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Il racconto/ Litigi celesti. Ai genovesi il Paradiso dei “buonisti” va stretto…

di Massimo Weilbacher
3 Ottobre 2017
in Home
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Il racconto/ Litigi celesti. Ai genovesi il Paradiso dei “buonisti” va stretto…

“Ou belin figioe, ma avete sentito cosa è successo? Roba da matti!”

La voce, stentorea e abituata al comando, è quella di un’anima in pena che fende in fretta le nuvole del paradiso piombando su quella che ospita il circolo delle anime genovesi, un cenacolo esclusivo che riunisce i genovesi illustri passati a miglior vita ed ascesi all’empireo.

”Belin, ma vi rendete conto, porca bagasc…”

L’anima è decisamente fuori di sé e viene subito richiamata all’ordine da un collega, un tipo dall’aria pensosa col viso incorniciato da una bella barba bianca.

“Scilénçio! Ci manca solo che un cherubino la senta parlare così in un luogo come questo! Finirebbe subito da San Michele e rischierebbe di essere scacciato dal Paradiso per cattiva condotta”.

“Eh già per lei è facile parlare, caro signor Giuseppe Mazzini… ma si metta nei miei panni. Non ha sentito cosa è successo al nostro amico Cristoforo Colombo? San Pietro lo ha sbattuto fuori di qui e scaraventato in Purgatorio per via di quello che è successo dopo la scoperta dell’America. Per secoli lo hanno celebrato come un benefattore dell’umanità, uno che ha cambiato la storia del mondo e adesso di colpo è diventato un malfattore. Ora sulla Terra distruggono le sue statue e cancellano le sue celebrazioni. Secondo me anche la storia del Purgatorio è una mussa: con le colpe che gli stanno appioppando si ritroverà all’inferno in men che non si dica, altro che due annetti in Purgatorio.”

“Eh si, caro ammiraglio Andrea Doria, questa storia dell’amico Colombo è decisamente seccante. Perché è vero che se la tirava un po’ per via della scoperta dell’America, di tutti quei monumenti che gli hanno fatto in giro per il mondo, di tutti i posti ai quali ha dato il nome: solo negli USA almeno una cinquantina di città, il distretto della capitale, l’Università, persino uno Space Shuttle… e poi uno stato intero in Sud America, una enorme provincia e un fiume in Canada, persino sulle palanche da 5.000 lire lo avevano messo…. però di finire dove è finito non se lo meritava proprio. Non capisco però perche si preoccupi tanto, ammiraglio… cosa c’entra lei col povero Colombo, a parte il fatto che era zeneize come noi altri?”

“E bravo sciô Mazzini! Ma non capisce che se questi cominciano a rivedere tutti i casi delle anime del paradiso e a revisionare tutti i giudizi divini sui loro peccati in base alle nuove regole politicamente corrette qui non si salva più nessuno? Pensi che adesso giù sulla Terra c’è un Papa che dice che bisogna accogliere tutti senza tante storie e che non dobbiamo contrastare le altre religioni, nemmeno i Saraceni, anzi siamo noi che ci dobbiamo adattare a loro… ma si rende conto? Se i suoi Capi qui al piano di sopra sono d’accordo, non ci metteranno molto ad arrivare da noi. Altro che Papa Paolo III, col quale ai miei tempi avevo organizzato la Lega Santa per combattere i Saraceni e tenerli lontani dalle nostre coste. Adesso pare che quegli abelinati sulla Terra le navi le usino per andarli a prendere invece che per allontanarli e dicono che quello che abbiamo fatto per secoli era tutto sbagliato. Oggi come oggi se fossi laggiù non mi lascerebbero nemmeno più mettere le croci sulle vele delle mie galere. Se ghè pensô …. sa quanto mi sono costate tutte quelle spedizioni… a Prevesa, Algeri, Tunisi?”

“E va ben, ammiraglio Doria… ma cosa vuole che sia, i tempi cambiano ma lei in fondo ha fatto solo quello che le ordinava il Papa. Non poteva immaginare che adesso i Papi sono diversi… e poi lei cosa c’entra con Colombo? Mica l’ha scoperta lei l’America, lei gli Indios che avrebbe ridotto in schiavitù non li ha mica mai visti.”

“E bravo il sciô Mazzini! Ma le spedizioni di Pizzarro, Cortez e di tutti gli altri chi crede che le abbia finanziate? Chi ha sganciato a Carlo V le palanche per conquistare l’impero in cambio dell’argento del Nuovo Mondo? Chi aveva il monopolio europeo delle monete reali d’argento? Io! Noi!! La Serenissima Repubblica di San Giorgio! Lei che è Genovese avrà sicuramente sentito parlare del Siglo del los Genoveses, quando tutti quei soldi hanno reso Genova la città più ricca e potente d’Europa. Solo che per tirare fuori il nostro argento dal Potosì o dal Messico gli spagnoli hanno sfruttato e fatto morire milioni di Indios…. E se adesso San Pietro mi chiama e mi accusa di complicità in quello sterminio? O magari si mette in testa che ero il mandante? Visto che sono Genovese, non ci metterà molto a fare 2+2 e a pensare che ho fatto tutto per il mio guadagno, in fondo le palanche sono sempre palanche.”

