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Home L'Editoriale

Recovery plan e un mondo alla rovescia

di Tommaso de Brabant
10 Dicembre 2020
in L'Editoriale
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Chiosando su due immagini di recente diffusione.

Una vignetta raffronta il terzetto, “iconico” per dirla coi termini giornalistici in voga, di Yalta: Stalin-Roosevelt-Churchill, agli omologhi contemporanei: Putin-Trump-Johnson. “How did the world go from this… to this???” (“come ha fatto il mondo a passare da questo… a questo?”) è il disperato interrogativo. I primi tre assisi ben composti, le espressioni solenni; meno presentabile gli altri – Putin a cavallo a torso nudo (e cosa ci sia d’imbarazzante non è dato sapere), Trump e Johnson con espressioni da buffoni, le chiome come sempre disordinate.

Ci si chiede: quanto si può essere stupidi per rimpiangere Roosevelt (l’orrendo Franklyn Delano, non Theodore – colui che si guadagnò il Nobel per la Pace per aver mediato fra Russia e Giappone, non come Obama cui è stato attribuito per far contenta la peggior opinione pubblica) e Stalin? Su Churchill il discorso è troppo complesso, troppo grandi alcune sue colpe per ridursi alla statura del personaggio, troppo notevole la sua figura per ridurlo alle sue colpe. Si diceva: Obama beniamino della peggior opinione pubblica. La stessa che blatera ritornelli come “Trump è pazzo”, “Johnson è scemo”. Tutto coerente: gli stessi che hanno visto in Obama, forse la figura più nociva della politica internazionale dopo il Duemila, un profeta di pace, possono benissimo dire cretinate come “era meglio Stalin, era meglio F.D. Roosevelt”. Per poi nascondersi dietro le solite pretese di superiorità culturale ed etica: i sovranisti sono ignoranti e cattivi. E persino brutti.

Perché tanto astio nei confronti di Johnson (il solo, dei due terzetti, a essere nettamente in svantaggio rispetto all’omologo di 75 anni fa)? Johnson è visto, da quella stessa parte di opinione pubblica secondo la quale Obama è più tenero degli orsetti detti Teddy in omaggio a Roosevelt (quello in gamba) e Trump un pazzo guerrafondaio, come colpevole della Brexit. Processo, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, che Boris Johnson ha portato a termine: già attribuirgliene la responsabilità è una semplificazione; del resto, chi (non-)ragiona per “Obama buono Trump cattivo” di più non può elaborare.

La Gran Bretagna non può e non deve stare simpatica, però ha diritto a non essere violentata: la Brexit è un procedimento sacrosanto, è scorretto negarglielo per l’astio (sacrosanto) anti-albionico, o per invidia (loro se ne vanno e a noi tocca restare); molto peggio, è vile negare ai britannici un diritto per schiavismo. Noi siamo schiavi, e perciò dovete esserlo anche voi. Noi siamo contenti d’essere schiavi, e perciò anche voi dovete essere contenti d’essere schiavi.

L’altra immagine: una grafica del TG5, recentissima. Come l’Italia spenderà i fondi del “recovery plan”? Primo posto, con oltre 74 miliardi di euro: “transizione ecologica”. Si spera che la messa in pratica sia più precisa del termine.  Secondo, quasi 49 miliardi: “digitalizzazione”. C’è davvero urgenza di altri soldi in questo ambito? Fidiamoci. Terzo, quasi 28: “infrastrutture”. Un rapporto di quattro a sette rispetto alla digitalizzazione… va bene lo stesso. Quarto, 19: “istruzione”. Non poteva essere la buona occasione per riversare qualche fondo al riguardo? Sarà per la prossima volta. Quinto, 17: “parità di genere”. Sesto, 9: “sanità”.

Sono mesi che i vari Gualtieri, Del Rio, Sassuoli dicono che chi non accetta il MES è una carogna. Sono mesi che vari servi della BCE, impresentabili autentici (altro che Putin-Trump-Johnson) ripetono: Madama BCE è tanto buona, a darci in prestito soldi (con gli interessi, mica è una Onlus) che noi le abbiamo gettato in pasto! Sono mesi, anni che ci ammorbano con lezioncine fallaci, con prediche mendaci, con minacce e insulti. Il pericolo sono i fascisti, sono le destre, sono gli anti-immigrazionisti, sono i sovranisti, sono i pro-Brexit! Non gli usurai del “recovery plan”.

A questo hanno portato le lezioncine, le prediche, le minacce e gli insulti. Nove miliardi (che chi ha versato si farà prestare per poi restituire ancora con gli interessi) alla sanità e diciassette miliardi, quasi il doppio, alla “parità di genere”.

Non bastava lo smantellamento della sanità pubblica, promosso da partiti e movimenti di sinistra che guarda un po’, da quando devono obbedienza alla BCE si sono scoperti liberisti. Gli stessi europeisti che da anni si investono di una superiorità etica e intellettuale che trova riprova soltanto nelle loro ciarle, ora alla sanità riservano le briciole d’un prestito a strozzo.

Come negare che il business della “parità di genere”, moda culturale degli ultimi anni in forza della quale già si foraggiano i centri antiviolenza (chissenefrega delle migliaia di uomini ridotti sul lastrico, o addirittura suicidi, in nome del terrorismo misandrico) e le passerelle del 25 novembre, sia più importante della sanità pubblica? Perché trovare angosciante che la Regione Lombardia, sino a pochi anni fa un modello a livello mondiale per la gestione della sanità, si sia ridotta ad affrontare una pandemia influenzale… senza riuscire a fornire i vaccini antinfluenzali? Molto più importante, molto più bisognosa di fondi (da restituire con gli interessi a chi ce li ha già estorti) la “parità di genere”.

Dicevamo: vaccini antinfluenzali. Annuncio dalla Gran Bretagna – quella del cattivissimo, stupidissimo, spettinatissimo premier Boris Johnson: i vaccini Pfizer saranno distribuiti dando priorità agli anziani. Sì, proprio loro, i vecchi: quelli che pesano sulla previdenza pubblica, che nei Paesi Bassi (quelli di Rutte, nomen omen, il premier che odia l’Italia) se si sottopongono a eutanasia fanno soltanto un favore. La Gran Bretagna è sempre stata brutta e cattiva, da quando ha deciso di togliersi il gioco dell’Unione Europea lo è ancor di più. Chissà perché allora garantisce ai propri anziani cure che i buoni – gli europeisti, gli iperliberisti, gli immigrazionisti – considerano secondarie rispetto alle spese per la “parità di genere”.

Tutto coerente, dicevamo. In un mondo nel quale si rimpiangono Stalin e F.D. Roosevelt a discapito di Putin e Trump, si può anche considerare “buono” chi fa prestiti a strozzo e distrugge la sanità pubblica, e “cattivo” chi pone la popolazione anziana in cima all’elenco di chi mettere al sicuro durante un’emergenza collettiva.

Tags: coronavirusDonald TrumpGran BretagnaUnione Europea
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