Purtroppo, il 2020 è stato quasi un anno senza cinema: i vari “lockdown” hanno tenuto chiuso le sale per quasi tutti i mesi dell’anno, di conseguenza sono usciti pochi film – e ancor meno se ne sono girati.
Finisce l’anno delle celebrazioni per i 90 anni di Clint Eastwood. Purtroppo, è stato anche l’anno dell’addio a Diana Rigg, Max Von Sydow, Ennio Morricone, Sean Connery, Gigi Proietti, Claude Brasseur…
Novità in sala
“Tolo Tolo” (Medici 2020) **
“Hammamet” (Amelio 2020) ***
“Richard Jewell” (Eastwood 2019) ****
“L’inganno perfetto” (Condon 2019) ***
“Alice e il sindaco” (Pariser 2019) ***
“Tenet” (Nolan 2020) ****
“Non odiare” (Mancini 2020) ***
“Un divano a Tunisi” (Labidi Labbé 2019) ***
“Mi chiamo Francesco Totti” (Infascelli 2020) ****
Al di là del dibattito politico, fomentato ad arte dallo stesso Luca Medici in arte Checco Zalone, “Tolo Tolo” è il suo film più debole: più volgarità (non che prima mancassero) che risate. Meglio l’altro film italiano di grande richiamo uscito a gennaio: “Hammamet”, nonostante un difetto importantissimo: la prestazione titanica di Favino nei panni di Craxi fa sparire il resto. Molti lo trovano noioso perché i personaggi parlano molto: andate a vedervi gli “Avengers”.
“Richard Jewell” è uno dei migliori film di Eastwood, quasi al livello del precedente “The Mule”. Un altro grande capitolo nel suo racconto ribelle degli USA e dei loro problemi.
“L’inganno perfetto” sarebbe un thriller più che discreto, non fosse completamente al servizio dei suoi due protagonisti (vedi Favino in “Hammamet”: bravissimi la Mirren e McKellen, ma un film non può essere soltanto una vetrina per virtuosismi attoriali) e la sfilata di mascherine politicamente corretta nel finale è orrenda, ma da Bill Condon non ci si può aspettare altro. Ci si attendeva di più da “Alice e il sindaco” (con quasi inedita ambientazione lionese), dove Luchini mette facilmente in ombra l’attonita Demoustier (pure premiata con il César alla migliore attrice). Fatto uscire a fine agosto per disperazione (gli enormi costi sostenuti dalla Warner andavano prima o poi recuperati), “Tenet” è tanto schiavo delle manie cervellotiche del suo autore quanto intelligente e bello. “Non odiare”, con tutti i suoi stereotipi, è un discreto dramma. “Un divano a Tunisi” è simpatico, nonostante la sua protagonista sia più inerte del mobile citato nel titolo; è una commedia, c’è una psicanalista e in locandina si vede un ritratto di Freud: così i distributori italiani ci hanno appiccicato la solita banalità della “commedia alla Woody Allen”. Poteva andare peggio, potevano intitolarlo “Freud in da Casbah”.
Potrò sembrare condizionato dal tifo per la Roma e dalla simpatia per Totti, ma il documentario “Mi chiamo Francesco Totti” è davvero bello.
Prime visioni da anni precedenti
Lo scorso anno, in questa categoria intendevo: mie prime visioni di film già pubblicati. Per non confondere la sezione delle novità, vi includo film di anni precedenti, che sono però novità per il pubblico italiano: prime televisive di film che in Italia non sono usciti né al cinema, né in DVD.
“In nome del popolo italiano” (Risi 1971) ****
Feroce e intelligente, con un gran “duello” Tognazzi Vs. Gassman. Uno dei film più importanti sull’Italia degli anni ’70.
“5 bambole per la luna d’agosto” (Fulci 1970) **
Ennesimo adattamento dei “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie. Simpatico il finale stralunato: per il resto, a parte qualche movimento di macchina e la Fenech che si contorce, nulla di che.
“Quintet” (Altman 1979) **
Un film che segue la moda della “fantascienza filosofica”… quando questa si stava esaurendo. Cast enorme, e tanto tedio.
“Mistery” (Swaim 1986) *
Uno dei film che all’epoca la Cannon produceva in quantità industriale, sempre per dare contro ai comunisti (“Invasion U.S.A.”) e ai palestinesi (“Delta Force”) – i secondi bersaglio anche di questo imbarazzante filmetto con la Weaver e Caine (con due caratteristi di “Excalibur”, trovateli!). Dietrologie a parte, è davvero costernante.
“Assassinio allo specchio” (Lowry 1985) **
Episodio televisivo di Miss Marple. Fattura, per l’appunto, televisiva.
