diventa ogni giorno sempre più complicato scorgere segnali di fiducia in questo drammatico momento.Si assiste a una lenta e inarrestabile agonia di un Paese che vede con frequenza sconcertante molti dei suoi comuni, specie quelli più piccoli, morire a causa dello spopolamento. Un Paese che ormai conta, statistiche alla mano, cinque milioni di poveri e quasi 500 mila famiglie senza alcuna fonte di reddito.Ma soprattutto si ha l’impressione che siano in pochi quelli a cui importi davvero qualcosa di questa Italia dalle infinite potenzialità inespresse ma succube di una corruzione ormai arrivata a livelli intollerabili e a un sistema politico istituzionale prigioniero di un’instabilità perenne. Un’instabilità in gran parte frutto di un inaccettabile clima da perenne campagna elettorale senza logica e senza fine, in cui gli interessi di parte minano dalle fondamenta la credibilità dell’establishment e il futuro di una nazione che ricorda ogni giorno di più una nave alla deriva per giunta “INGAVONATA”.

 

Tags: disoccupazioneeconomialavoro
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