• Home
  • Cos’è Destra.it
  • La redazione
  • Newsletter
  • Contattaci
mercoledì 3 Marzo 2021
  • Login
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Newsletter
Destra.it
SOSTIENICI
  • Pòlis
  • Il Punto
  • Società & Tendenze
  • Economia
  • Europae
  • Estera
  • Mondi
  • Libri & Liberi
  • Altre
    • Terra Madre
    • Multimedia
    • Arte&Artisti
    • Televisionando
    • Appunti di viaggio
    • Al Muro del Tempo
    • Rassegna Stampa
  • Pòlis
  • Il Punto
  • Società & Tendenze
  • Economia
  • Europae
  • Estera
  • Mondi
  • Libri & Liberi
  • Altre
    • Terra Madre
    • Multimedia
    • Arte&Artisti
    • Televisionando
    • Appunti di viaggio
    • Al Muro del Tempo
    • Rassegna Stampa
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Destra.it
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Home Il punto

Referendum/ Il vero quesito è sulla sovranità

di Mario Bozzi Sentieri
27 Novembre 2016
in Il punto
1
Referendum/ Il vero quesito è sulla sovranità

th-8

 

 

C’è un sesto quesito nascosto tra le righe del  “Referendum costituzionale”, un quesito che compendia gli altri cinque, stampati sulla scheda: “Siete disposti a cedere la vostra sovranità ?”

La domanda è tutt’altro che fantasiosa. Sgombrato il campo dalla “pubblicità ingannevole”, diffusa, a piene mani, dai paladini del sì, l’essenza del referendum – a ben leggere – è tutta interna al tema della sovranità, diversamente declinata.

Intanto c’è la sovranità politica, quella che – secondo la Costituzione – appartiene (apparterebbe ?) al popolo. Su questo versante la riforma voluta da Matteo Renzi va giù dura. Il Senato non sarà eletto direttamente dai cittadini (in attesa che una legge ordinaria determini le modalità di scelta da parte delle Regioni e delle “aree vaste”). Stesso discorso per le ex province, nominalmente abolite, ma sostituite dalle aree metropolitane, rette da consigli metropolitani eletti dai sindaci e dai consiglieri comunali dei comuni delle stesse aree. Compendio di questa spogliazione della sovranità popolare è la legge elettorale costruita intorno ad un premio di maggioranza (340 seggi su 630) alla lista che ottiene più del 40 per cento al primo turno (o che vince al ballottaggio). Per non parlare del nuovo centralismo burocratico, nascosto nella “revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”, con il quale le più importanti decisioni che riguardano la vita dei cittadini e le esigenze dei territori saranno prese da schiere di “tecnici” ministeriali privi della conoscenza dei problemi locali, in spregio ai valori della sussidiarietà e della partecipazione che hanno sempre segnato lo sviluppo nazionale.

In linea con questi orientamenti   c’è la spogliazione della sovranità sociale, realizzata con la soppressione del CNEL. L’abolizione del Consiglio non può essere giustificata da una generica politica delle semplificazioni e dei risparmi. I circa venti milioni di Euro spesi dallo Stato per mantenere in vita il CNEL (tra costo della sede, personale, consiglieri e presidente) sono ben poca cosa, di fronte ai buchi e agli sprechi del bilancio pubblico. La questione – diciamolo chiaramente – è “di sostanza”. Con l’eliminazione di uno degli “organi ausiliari”, previsti dalla Costituzione, si vuole porre fine all’ultimo, debole tentativo di dare spazio e voce alla rappresentanza per categorie e agli interessi organizzati della società civile (dei 64 consiglieri – non dimentichiamolo – 10 sono “qualificati esponenti della cultura economica, sociale e giuridica”; 48 sono “rappresentanti delle categorie produttive di beni e servizi nei settori pubblico e privato”, di cui: 22 rappresentanti dei lavoratori dipendenti, tra i quali 3 “rappresentano i dirigenti e i quadri pubblici e privati”; 9 rappresentanti dei lavoratori autonomi e delle professioni; 17 rappresentanti delle imprese; 6 rappresentanti delle associazioni di promozione sociale e delle organizzazioni del volontariato). E’ il Paese Reale che trova e potrebbe ancor più trovare nel CNEL un utile strumento di rappresentanza/mediazione, finalmente fondato sulle competenze del Corpo Sociale della Nazione. Perché privarsene ? Per risparmiare qualche decina di milioni ? Una ben magra prospettiva, laddove il Consiglio dovrebbe rappresentare quello spazio istituzionale finalizzato alla condivisione e al dialogo sociale, oggi “ideologicamente” depotenziati dal governo in carica.

