Triste, molto triste la storia di Fermo. Una rissa di strada tra una coppia nigeriana — molto manesca… — e un ragazzone un po’ coglione che alleva tori e vota PD. Insulti, minacce e poi i pugni. Per motivi ancora ignoti ( ma certamente futili e stupidi), l’italiano prende un po’ di sberle dai neri e poi reagisce. L’africano — secondo i testimoni oculari — incassa un cazzotto (fatale) e scivola su un palo. Crolla a terra. Muore.
Le versioni sono divergenti e contrastanti. Di certo non vi sono vittime e carnefici ma soltanto tre cretini che si prendono a pugni e schiaffi per motivi inconsistenti. Una scena, purtroppo, abituale. L’Italia — basta leggere le cronache — è piena di violenza, di disperazione. Di cattiveria.
In un paese normale tutti — giudici, avvocati, mass media, politici e vescovi — avrebbero atteso l’esito delle indagini prima di dare giudizi, opinioni. Sentenze. Assoluzioni e condanne. Purtroppo non è così. L’Italia non è più un paese di persone raziocinanti, mentalmente stabili. L’Italia è un paese di emotivi, di stupidi e di (troppi) furbi.
Lo conferma la follia dei mass media che hanno trasformato la tragedia di Fermo nella nostra piccola Dallas adriatica; lo conferma la speculazione del governo Renzi che — dimenticando i fastidiosi morti di Dacca e i tanti italiani assassinati negli ultimi mesi dai “migranti” — ha eletto Fermo (tradizionale feudo rosso) in una succursale dell’Alabama vecchio stile; lo conferma il Pd che preferisce dipingere Amedeo Mancini (il presunto assassino) come il capo di un’improbabile sezione marchigiana del KKK, e scorda invece che il collerico allevatore di tori — come raccontato più volte dal sindaco democratico della cittadina — era un sostenitore accanito della sinistra e, a tempo perso, un acceso ultrà della squadretta di calcio locale. Insomma uno sfigato (come i due africani), con tanti problemi irrisolti, ma non un “difensore dell’arianesimo” (come alcuni nazitonti vorrebbero) e molto, molto lontano da atmosfere pseudo nibelungiche…
Ma il defunto nigeriano (pace all’anima sua) serve. Serve al gioco mediatico, ai sondaggi governativi, ed è utile (da morto) ai devoti senza fede e ai rottami dell’ultra sinistra. Ma, soprattutto, la sorte nefasta di Emmanuel Chidi Nnamda — suo malgrado nuova icona di quest’Italia inutile — è necessaria agli interessi di chi (pretacci, politici, cooperative e malavitosi) dell’invasione ha fatto un lucroso affare.
Un gioco sporco ma prevedibile. Troppo prevedibile e facile da smontare. Eppure è difficile dirlo. Ma dove sono la ragione, il senso critico, la legge? E, soprattutto, dov’è Destra politica?
3 commenti
Gabriele Baraldi says:
Lug 10, 2016
Senza voler esprimere giudizi etici e morali l’unica lezione che si puo’ oggettivamente trarre dalle vicende degli ultimi anni è che in qualsiasi parte del mondo dove vi siano processi di integrazione essa produca vittime e spargimento di sangue, anche negli U.S.A. nonostante sia stata combattuta una guerra civile ed sia stato eletto un Presidente di origini africane il problema dell’integrazione non è stato risolto.Anche la tesi secondo cui bisogna investire nelle nazioni di origine per evitare le immigrazioni di massa ha come pegno il sangue come purtroppo testimoniato dalle recenti vittime italiane in Bangladesh. Non esistono ricette a buon mercato su questo terreno, l’unico giudizio etico che mi sento di dare è sui soliti sciacalli/avvoltoi catto-sinistri che su una vicenda come quella di Fermo imbastiscono la solita pelosa retorica a fini elettorali.
Lino Raudi says:
Lug 10, 2016
Il razzismo (ovviamente faSista). Comodissimo termine sempreverde ma soprattutto pronto all’uso. Brandito a mo’ di fiammeggiante spada da chi più democratico di così non si può.
In prima linea, te pareva, i più accesi portavoce di Santa Romana Chiesa.
Coll’avvento dell’ultimo Pontefice, non bastava averne uno meglio due, grande rivoluzione al Vaticano. Dopo millenni di sottomissione alla logica del profitto, della monetizzazione della fede, dell’omertà nel più classico stile massonico e paramafioso rieccoci al pauperismo delle origini. Classico stile francescano.
Ma la più classica pelosità gesuitica non ha tardato a dar inequivocabile segno di sé. Specie nei confronti dell’inarrestabile immigrazione. Saltando a piè pari qualsiasi tipo di logica. Fregandosene di inevitabili tensioni nonché degrado sociale. Echissenefrega. Tanto tutto ha luogo al di fuori dei minuscoli e ovattati confini del Regno dei Francobolli.
Ma comunque e sicuramente, questi signori non mancheranno di dare il classico buon esempio.
La Chiesa, su tutto il territorio nazionale, è proprietaria di un numero imprecisato di immobili dismessi. Conventi e seminari deserti, spesso ubicati in luoghi di assoluto pregio.
Quindi non esiterà. Nel metterli a disposizione dei fratelli profughi. Togliendoli dalla vita animalesca di centri accoglienza al collasso. Sia in termini numerici che di igiene; entrambi, in tutta franchezza, da incubo.
E conseguente rinuncia ad alienarli (profumatamente) a privati. Al fine della riconversione in lussuose, amene residenze.
Allora forse “ci scapperà” qualche morto in meno.
Ma le menzogne, quelle, rimarranno ad libitum.
“Calunniate, calunniate. Che qualcosa resterà”.
Antico e mai riposto adagio adattissimo alla bisogna.
Cerullo pietro says:
Lug 12, 2016
Penso,caro Marco, che viviamo in un paese in cui la grande maggioranza degli abitanti,(non meritano la qualifica di cittadini), e’ composta di cretini, conformisti e cinici. Perché così li hanno resi le pubbliche istituzioni, politiche, religiose e mediatiche. Ma anche perché l’ italiano medio, che si sente furbissimo, ci sguazza nell’orgia di retorica, demagogia , affarismo che illegalità, buonismo e immigrazione propiziano. Senza capire che l’immigrazione selvaggia, sfruttata e blandita genererà rapidamente violenza e non solo in danno degli immigrati