“Su Su ammiraglio non esageri con queste belinate… chi vuole che faccia un collegamento del genere; Colombo era troppo esposto, con tutte quelle statue e quella toponomastica, ma lei da buon militare è sempre stato discreto e riservato.”

“Eh già… ma mica c’è solo quello. Io i Saraceni li combattevo, mica li accoglievo e li integravo. Figuriamoci poi se gli davo 35 scudi al giorno. Se salivano sulle mie galere era solo per remare incatenati ai banchi, non certo per essere scarrozzati verso un porto italiano. Uno, il corsaro Dragut, ce l’ho tenuto per 4 anni e poi l’ho venduto come schiavo. Se adesso questo dal paradiso di Maometto fa la spia qui per me si mette male. E meno male che quella tizia giù di sotto che parla sempre, quella tale Boldrini, non avendo mai studiato la storia queste cose non le sa, altrimenti mi avrebbe già sistemato per le feste. E’ proprio un momentaccio (per le anime del paradiso, che si confrontano con l’eternità, i decenni sono come minuti): prima la nave col mio nome che affonda in quel modo, poi quel mio pronipote comunista e incapace che da sindaco di Genova ha trasformato la nostra città in un cesso. Faceva accampare i Saraceni persino sotto il mio palazzo e gli lasciava vendere la loro robaccia fin sul sagrato di San Matteo, la mia chiesa, sotto il mio naso! Tanto che i genovesi non ci potevano più andare. Meno male che lo hanno cacciato. Se c’ero io un po’ di remo non glielo toglieva nessuno. E adesso, come se non bastasse, questa storia….”

“Ohh bella gente come va, sempre qui a mugugnare?”

Un’altra anima genovese, tranquilla e di buon umore, varca la soglia della nuvola-clubhouse.

“Oh ciao, Garibaldi, qual buon vento?”, lo saluta Giuseppe Mazzini.

“Ciao Mazzini, tutto bene. Avete sentito di Colombo? Almeno adesso la smetterà di vantarsi di tutte quelle statue… tanto più che, almeno in Italia, io ne ho sempre avute molte di più”.

“Eh certo che lo abbiamo saputo. Ne stavamo giusto parlando con l’ammiraglio Doria, il tuo quasi concittadino (Mazzini era un po’ snob e sottolineava sempre a Doria e Garibaldi la loro origine provinciale, essendo nati uno a Oneglia e l’altro a Nizza) che è molto preoccupato. Ha paura di fare la stessa fine”.

“Beh, effettivamente qualche responsabilità nella conquista dell’America Latina l’ammiraglio potrebbe anche avercela… quando ero in Perù me lo dicevano tutti che il loro argento era finito a Genova e che la spedizione di Pizzarro l’aveva finanziata lui”.

“Fossi il lei, esimio generale Garibaldi, del Perù non ne parlerei troppo lo sappiamo tutti cosa ci faceva laggiù, dopo avere fatto il contrabbandiere e il ladro di cavalli in Uruguay e il pirata sul Rio de la Plata.”

“Belan, corsaro, prego! Cor-sa-ro. Ammiraglio Doria non le permetto di insinuare….”

“Non si agiti Garibaldi, lei si definiva corsaro ma le sue patenti di corsa forse erano false o comunque erano rilasciate da autorità improbabili … non mi vorrà mica dire che la autoproclamata Repubblica Riograndense di Bento Gonçalves era un vero stato. In ogni caso non è questo il punto. Lei in Perù ha fatto il mercante di schiavi in società con il nostro concittadino Pietro Denegri, finito per questo all’inferno, armatore della nave Carmen, con la quale lei trasportava dalla Cina al Perù coolies cinesi destinati ad essere sfruttati come schiavi nelle miniere di Denegri e di altri pescecani. E a quanto mi risulta ci ha pure guadagnato un bel po’ di palanche…”

“Non è affatto così! Io li ho solo trasportati e li ho anche trattati bene, tanto che Denegri si è pure arrabbiato, diceva che erano arrivati belli paffuti…”

“Guardi Garibaldi che non è mica un’attenuante: gli scafisti non sono ben visti nemmeno adesso e questa storia può costare cara anche a lei…”

“A me? Vuole scherzare ammiraglio?? (Garibaldi si fa una bella risata). Ma non lo sa che nella guerra civile ho dato il mio nome alle brigate partigiane comuniste? Persino un reggimento di Italiani che combattevano in Jugoslavia con i Titini aveva il mio nome. E nel 1948 ho prestato la mia faccia al Fronte Democratico e Popolare dei comunisti e dei socialisti. Così sono in una botte di ferro, sono un’icona della sinistra e nessuno mi può toccare, quelle vecchie storie resteranno sepolte per sempre, come è giusto. Tra l’altro qui nel nostro circolo c’è anche il savonese Pertini, che all’occorrenza può confermare tutto anche se per questo dovrei sorbirmi per la centesima volta quel pallosissimo ed inverosimile racconto dell’insurrezione partigiana di Milano di cui nessuno si è accorto.”