Last but not least, c’è la sovranità nazionale. Mai come in questa occasione essa è stata messa in discussione, direttamente ed indirettamente, dai potentati esteri. Ha iniziato, nel settembre scorso, l’ambasciatore Usa a Roma, John R. Phillips, che – senza mezzi termini ed andando ben oltre il suo ruolo di “rappresentante” in Italia di uno Stato estero – ha lanciato l’ endorsement a favore del sì (“Il sì sarebbe una speranza per l’Italia, mentre se vincesse il no sarebbe un passo indietro”) , paventando, in caso di vittoria del no, una riduzione degli investimenti americani nel nostro Paese. Non è stato da meno lo stesso Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che, in occasione della visita di Renzi alla Casa Bianca, è arrivato a dichiarare: “Il sì può aiutare l’Italia”. “Matteo ha fatto riforme giuste e coraggiose”. Per concludere addirittura: “Non voglio interferire, ma tifo Renzi”. Ecco poi arrivare l’agenzia di rating Fitch, che per bocca del suo managing director Edward Parker dichiara : “Un’ eventuale vittoria del no sarebbe negativa per l’economia del Paese e per il suo merito di credito”. Via via gli “altri”: banchieri, Banca centrale europea con Draghi, grandi agenzie finanziarie, Barclays, Morgan Stanley, Credit Suisse, Stadard&Poor’s, Deutsche Bank. Il 98% dei manager interpellati da Bloomberg si è dichiarato a favore del sì. Parola d’ordine la “volatilità del mercato” l’ incertezza, cioè, sui valori del prezzo di un bene o sui movimenti finanziari, l’andamento delle Borse, la risalita dello spread. Giusto per tranquillizzare gli investitori, da parte sua, l’agenzia finanziaria Morgan Stanley, in caso di vittoria del no è arrivata a mettere in dubbio la stessa ricapitalizzazione di Monte dei Paschi. E poi la “grande” stampa internazionale, con Wall Street Journal e Financial Times che, in caso di vittoria del no, arrivano a pronosticare un’Italia fuori dall’euro.

A questo punto il quadro degli interessi in campo appare chiaro.

Siamo veramente all’ultima spiaggia di una battaglia che va oggettivamente ben oltre i cinque quesiti referendari. O di qua o di là. O dalla parte di una riaffermata volontà di ripresa della sovranità nazionale ovvero della sua cessione. Chi vuole intendere intenda, per non doversi pentire il giorno dopo. Perché allora sarà troppo tardi.

Tags: referendumsovranità nazionalesovranità popolare
Articolo precedente

Dopo Castro, oltre Castro. La nuova Cuba di Yoani Sanchez

Prossimo articolo

Questioni cattoliche/ La Chiesa sempre divisa tra tradizionalisti e progressisti. Meglio i missionari

Mario Bozzi Sentieri

Correlati Articoli

Qualche puntualizzazione su sovranismo, Nazione, europeismo
Il punto

Qualche puntualizzazione su sovranismo, Nazione, europeismo

di Vincenzo Pacifici
14 Febbraio 2021
2

Non capita frequentemente di contraddire Sabino Cassese eppure è arduo se non impossibile concordare nel momento in cui il professore...

Leggi tutto

Dibattiti/ La ricostruzione (forse possibile) dell’identità nazionale degli italiani

18 Ottobre 2020

Il bacio avvelenato di Ursula all’Italia

25 Settembre 2020

NO a un’Italia (e una destra) grillizzata

19 Settembre 2020
Carica altro
Prossimo articolo
Questioni cattoliche/ La Chiesa sempre divisa tra tradizionalisti e progressisti. Meglio i missionari

Questioni cattoliche/ La Chiesa sempre divisa tra tradizionalisti e progressisti. Meglio i missionari

Commenti 1

  1. Aitone says:
    4 anni fa

    Lo specchietto per le allodole.