“I magnifici tre” (Simonelli 1961) **
Fare un film noioso con Ugo Tognazzi, Walter Chiari e Raimondo Vianello sembra impossibile: ma qualcuno ci è riuscito.
“Before I Go To Sleep” (Joffé 2014)
Curioso all’inizio, poi si spegne.
“A Good Marriage” (Askin 2014)
Vedi sopra.
“Belle & Sebastien III – Amici per sempre” (Cornillac 2018) **
Meno imbarazzante del secondo episodio: ma adesso basta, per pietà.
“Tre colonne in cronaca” (Vanzina 1990) **
Il cinema serio ai Vanzina proprio non riesce (tanto meno se si parte da un giallo di Augias). Volonté era lì solo per contratto, e lo fa notare.
“Detective’s Story” (Smight 1966) ***
“La ragazza del treno” (Taylor 2016) ***
Dopo tanto battage pubblicitario, chissà cosa mi aspettavo.
“Devil’s Knot – Fino a prova contraria” (Egoyan 2013) ***
Un discreto film sul disagio della provincia americana – e sulle derive sataniste cui ricorrono alcuni adolescenti per alienarsi; da un episodio realmente avvenuto, analogo alla tragica e grottesca epopea, in Italia, delle “Bestie di Satana”.
“Momentum” (Campanelli 2015) **
Già Bond-girl (“Quantum of Solace”), Olga Kurylenko è protagonista di quella che doveva essere la risposta femminile a 007. Progetto subito interrotto, per il fiasco di questo primo episodio: meno che mediocre.
“Gothika” (M. Kassovitz 2003) *
Thriller stupidissimo ambientato in un manicomio criminale. Fa ridere moltissimo: ma non è un film comico. Pessimo, non c’è nulla che vada bene, persino la canzone sui titoli di coda è orrenda.
“Mark il poliziotto” (Massi 1975) ** e “Mark il poliziotto spara per primo” ** (id.)
Che il film capostipite e il sequel siano stati girati nello stesso anno dice molto sulla qualità dell’operazione. Franco Gasparri che insegue a piedi un’ambulanza (e la raggiunge) è comunque da antologia.
“Le colline hanno gli occhi” (Aja 2006) ***
Remake abbastanza degno dell’originale.
“Nemico pubblico” (T. Scott 1998) **
Mediocre, ma vederlo in tempi di totale controllo della vita privata è inquietante.
“Texas Killing Fields – Le paludi della morte” (Canaan Mann 2011) ***
Fiasco immeritato: un bel viaggio nell’inferno dell’America depressa di oggi.
“A Lonely Place To Die” (Gilbey 2011) ***
Un inizio molto interessante. Poi le premesse horror sono smentite, e comincia una tediosa trafila d’ammazzamenti.
“Dark Places” (Paquet-Brenner 2015) *
Altra storia di ragazzini che si danno al satanismo per alienarsi. Era meglio “Devil’s Knot”. Prestazione vergognosa di Charlize Theron, annoiata eppure pagata.
“Una lucertola con la pelle di donna” (Fulci 1971) ****
Più di un giallo, più di un thriller. Un documento sull’estetica di tutta un’epoca.
“Shut In” (Blackburn 2016) **
Che bellina Naomi Watts. Facesse film belli, ogni tanto…
“Paradise Beach: Dentro l’incubo” (Collet-Serra 2016) **
Blake Lively ha un fisico formidabile, ma inquadrarlo in continuazione non basta a reggere un film.
“Turistas” (Stockwell 2006) *
Uno dei protagonisti, Josh Duhamel, si è scusato col governo del Brasile. Giusta espiazione.
“Oltre la notte” (Akin 2017) *
Si veda l’articolo “L’Europa meticcia e tossica che piace a RAI3” (30 giugno).
“Proud Mary” * (Najafi 2018)
Sicaria di colore ammazza mezza Londra: per compiacere la retorica del “Me Too” si dovrebbe applaudire, ma il film è tanto cretino quanto brutto.
“Cate McCall – Il confine della verità” (Moncrieff 2013) ***
Discreto “legal-drama” con la rediviva Kate Beckinsale, che non fosse stato per Weinstein avrebbe potuto fare di più.
“No Good Deed” ** (Miller 2014)
Un grande attore (Idris Elba) se le fa suonare da Taraji P. Henson, futura protagonista del pessimo “Proud Mary”.
“Desconoscido – Resa dei conti” (de la Torre 2015) **
Ennesimo film costruito tutto attorno a una trovata interessante, e nulla d’altro. Nelle scuole di cinema si insegna a fare film così: per questo continuano a uscire film tediosi. Non ci vogliono trovate: ci vogliono idee.
