• Home
  • Cos’è Destra.it
  • La redazione
  • Newsletter
  • Contattaci
giovedì 1 Giugno 2023
  • Login
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Newsletter
Destra.it
SOSTIENICI
  • Pòlis
  • Il Punto
  • Società & Tendenze
  • Economia
  • Europae
  • Estera
  • Mondi
  • Libri & Liberi
  • Altre
    • Terra Madre
    • Multimedia
    • Arte&Artisti
    • Televisionando
    • Appunti di viaggio
    • Al Muro del Tempo
    • Rassegna Stampa
  • Pòlis
  • Il Punto
  • Società & Tendenze
  • Economia
  • Europae
  • Estera
  • Mondi
  • Libri & Liberi
  • Altre
    • Terra Madre
    • Multimedia
    • Arte&Artisti
    • Televisionando
    • Appunti di viaggio
    • Al Muro del Tempo
    • Rassegna Stampa
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Destra.it
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Home Multimedia

“L’ufficiale e la spia”: Polanski racconta il caso Dreyfus

di Tommaso de Brabant
17 Dicembre 2019
in Multimedia, Televisionando
0
“L’ufficiale e la spia”: Polanski racconta il caso Dreyfus
       

La storia è quella, celeberrima, del “j’accuse” di Zola: nella Francia di fine ‘800, l’artigliere ebreo Alfred Dreyfus è accusato d’aver venduto alla Germania notizie sui progressi tecnologici dell’esercito francese. Il colonnello Georges Picquart sostituisce l’ufficiale, ormai moribondo, che aveva individuato in lui “quella canaglia di D.” indicata nelle prove, e si convince d’un errore giudiziario; ma sia lo stato maggiore dell’esercito che il governo pretendono di insabbiare la questione, e di lasciare Dreyfus in esilio all’Isola del Diavolo.

Nuova collaborazione fra Roman Polanski e l’amico Robert Harris (scrittore coltissimo, storico non proprio rigoroso). L’ultimo bel film di Polanski era stato proprio l’adattamento d’un romanzo di Harris: “L’uomo nell’ombra” (2010). Il colossale progetto per “Pompei” era invece crollato sotto il peso di costi eccessivi.

Presentato a Venezia, il film è stato oggetto d’una polemica; non per l’opera in sé (che anzi ha ricevuto consensi unanimi), ma per il passato di Polanski. Lucrecia Martel, cineasta argentina ritrovatasi chissà perché presidente della giuria, ha aspettato l’apertura della rassegna per lamentarsi che il film non avrebbe dovuto essere presentato (si fosse lagnata prima, costei non avrebbe ricevuto attenzione). Il motivo è sempre il solito: lo stupro inflitto dal regista franco-polacco ed eterno esule, nel 1977, ai danni dell’allora 13enne Samantha Geimer.

Quel che Polanski ha fatto è innegabilmente orribile; ma è altrettanto palese che la pretesa della Martel di farsi giustiziera d’una vicenda la cui vittima ha perdonato il colpevole è stato solo un tentativo di cavalcare l’onda di baracconate rancorose alla “Me Too”; Polanski è stato comunque condannato da chi di dovere, e non risulta che la Martel sia fra loro. Questa smania inquisitoria potrebbe inoltre fermarsi di fronte al vissuto di Polanski: un uomo che si trascina dietro una colpa atroce, ma che è anche accompagnato e segnato dall’orribile perdita della prima moglie, Sharon Tate, vittima (con amici, e col bambino che aspettava) dell’eccidio di Cielo Drive (le disgrazie di Polanski non sono una giustificazione, ma dovrebbero far considerare quando si deve smettere di perseguitare un uomo che ha già abbastanza fantasmi addosso).

Varie le reazioni: Luca Barbareschi, produttore del film, si è visto togliere dalla Martel l’attenzione che a sua volta sperava di attirare in quanto produttore (una volta tanto) d’un film prestigioso, e ha reagito con furia. Giuria, addetti ai lavori e pubblico hanno acclamato il film. Polanski non ha risposto alla collega; interrogato sul perché, ha detto che a 86 anni (trascorsi non proprio con rilassatezza) è troppo stanco per lottare con i mulini a vento. Ne sono passati 42 dal fattaccio, ma si rende conto che spunterà sempre una Martel qualsiasi a rinfacciarglielo.

Con buona pace della presidente, il resto della giuria ha premiato il film col Leone d’Argento.

“L’ufficiale della spia” è un film assai bello, e segna una svolta nella produzione di Polanski, i cui ultimi tre film (“Carnage”, 2011; “Venere in pelliccia”, 2013; “Quello che non so di lei”, 2017) erano mediocri (fiacche versioni filmiche di brutte commedie teatrali i primi due, thriller stanco e prevedibile il terzo).

Più che di Polanski, “L’ufficiale e la spia” è il film di Jean Dujardin: nonostante il titolo ne indichi due, c’è un protagonista solo, la spia (il colonnello Marie-Georges Picquart; l’ufficiale, ossia Dreyfus, resta quasi sempre fuori scena) interpretata da questo comico abilissimo a trasformarsi in attore drammatico.

Gli è quasi pari l’interpretazione di Gregory Gadebois, che dietro le parvenze bovine del maggiore Henry cela un’interpretazione ricca di sfumature. Il resto del cast funziona bene, tanto da potersi permettere due non-attori (l’attonito Louis Garrel nel ruolo di Alfred Dreyfus, l’inamovibile Emmanuelle Seigner fa la solita fatalona – uno è figlio di regista, l’altra ha sposato proprio Polanski, e ogni tanto bisogna sorbirseli). Una particina c’è anche per Barbareschi.