“Però! Certo che sei un gran furbone, compagno Garibaldi”, interviene Mazzini che aveva seguito attentamente la conversazione.

“Nemmeno tu scherzi, Mazzini. Con quella storia di Dio, Patria, Famiglia hai rassicurato e messo d’accordo tutti. Nessuno si ricorda più che la nostra Giovine Italia all’epoca era considerata un’organizzazione eversiva e che i suoi membri erano ritenuti pericolosi terroristi che lanciavano bombe e sparavano facendo morti dappertutto. E’ per questo che ho dovuto andarmene in Sud America. Pensa a Felice Orsini: solo lui ha causato in un colpo solo 12 morti e 156 feriti tutti innocenti, perché oltretutto ha fallito il bersaglio, che era Luigi Napoleone. Le bombe inventate da lui, le bombe alla Orsini, sono state utilizzate per anni in moltissimi attentati. Non eravamo certo democratici e pacifisti…”

“E non dimenticherei” – aggiunge Andrea Doria – “che le sue idee hanno influenzato profondamente il fascismo: Giuseppe Bottai, Dino Grandi, Italo Balbo, che si è laureato con una tesi su “Il pensiero economico e sociale di Mazzini”, Alfredo Rocco e, naturalmente, Giovanni Gentile erano tutti suoi studiosi ed ammiratori. Lo stesso Mussolini aveva studiato a fondo le sue idee e per molti alla base dell’ideologia fascista potrebbe esserci una rielaborazione del suo concetto di rivoluzione nazionale. Alla fine, caro il mio Mazzini, anche lei è molto meno politicamente corretto di quanto sembra.”

“Senta ammiraglio Doria, non scherziamo. Io almeno non ho mai avuto niente a che fare con gli arabi, con lo schiavismo o con lo sterminio degli Indios del Sud America. A me in Purgatorio o all’Inferno non mi ci mandano di sicuro e le mie statue non le tocca nessuno.”

“Egregio ammiraglio Doria, mi sa che qui chi finisce male è proprio lei, chiosa Garibaldi. Se San Pietro la chiama lei farà la figura di quel personaggio inventato dal quel nostro nuovo socio, quel genovese che è appena arrivato e che già fa morire tutti dal ridere… come si chiama?”

“Paolo Villaggio!”, risponde Mazzini. “Riesce a far ridere anche me; il nostro ammiraglio rischia di fare la fine di Fantozzi, solo che invece che nell’acquario dei dipendenti potrebbe finire a far compagnia a sciô Colombo nell’inferno dei razzisti-populisti brutti, sporchi e cattivi!”

“Roba da pazzi! Io che ho dominato il Mediterraneo, ho fatto grande Genova, ho combattuto per la Santa Chiesa, ho difeso la mia Repubblica che ho lasciato ricca, potente e florida come non mai nella sua storia rischio di essere sbattuto giù nelle malebolge dell’Inferno, perché non sono politicamente corretto. Mentre quelli che sono lì, cioè ruffiani e seduttori, adulatori, simoniaci, barattieri, ipocriti, ladri, consiglieri fraudolenti, seminatori di discordia, falsari, invece di restare a bruciare diventano dei santi. Qui e sulla Terra. Che tempi! Finisce che ci vedremo arrivare persino Togliatti, che furbo com’è riuscirà di sicuro a sfruttare la nuova situazione e a farsi tirare fuori dall’Inferno, anche se meriterebbe di rimanerci per secula seculorum.”

“E va ben… – interviene Garibaldi – basta pessimismo … sti Zeneizi stanno sempre a mugugnare e a lamentarsi. Vedono tutto nero. Andiamo a sentire un po’ di musica, così ci rilassiamo un po’”.

“Chi suona, ancora Paganini? – domanda Mazzini – è un genio ma dopo 145 anni sempre con la stessa musica comincio ad annoiarmi un po’”.

“No no c’è quel ragazzo nuovo, arrivato non molto tempo fa da Genova…. come si chiama…aspettate…hmmm…De…De…De Andrè, Fabrizio De Andrè. E bravissimo, anche se la sua musica è troppo moderna e non la capisco, ma tanto abbiamo tutta l’eternità per farcela spiegare. Sempre che ci lascino qui…”

Tags: Genova
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