“Mr. Holmes – Il mistero del caso irrisolto” (Condon 2015) ***
McKellen si diverte. Resta strano vedere un film bello diretto da Condon.
“Spaghetti a mezzanotte” (Martino 2015) ***
Prodigioso, anche nelle gag più puerili, Lino Banfi.
“L’altra metà della storia” (Batra 2017) n.c.
Mezz’ora di Jim Broadbent che fa la stessa faccia da pirla nel solito ruolo da radical-chic rimbambito, imbolsito e malvestito, e ho lasciato stare.
“Molly’s Game” (Sorkin 2017) ****
La storia realmente accaduta d’una campionessa di sci mancata che ha organizzato bische per milionari: scabro e robusto. Jessica Chastain è la migliore attrice (nonché la più bella) in attività.
“A Star Is Born” (Cooper 2018) ***
Bradley Cooper riesuma un progetto di Clint Eastwood (che avrebbe dovuto aver per protagonista Beyoncé). La canzone “Shallow” (inno di chi dice su Facebook di avere le spalle larghe) sarebbe commovente se non avesse ormai fracassato le scatole. Lady Gaga in un ruolo che critica la categoria di popstar di cui fa parte non fa ridere, ma è comunque meglio di Beyoncé.
“Gotti – Il primo padrino” (Connolly 2018) n.c.
Non è soltanto un film brutto, molto brutto: è vergognoso. Apologia del mafioso John Gotti, raffigurato come martire della giustizia, marito premuroso e soprattutto padre di famiglia amorevole.
“La truffa dei Logan” (Soderbergh 2017) ***
Un bel film grottesco, nemmeno sembra diretto da Soderbergh.
“Una pura formalità” (Tornatore 1994) ***
Polanski recita e Depardieu canta.
“Cose nostre – Malavita” (Besson 2013) *
Una commedia d’azione che non diverte e non avvince. Il boss interpretato da De Niro che si commuove guardando “Quei bravi ragazzi” mette malinconia.
“The life of David Gale” (Parker 2003) n.c.
Alan Parker (quello secondo cui i film di Greenaway andrebbero vietati) ha avuto la gran trovata di girare questo apologo contro la pena di morte… finendo per girare un film contro gli attivisti anti-pena capitale. Si tratta pur sempre di colui che ha girato “Fuga di mezzanotte”, un film in cui uno spacciatore è il “buono”. Pace all’anima sua… la Winslet e Spacey dimostrano quanto erano sopravvalutati.
“Return To Sender” (Mikati 2015) **
Un poco di suspence e tanta crudezza. La coppia padre-figlia Nick Nolte & Rosamund Pike funziona, ma il cattivo è un pupazzo.
“Nemesi” (Hill 2014) *
Una volta Walter Hill era un autore d’ottimo cinema d’azione (“Danko”, “48 ore”…), ora scrive fumetti e ne trae questa robaccia.
“Tonya” (Gillespie 2017) ***
La vicenda, anch’essa autentica, ricorda “Molly’s Game”: una donna che ha buttato via tutto, e si è confessata in un libro di successo. Il tono è quello grottesco di “La truffa dei Logan”. Margot Robbie non è da meno della Chastain.
“Un colpo perfetto” (Radford 2007) **
I personaggi di Michael Caine e Lambert Wilson fanno tutto: quarant’anni dopo, quello di Demi Moore se le canta e se le suona.
“Akira” (Otomo 1988) n.c.
Si dice sia il miglior film d’animazione giapponese di sempre. Non lo discuto, ma me ne tengo alla larga.
Pupi Avati:
“Ultimo minuto” (1987) ***
“La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone” (1975) ***
“La rivincita di Natale” (2004) ***
“Il papà di Giovanna” (2008) ****
“Il figlio più piccolo” (2010) ***
“Il nascondiglio” (2007) **
“L’amico d’infanzia” (1994) **
Carino, pur con molti momenti fiacchi, “Ultimo minuto” (raro esempio di bel film sul calcio). Un brutto finale non basta a rovinare “La mazurka del barone”, piccola gemma grottesca. “La rivincita di Natale” è un sequel più che degno di “Regalo di Natale” (che resta irraggiungibile). Davvero bello il drammone “Il papà di Giovanna”. Molte buone trovate per “Il figlio più piccolo”, che però resta un po’ slegato e un po’ bloccato. Dei due quasi-horror girati negli USA, “Il nascondiglio” è meglio di “L’amico d’infanzia”: entrambi molto sottotono.
