La coalizione gialloverde sembra scricchiolare e le voci su un possibile ritorno alle urne in tempi brevi (marzo o giugno) iniziano a girare con insistenza. Di certo, per il momento, vi sono solo le elezioni europee a maggio e tutti si stanno attrezzando per il “redde rationem”. In quest’ottica si muove anche la leader di Fratelli d’Italia che ha annunciato ieri a Bruxelles l’adesione al gruppo dei Conservatori europei.
Dalla capitale belga Giorgia Meloni — a fianco del vicepresidente del gruppo Ecr (Conservatori e Riformisti) Raffaele Fitto — ha annunciato: “Nasce l’alleanza tra Fratelli d’Italia e il gruppo dei Conservatori, guidati qui dal partito al governo nel principale Paese del gruppo di Visegrad (il Pis polacco, ndr), un’idea di come si sta in Europa dal nostro punto di vista. Siamo pronti a sfidare l’Europa di Bruxelles, per costruire un’Europa che possa difendere l’identità, i confini e l’economia reale”.
L’obiettivo è ambizioso. “Abbiamo un’idea di come l’Europa debba cambiare: il nostro modello è una confederazione di Stati liberi e sovrani che cooperano su grandi materie, ma che sono liberi di autodeterminarsi. Il gruppo dei Conservatori è il più affine al nostro modello. Può essere il ponte tra i popolari, che speriamo somiglino sempre di più a Viktor Orban, e l’area rappresentata oggi da Matteo Salvini e Marine Le Pen” – ha spiegato la Meloni.
Al netto delle dichiarazioni di rito, l’operazione meloniana rappresenta una svolta netta: FdI archivia la non pagante rincorsa dietro a Salvini e cerca di darsi un profilo inedito in Italia — il sovranismo conservatore — su cui formare nuove aggregazioni e oltrepassare il fatidico 4%. Un percorso innovativo ma ancora tutto da sviluppare e, soprattutto, da spiegare alla base e all’elettorato. Vedremo.
Ricordiamo che nel gruppo Ecr (Conservatori e Riformisti Europei), che attualmente è il terzo gruppo dell’emiciclo, siedono oggi tra gli altri, oltre ai numerosi Tories britannici che sono in uscita per via della Brexit e al Pis polacco (Legge e Giustizia, Prawo i Sprawiedliwosc), il partito autonomista fiammingo Nieuw-Vlaamse Alliantie (N-Va, Belgio), l’olandese Christen Unie, Noi per l’Italia con Raffaele Fitto, i conservatori dell’Lnnk lituano, il Fianna Fail irlandese, Reload Bulgaria, il Movimento Nazionale Bulgaro Mro, il Partito dei Finlandesi Perussuomalaiset, gli Sverigedemokraterna svedesi, il Partidul M10 rumeno, il Partito Unionista dell’Ulster, gli slovacchi di Olano, di Nova e di Libertà e Solidarietà (Sas), il Partito Conservatore Croato, i danesi del Dansk Folkeparti e i liberalconservatori del Partito Civico Democratico ceco Ods.
1 commento
Massimo Corsaro says:
Nov 8, 2018
Che dire, forse la sostituzione – in pochi giorni – di Che Guevara con Margaret Thatcher, legittima qualche dubbio sulla veridicità di questa “conversione”.
Più che l’abbraccio ad uno storico filone culturale, sociale ed economico, puzza terribilmente di raffazzonato patchwork elettorale, per provare a tirare insieme di tutto un po’, in previsione delle europee; una istanza di soccorso, nel caso in cui non riesca il “first best”, che é quello di nascondere il dato partitico in un listone a matrice salviniana.
Magari, nel corso degli anni, una serie di coerenti affermazioni, documenti e proposte conservatrici mi indurranno a ricredermi.
Ma se conosco i “polli” (e li conosco…), questi Smith, Burke, Von Hayek, Friedman e Scruton manco li hanno mai sentiti nominare.
O davvero qualcuno pensa che nel tempo di un volo Roma-Bruxelles ci si possa mondare delle scorie assistenzialiste, stataliste, socialiste, filo-sindacaliste che hanno connotato l’intera vita di un soggetto politico?