    Lo scopo della riforma costituzionale non può essere quello sbandierato da Renzi e i suoi compagni di merende, cioè il risparmio dei costi pubblici con l’eliminazione dei senatori e una maggiore capacità di fare le leggi.
    Infatti il costo dei senatori è risibile rispetto al costo di gestione della struttura del Senato, dipendenti compresi (raccomandati e strapagati), costi che rimarrebbero anche eliminando i senatori.
    Quanto alla maggiore capacità di fare le leggi, anche questo è un problema inesistente, infatti in Italia, caso mai, c’è il problema opposto, dato che l’Italia è la Nazione al mondo dove si fanno più leggi (in vigore ce ne sono oltre cento mila); e uno Stato dove ci sono troppe leggi è uno Stato che funziona male, mentre uno Stato dove ci sono poche leggi e chiare è uno Stato che funziona bene.
    E allora il vero scopo della riforma costituzionale qual’è?
    E’ questo: inserire nella Costituzione italiana (art. 117 e non solo) l’espressione “Unione europea”.
    Ossia dal momento che la nuova costituzione stabilisce che la potestà legislativa deve rispettare i vincoli dell’Unione europea, a quel punto sarà indifferente, per l’avvenire, quale parte politica (destra, sinistra, M5S e qualunque altro movimento possa esserci) governerà l’Italia; e questo perché ogni atto normativo non gradito dall’Unione europea sarebbe incostituzionale e, quindi, nullo.
    Altro che abolizione del Senato! E’Il Parlamento italiano che, nella sua interezza, non avrà più alcun senso.

    Rispondi

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ultimi articoli

Effetto Draghi  o/e effetto domino

Effetto Draghi o/e effetto domino

2 Marzo 2021
Buone notizie/ Draghi silura Arcuri, l’amico del sior Benotti & co.

Buone notizie/ Draghi silura Arcuri, l’amico del sior Benotti & co.

1 Marzo 2021
Home

Distanti e di… Stenti

1 Marzo 2021
450mila aziende a rischio chiusura e 200mila autonomi senza lavoro.  L’allarme di Confesercenti

450mila aziende a rischio chiusura e 200mila autonomi senza lavoro. L’allarme di Confesercenti

1 Marzo 2021

Tag

Africa Berlusconi centrodestra Chiesa cattolica Cina comunismo coronavirus Donald Trump economia elezioni Europa fascismo forze armate Francia Fratelli d'Italia geopolitica Germania Giorgia Meloni Gran Bretagna guerre immigrazione clandestina ISIS Islam lavoro Libia Mare Marine Le Pen Matteo Renzi Matteo Salvini Mediterraneo Milano Partito Democratico petrolio Roma Russia Sicilia Siria sovranità nazionale storia terrorismo trasporti Turchia Unione Europea USA Vladimir Putin
Facebook Twitter

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Destra.it per restare continuamente aggiornato.
Ti segnaleremo novità, eventi ed accadimenti più interessanti!

Menu

  • Home
  • Cos’è Destra.it
  • La redazione
  • Newsletter
  • Contattaci

Destra.it

Un giornale telematico che raccoglie le idee, i contenuti, i confronti della comunità umana e intellettuale della destra europea, moderna, nazionale e sociale. Rappresenta l’accesso alla rete e la piattaforma di dibattito di chiunque, provenendo o aderendo a un lungo percorso storico, si riconosca in quei valori culturali e ideali su cui si è sedimentato nei secoli il pensiero di destra.

© 2021 - Destra.it periodico online indipendente; Registrazione Tribunale di Milano n. 30 del 9/2/2021; Sede: Viale Papiniano, 38 Milano.

Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Home
  • Chi siamo
  • La Redazione di Destra.it
  • Newsletter
  • Contattaci
  • Categorie
    • Pòlis
    • Il punto
    • Europae
    • Mondi
    • Estera
    • Guerre e pace
    • Economia
    • Levante
    • Libri&LIBERI
    • Arte&Artisti
    • Multimedia
    • Facite Ammuina
    • Al Muro del Tempo
    • Appunti di viaggio
    • Rassegna Stampa

© 2021 - Destra.it periodico online indipendente; Registrazione Tribunale di Milano n. 30 del 9/2/2021; Sede: Viale Papiniano, 38 Milano.

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password?

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Log In

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In