Clint Eastwood:
“Ore 15:17 – Attacco al treno” (2018) **
“Brivido nella notte” (1971) ***
“Il texano dagli occhi di ghiaccio” (1976) ****
Mediocre, pur con qualche momento simpatico, l’apologo dei tre ragazzotti che picchiarono un terrorista su di un treno (“The 15:17 to Paris”). “Brivido nella notte” è un thriller discreto, ma è importantissimo perché è il primo film da regista di Clint: e si vede che aveva imparato già da attore il mestiere. “Il texano dagli occhi di ghiaccio”, crudele e tenero, è una delle sue opere migliori, nonché una vetta del cinema western: ogni scena è da antologia, e quella del patto tra Josey Wales e Orso Bruno è una meraviglia.
Lynch & Tarantino:
“Strade perdute” (D. Lynch 1997) *
“Four Rooms” (Tarantino, Rodriguez, Rockwell, Anders 1995) *
“Cuore selvaggio” (D. Lynch 1990) n.c.
“Le iene” (Q. Tarantino 1992) n.c.
I due registi preferiti dai cinefili della mia generazione, dagli studenti del DAMS e dai blogger. Sarà che sono rimasto traumatizzato dagli sproloqui loro, e d’un professore universitario (associato!) che scrisse un paper di 120 pagine per spiegare “Mulholland Dr.” (già i fondi per le università italiane non sono un granché, se poi si paga lo stipendio a chi getta via la giornata così… buonanotte ai sognatori); ma a parte queste mie beghe, cosa ci sia di apprezzabile in Lynch e peggio ancora in Tarantino, nessuno degli “hipster” che ripetono sui blog e forum “Lynch/Tarantino è un c…o di genio” non lo ha mai spiegato a me che, miserello, non ci arrivo. “Cuore selvaggio” è una collezione di scene bruttissime, e la dichiarata ispirazione a “Il mago di Oz” di Baum (una meraviglia) è una frottola; “Strade perdute” può far ballocare i succitati perdigiorno con i loro compitini sulla messinscena e robe varie. Non dico quel che penso di “Le iene” perché non ho tempo da perdere discutendo con i “tarantinati”; che “Four Rooms” sia bruttissimo è comunque evidente anche a loro.
Menzione speciale:
“L’esorciccio” (Ingrassia 1975), meraviglia inarrivabile con un titanico Lino Banfi sugli scudi.
Rivisti
“L’uomo che cadde sulla terra” (N. Roeg 1976) ***
Il film col quale David Bowie è maggiormente identificato non è il migliore che abbia interpretato.
“La casa dalle finestre che ridono” (P. Avati 1976) ****
Visto e rivisto in tutti i modi possibili (tv, dvd, cinema…): il più grande film di Pupi.
“Quantum of Solace” (Foster 2008) ** e “Skyfall” (Mendes 2012) **
Rivederli me li ha fatti rivalutare, ma l’unico film di 007 bello dell’era Craig, malgrado lui, resta “Casino Royale” (non solo perché c’è Eva Green).
“Zero Dark Thirty” (K. Bigelow) ****
Una grande regista (Kathryn Bigelow) e un’ottima attrice (Jessica Chastain) raccontano benissimo una storia difficile (il raid USA in Afghanistan per uccidere Bin Laden).
“Così è la vita” (Aldo, Giovanni & Giacomo, Venier 1998) ***
Un ottimo film comico con una trovata “seria” molto ben giocata.
“Armageddon” (M. Bay 1998) *
Tanto imbecille da far ridere.
“Ladyhawke” (Donner 1985) ***
Castelli e tanta commozione. Si sopporta persino il ragazzino…
“Papillon” (Schaffner 1973) ***
Un cult bello ma non bellissimo.
“Un giorno di ordinaria follia” (J. Schumacher 1993) ***
Vedi “Papillon”.
“Senza un attimo di tregua” (J. Boorman 1967) ***
Il primo grande film di Boorman, e una delle migliori prove del suo amico Lee Marvin. Un noir ottimo e atipico.
“Shining” (S. Kubrick 1980) ****
Si veda l’articolo “Quarant’anni di luccicanza” (2 agosto).
“Gattaca” (A. Niccol 1997) ***
Sopravvalutato dalla critica, sottovalutato dal pubblico.
“Il Signor Diavolo” (P. Avati 2019) ****
Si veda l’articolo “Pupi Avati ritorna a Strapaese” (15 settembre 2019).
“L’Arcano Incantatore” (P. Avati 1996) ****
Il film più sottovalutato di Pupi e degli anni Novanta.