Uno dei punti decisivi del processo Dreyfus è la prova grafologica: e il film infatti è calligrafico, calibratissimo (in una sequenza, la macchina da presa è collocata in modo da inquadrare tre attori allineati attraverso una porta socchiusa), nitido, visivamente monotono (un continuo spostarsi fra salotti lividi in una Parigi perennemente rannuvolata), senza emozioni (tenendo fede al realismo propugnato proprio da Zola).

Una sola scena grottesca: l’ufficiale che inveisce contro la degenerazione della Francia, mentre la sifilide lo divora; e due sole scene di scavo psicologico: i due brevissimi dialoghi fra Picquart e Dreyfus, che mostrano nel primo l’arroganza e nel secondo l’ingratitudine dell’accusato (personaggio piccolo strumento d’una vicenda enorme, reso celebre non per suoi meriti, ma per l’opportunismo col quale Zola e Clemenceau seppero amplificarne la vicenda per ribaltare il governo in carica).

Una ricostruzione insomma precisa, che non offre spazio né alla caricatura (a parte Bashir, impresentabile custode, e un pochetto Bertillon, il grafologo interpretato da Amalric) né al sentimentalismo, evitando di indulgere nella santificazione della vittima in quanto tale (come in Italia è recentemente successo, anche al cinema, col “geometra” Cucchi). Impeccabile, quasi impressionante, la ricostruzione di ambienti e costumi d’epoca: la Francia di fine ‘800, ancora sgangherata dalle batoste subite dai tedeschi ma piena di sicumera nella propria “grandeur”, sospesa tra conservatorismo ottuso e progressismo maligno.

Tags: Alfred DreyfuscinemaRoman Polanski
Articolo precedente

Televisionando 2019/ Un anno di cinema e dintorni

Prossimo articolo

Cina e India continuano ad inquinare il pianeta. L’Occidente paga

Tommaso de Brabant

Correlati Articoli

Quel sole ingannatore (e senza avvenire) di Nanni Moretti
Multimedia

Quel sole ingannatore (e senza avvenire) di Nanni Moretti

di Massimo Weilbacher
6 Maggio 2023
0

Sono molti i temi che Nanni Moretti - con il solito taglio autoreferenziale e autocelebrativo, ma con indubbia bravura filmica...

Leggi tutto
Telefoni bianchi e amori neri. La parabola di Luisa Ferida e Osvaldo Valenti

Telefoni bianchi e amori neri. La parabola di Luisa Ferida e Osvaldo Valenti

4 Maggio 2023
“Miracle”: un film che mantiene la promessa del titolo

“Miracle”: un film che mantiene la promessa del titolo

19 Aprile 2023
“I tre moschettieri”: segnali di rinascita dalla Francia, mentre Cinecittà va in letargo

“I tre moschettieri”: segnali di rinascita dalla Francia, mentre Cinecittà va in letargo

11 Aprile 2023
Carica altro
Prossimo articolo
Cina e India continuano ad inquinare il pianeta. L’Occidente paga

Cina e India continuano ad inquinare il pianeta. L'Occidente paga

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ultimi articoli

L’egemonia culturale è una cosa seria. A differenza del “caso” Fazio e Annunziata

L’egemonia culturale è una cosa seria. A differenza del “caso” Fazio e Annunziata

1 Giugno 2023
Caucaso/ Il Nagorno Karabakh ancora sotto assedio

Caucaso/ Il Nagorno Karabakh ancora sotto assedio

1 Giugno 2023
Urbanistica/ La città giardino tra utopia e realtà

Urbanistica/ La città giardino tra utopia e realtà

1 Giugno 2023
Il partito postdemocratico unito e l’opposizione che non c’è

Il partito postdemocratico unito e l’opposizione che non c’è

1 Giugno 2023

Tag

Africa Berlusconi centrodestra Chiesa cattolica Cina cinema coronavirus Donald Trump economia elezioni Europa fascismo forze armate Francia Fratelli d'Italia geopolitica Germania Giorgia Meloni Gran Bretagna guerre immigrazione clandestina ISIS Islam lavoro Libia Mare Marine Le Pen Matteo Renzi Matteo Salvini Mediterraneo Milano Partito Democratico petrolio Roma Russia Siria sovranità nazionale storia terrorismo trasporti Turchia Ucraina Unione Europea USA Vladimir Putin
Facebook Twitter

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Destra.it per restare continuamente aggiornato.
Ti segnaleremo novità, eventi ed accadimenti più interessanti!

Menu

  • Home
  • Cos’è Destra.it
  • La redazione
  • Newsletter
  • Contattaci

Destra.it

Un giornale telematico che raccoglie le idee, i contenuti, i confronti della comunità umana e intellettuale della destra europea, moderna, nazionale e sociale. Rappresenta l’accesso alla rete e la piattaforma di dibattito di chiunque, provenendo o aderendo a un lungo percorso storico, si riconosca in quei valori culturali e ideali su cui si è sedimentato nei secoli il pensiero di destra.

© 2021 - Destra.it periodico online indipendente; Registrazione Tribunale di Milano n. 30 del 9/2/2021; Sede: Viale Papiniano, 38 Milano.

Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Home
  • Chi siamo
  • La Redazione di Destra.it
  • Newsletter
  • Contattaci
  • Categorie
    • Pòlis
    • Il punto
    • Europae
    • Mondi
    • Estera
    • Guerre e pace
    • Economia
    • Levante
    • Libri&LIBERI
    • Arte&Artisti
    • Multimedia
    • Facite Ammuina
    • Al Muro del Tempo
    • Appunti di viaggio
    • Rassegna Stampa

© 2021 - Destra.it periodico online indipendente; Registrazione Tribunale di Milano n. 30 del 9/2/2021; Sede: Viale Papiniano, 38 Milano.

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password?

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In