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Home L'Editoriale

I veri falsi, i falsi veri e i sempiterni fasulli. A proposito di una bandiera…

di Piero Visani
3 Dicembre 2017
in L'Editoriale
1
I veri falsi, i falsi veri e i sempiterni fasulli. A proposito di una bandiera…

 

E’ facile sopravvivere nel “mare magnum” dell’ignoranza più bieca. Si procede alle più sciocche manipolazioni e la gente ci casca. Cresciuta nella scuola italiana, sa niente di niente – mediamente – e la storia la ignora perché è disciplina ormai superata. A che serve la storia?
Domanda analoga al mitico quesito: “A che serve la filosofia?”. Esattamente come quest’ultimo, è quesito cui occorre rispondere: “A non far domande come queste…”
L’ignorante, del resto, è il soggetto più manipolabile e gli si può addirittura far passare come “bandiera nazista” il vessillo della Marina imperiale germanica, che esistette fra il 1871 e il 1918.
Ora si sa che in Italia va tutto bene, l’economia cresce, la disoccupazione cala, il debito pubblico precipita e il lavoro lo si trova semplicemente facendo qualche domanda qua e là. Questi però sono dettagli. Il vero pericolo è il “fascio-nazista” in agguato.
Viene attribuita ad Adolf Hitler la frase “Se non ci fosse l’ebreo, dovremmo inventarlo”, con la quale si intendeva che occorresse sempre avere una figura di catalizzatore dell’odio, una sorta di capro (non “capo” come leggo sempre più spesso) espiatorio cui attribuire tutte le colpe del mondo. Ed ora da brava ed invero non prevedibile epigona di quella mentalità, la democrazia totalitaria italiana si è inventata la figura del nazifascista. Molte cose vanno male, ma raddrizzarle è eccessivamente oneroso, specie per una solida accolita di cleptocrati, e allora parte la caccia al “nazifascista”, l'”uomo nero” cui attribuire tutte le colpe possibili immaginabili.
Come a tutti gli zeloti, però, ogni tanto capita qualche “piccolo” incidente di percorso e la Germania guglielmina finisce per diventare anch’essa “nazista”, addirittura “ante litteram”.
I “cani di Pavlov” non sono intelligenti, si limitano a reagire agli stimoli: quando vedono nero, scattano. Se poi quel “nero” appartiene ad altre epoche storiche, poco conta. Pur sempre nero è…
Tengo nel mio studio, vicino a una finestra, un ritratto del “Principe Nero” (no, non il principe Borghese, ma Edoardo di Woodstock, principe di Galles – 1330-1376 – popolarmente noto in Inghilterra come “The Black Prince”). Dite che dovrei toglierlo…?

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Commenti 1

  1. IL NAZIONALE says:
    3 anni fa

    Ignorano gli ignorantelli di turno che quel vessillo appartenne, tra l’altro, a quell’impero germanico alleato all’Italia fino all’aprile del 1915. Spieghiamo agli ignorantelli in servizio permanente di deficienza culturale effettiva che non era l’Italia del 1915 quella di Mussolini, bensì quella nazionale e liberale di Salandra e Boselli, di Orlando e Sonnino.
    Sì, lo tolga Caro Visani, il ritratto del “Principe Nero” perché potrebbe trattari di una reincarnazione di Adolf Hitler.
    A proposito di ignoranza, voglio raccontare quanto mi accadde di vedere al museo della ridente e e bella città di Chieti oltre trent’anni fa. Mentre ammiravo i pezzi ivi contenuti, un tale attirò l’attenzione inveendo contro qualche matto neonazista che aveva deturpato una pietrolina incidendovi una svastica. Il somaro purosangue allevato nella scuola italiana ignorava, evidentemente, la originalità di quel pezzo in quanto credeva che la svastica altro non fosse che un simbolo ideato dai nazisti.

    Rispondi

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