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Home Economia

L’Italia seria/ Storie di famiglia e di occhiali. Il successo delle lenti “coloniali” LGR

di Francesco Cappuccio
3 Novembre 2015
in Economia, Home
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L’Italia seria/ Storie di famiglia e di occhiali. Il successo delle lenti “coloniali” LGR

Spero non vi sia sfuggito, guardando la locandina del film I due volti di gennaio, il particolare degli occhiali indossati dai protagonisti del film di Hossein Amini. In particolare – raccontano i ben informati -, l’attrice protagonista della pellicola, Kirsten Dunst li porterà con sé a riprese ultimate. La mia speranza è associata alla volontà di ricordare che quegli occhiali sono un altro dei simboli di un’Italia reale. Oserei dire regale. A produrre gli occhiali è Luca Gnecchi Ruscone, romano di trentadue anni che si è messo in testa di proseguire quanto fatto ad illo tempore dal nonno. Quel Raffaello Bini – fiorentino avventuroso, fotoreporter e cineoperatore dell’Istituto Luce e poi imprenditore di successo (nella foto) – che per quarant’anni, dal 1930 al 1970, ha lavorato in Eritrea, esportando lavoro e benessere per famiglie locali degli oltre ottocento operai impiegati nella sua fabbrica di fotottica. Altro che democrazia. Punti di vista, direbbe qualcuno. Questione di lenti, aggiungo.

Quelle della LGR, – la marca che vorrei sottoporre alla vostra attenzione- che riesce a coniugare stile e affidabilità, tutta italiana. Luca si è fatto le ossa come studente lavoratore. Vendeva prodotti futili nelle spiagge di Hong Kong per pagarsi gli studi del corso di Economia nell’ateneo locale. Dopo la laurea, lavora in una multinazionale di Shanghai. La storia inizia nel 2005 ad Asmara, in Eritrea. Qui Luca, in viaggio di piacere, visitò uno dei negozi di ottica di proprietà del nonno. Nel vecchia bottega il giovane romano scoprì una scatola di occhiali da sole, risalenti al periodo coloniale che erano stati importati dall’Italia 50 anni prima. Affascinato dal design elegante, riportò i pezzi rimasti in Italia.

“Le belle forme del modello d’occhiali ritrovato nel magazzino del nonno in Eritrea, mi riportarono subito alla memoria il romanticismo di un’epoca ormai passata. L’unione di due mondi: l’Africa avventurosa (ricordate, a proposito, la saga di Morosini di Giorgio Ballario, il maestro del giallo coloniale? ndr) e il fascino glamour del design Italiano. Tornai quindi nei vecchi laboratori artigianali italiani per creare una linea in grado di cogliere questa eleganza senza tempo”, racconta Luca Gnecchi Ruscone. La notizia della speciale scoperta si diffuse subito e molti lo contattarono per poter ricevere questi occhiali da sole. Successivamente Luca Gnecchi Ruscone rintracciò i produttori degli occhiali ritrovati ad Asmara e riaprì il laboratorio, ormai chiuso dal 1968. Avviò una piccola produzione di montature, rispettando gli stessi metodi artigianali utilizzati per i modelli originali, avvalendosi di materiali di alta qualità.

L’intuizione è felice e il gioco è fatto. Oggi gli occhiali LGR sono indossati da attrici famose e personaggi che influenzano le scelte dei comuni mortali. Buon per lui. Lo scorso anno, il fatturato dell’azienda ha superato i due milioni di euro e sono stati prodotti oltre 26mila paia di occhiali. Quell’Italia che conquista il mondo. Come faceva Raffaello Bini. Quando riusciva a colonizzare il corno d’Africa semplicemente coi valori del lavoro e benessere per tutti. Quei neger che seppero apprezzare fino al 1975, quando il governo comunista di Menghistu lo cacciò insieme agli altri coloni, confiscandogli i beni. Da allora, la storia di quei posti e dei loro abitanti è cambiata. Sconvolgendo quella di Bini – costretto a tornare a Firenze -, ma anche quella dei popoli dei paesi bagnati dal Mar Rosso e dal Mediterraneo.

Tags: AfricacinemacolonialismodesigneconomiaEritreaGiorgio Ballarioindustria italianaKirsten DunstlavoroLuca Gnecchi Rusconeocchiali LGRRaffaello Bini
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