“Coraggio… fatti ammazzare” (C. Eastwood 1983) ***
Torbido e affascinante (titolo italiano cretino a parte – quello originale è “Sudden Impact”), il solo film dell’ispettore Callahan diretto dallo stesso Clint è anche il solo in cui reciti bene.
“La pazza gioia” (P. Virzì 2015) ****
Uno dei miglior film italiani dopo il Duemila (non che la concorrenza sia granché).
“Cape Fear – Il promontorio della paura” (M. Scorsese 1991) ***
Pessimo gusto e ottima fattura.
“L’esorcista” (W. Friedkin 1973) ****
Ottima fattura e pessimo gusto.
“Un mondo perfetto” (C. Eastwood 1993) ****
Oscurato dall’essere uscito pochi mesi dopo l’immenso “Gli spietati”, è uno dei film più teneri e cattivi di Clint, uno dei suoi viaggi più profondi nel cuore dell’America.
“Sotto il segno del pericolo” (P. Noyce 1994) **
A Harrison Ford è andata bene che è un bell’uomo, altrimenti col piffero che faceva il divo di Hollywood. Willem Dafoe è doppiato da Sandro Iovino, la voce di Rutger Hauer in “Blade Runner”: e salva Ford/Ryan sollevandolo per un braccio come fa Hauer/Roy con Ford/Deckard.
“Susanna!” (H. Hawks 1938) *****
Un monumento, il miglior film comico mai realizzato (persino meglio di “L’esorciccio”).
“Regalo di Natale” (P. Avati 1986) ****
Horror esclusi, il miglior film di Pupi.
“Non ci resta che il crimine” (M. Bruno 2018) ***
Si veda l’articolo “Ritorno agrodolce all’estate 1982” (27 gennaio 2019).
Telefilm
“Profiling”
“Astrid & Raphaelle”
“Che Dio ci aiuti”
Le prime edizioni di “Profiling”, con Odile Vuilermin nei panni della criminologa pazza Chloé Saint-Laurent, offrivano un poliziesco originale, solido, complesso e avvincente. La sostituzione della protagonista con Juliette Roudet nel ruolo della psicologa Adele Roudet sembravano anche portare a un miglioramento; ma, finita la sua guerra con l’orrendo pedofilo Argos, la serie spostava l’attenzione verso il tira-e-molla sentimentale (e isterico) con l’ispettore Thomas: che spreco.
Originale anche la “strana coppia” di “Astrid & Raphaelle”: un’archivista con la sindrome di Asperger (Astrid – Sara Mortensen) e una ufficiale di polizia energica (Raphaelle – Lola Dewaere). C’è sempre il rischio di fare esibizione compiaciuta a scopo di “tenerezza” (come nel raccapricciante film “Rain Man”, spesso citato in questo telefilm): ma la Mortensen ha ragione, quando dice che Astrid non è una parodia degli autistici. Alcune sue uscite sono comunque simpaticissime: il telefilm è anche bello, ma in ogni episodio la trama poliziesca è sacrificata alle dinamiche tra le due protagoniste.
La visione della fiction RAI con Elena Sofia Ricci (brava, per carità – lasciamo stare il resto del cast) porta a ripetere l’esclamazione del titolo. Un disastro.
“Cortesie per gli ospiti”
“Bake Off”
“Il collegio – 1992”
C’è qualcosa di profondamente sbagliato in tre sciagurati che si fanno invitare a cena da due coppie a puntata, per poi dare i voti a come arredano, apparecchiano, cucinano, ma questo non mi impedisce di guardare “Cortesie per gli ospiti”. Così come nel guardare una gara tra pasticcieri senza poter dire chi cucini meglio – lo schermo non filtra nemmeno il profumo dei dolci; per di più, l’edizione di quest’anno di “Bake Off” aveva i concorrenti meno simpatici. “Il collegio – 1992” (per le edizioni ambientate nel 1968 e nel 1982, vedi l’articolo “Ritorno al passato: la lezione del Collegio RAI”, 21 novembre 2019) dà ragione all’accusa di “bullizzare” i ragazzini: è sempre più evidente il compiacimento degli adulti nel castigare i “collegiali”, ma è anche sempre più chiaro quanto questi lo meritino.
Di prossima uscita
Con l’augurio che nel 2021 si possa andare, e pure parecchie volte, al cinema, consiglio ai cari lettori “Lei mi parla ancora”. Perché è un film di Pupi Avati, perché è una bella storia d’amore, perché è uno spaccato della vita in una Romagna che c’era e, spero, c’è ancora, e soprattutto perché lo scrivente compare in due scene.
Tanti auguri di buone feste!