Che ne è rimasto della mia folta schiera, dei milioni di giovani disposti, in nome di un ideale, a ‘lanciare il cuore oltre l’ostacolo’ che per decenni hanno ricoperto il ruolo dei protagonisti (anche in negativo) della scena politica italiana ed europea.
Che ne è rimasto delle passioni, degli amori degli odi o dei rancori, ma soprattutto delle energie che per decenni hanno caratterizzato le cronache della nostra vita.
Chi vede nel ‘disimpegno’ di oggi una conseguenza alla stagione di lotte a cavallo principalmente degli anni Settanta, alla Strategia della Tensione oppure al terrorismo che ha insanguinato lungamente le strade è però in errore.
Non sono stati, infatti, le conseguenze di una guerra sanguinosa quelle che hanno sterminato i sentimenti di intere generazioni quanto il subdolo fascino della ‘vita comoda’.
L’illusione che dall’edonistico ‘disimpegno’ potesse nascere quella felicità in grado di placare tutti i tormenti dell’anima.
Quasi che dall’inseguire i soli bisogni materiali, oltre a farci ricchi dell’inutile, potesse contemporaneamente giungere una risposta ai nostri bisogni interiori, mentre invece ci facevano solo mancare l’indispensabile.
Abbiamo ormai paura del tormento eppure questa è una componente essenziale della vita.
Quella che da sempre ci fa desiderare di essere migliori e, in questo modo, di costruire un mondo migliore sia pure, in qualche caso, velleitariamente attraverso strade imperfette e prive di vie uscita.
Una o più generazioni di lobotomizzati, condizionati dalle sirene del consumismo sfrenato, si sono spinti nell’irrilevanza e hanno ormai abbandonato la politica a mestieranti privi di ideologia, che ne fanno un arido terreno su cui costruire carriere indecentemente improntate al solo conseguimento di personali benefici economici.
Gli effetti appaiono tanto più devastanti quanto più diviene evidente l’omologazione di ‘brand’ politici ormai privi di significato e la scomparsa delle ‘opposizioni’ assenti da ogni appuntamento significativo.
Destra e Sinistra sono ormai termini talmente privi di significato da rendere le scelte dei vari schieramenti quasi perfettamente sovrapponibili a parte marginali differenze enfatizzate solo per ragioni di marketing.
Comportandosi come se fossero produttori di lavatrici o frigoriferi gli indegni protagonisti della vita pubblica curano il proprio orticello disquisendo del dito anziché della Luna, senza saper distinguere le cause dagli effetti.
Sullo sfondo, drammaticamente, giace però dimenticato il vero elemento centrale, obiettivo temporaneamente raggiunto ma mai definitivamente conquistato, del cancellare quello spirito ribelle, la memoria ancestrale che risiede nelle cellule dei nostri corpi, sul destino delle genti Euroasiatiche.
Mentre nei piani di chi desidera il tramonto delle nazioni europee, divenute anagraficamente troppo anziane e non più economicamente redditizie, quella della ‘dolce morte’ così in voga per gli anziani olandesi pare essere una parabola o un esempio per tutta l’Europa.
Poco ci separa dall’orlo dell’abisso e solo il ritorno dello spirito ribelle potrà salvarci.
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Penso che non si possa che condividere analisi, argomentazioni, obiettivi. Bravo Luca!
meglio morire in piedi che vivere in ginocchio!