
Il carattere non manca di certo a Viviana Beccalossi. Rieletta in Consiglio con 3.900 preferenze a Brescia, dove FdI ha ottenuto la percentuale più alta della Lombardia tanto alle Regionali (4,8%) quanto alla Camera (4,6%) — superando così anche il dato nazionale — Viviana da tempo si sentiva a disagio in FdI e alla fine ha deciso. «Lascio Fratelli d’Italia con grandissimo dispiacere. Una scelta dolorosa, ma ponderata e oggi inevitabile». La lettera sigilla una fase di incomprensioni, rancori, ostracismi arrivati al diapason nei giorni del referendum lombardo, quando si era schierata — riprendendo, peraltro, le linee programmatiche fissate da Alleanza Nazionale sul federalismo — per il «Sì» all’autonomia sfidando una Meloni pervicacemente “unitarista”.
«Da un po’ di tempo — ha spiegato ieri Beccalossi — mi sono resa conto che questa comunità è cambiata e che, a torto o a ragione, alcune mie posizioni politiche, peraltro coerenti con la storia della destra lombarda e nazionale, vengono mal sopportate e non condivise». La consigliera è un fiume in piena: sottolinea l’«evidente imbarazzo» con cui sarebbero state «tollerate» la sua «presenza» e le sue «battaglie» e avverte che i suoi sentimenti di «dignità», «vengono prima di un posticino o di uno strapuntino modello Prima Repubblica».
Ai vertici di FdI che si dicono «sorpresi e amareggiati» dalla scelta «inspiegabile» e chiedono le sue dimissioni la Beccalossi risponde sciorinando le percentuali bresciane e ricordando la sua storia politica, una lunga militanza iniziata tanti anni fa nel Fronte della Gioventù. Ma non solo. Viviana non nasconde la sua delusione verso un partito “romanocentrico” in cui «il conformismo ha soffocato ogni forma di confronto interno». Da qui «i numeri modesti» del risultato nazionale di FdI nonostante ci fossero «praterie» lasciate libere da Forza Italia e malgrado la visibilità mediatica «sempre sovradimensionata rispetto la reale rappresentanza politica» come una conferma che una linea politica supina ed ondivaga, spesso guidata dal bisogno di autoconservazione «non ha pagato».
Cosa succederà? Viviana resterà in Consiglio regionale «a disposizione del presidente Fontana e della maggioranza» e poi si vedrà. Di certo lo strappo di un’esponente di peso come la Beccalossi rischia d’avere pesanti ripercussioni sul non monolitico partito destrista. Fuori dalle mura di Montecitorio, sul territorio lo scontento tra i quadri è forte e parecchi iniziano già a guardarsi in giro. Qualcuno, tra un selfie e l’altro, avverta la Meloni.
2 commenti
Peppino coppola says:
Mar 25, 2018
Sarà tutto vero quanto dice la Beccalossi, ma qualcosa mi fa pensare che se fosse stata scelta come assessore in Regione sarebbe ancora una pasdaran di fratelli d Italia….. come mai non si è dimessa prima di CANDIDARSI?
DiegoTonoli says:
Mag 22, 2018
L’elettore di sinistra pretende il politico un santo (con massima visibilità) mentre lui scavalca il tornello (in assenza di visibilità…). Ho visto una donna mettere la monetina e perdere tempo per recarsi in direzione a protrestare contro presunti “zingari” (non italiani) non paganti. Credo fosse un’elettrice di destra.
Viviana Beccalossi, ottimo politico di destra, tende a prevenire piuttosto che curare. Si pone, e ci pone, interrogativi su necessità che possono presentarsi: il raccogliere voti per un’aggregazione politica che vince per poi trovarsi dalla parte opposta. Quale rapporto con gli elettori? Che fare ora? Nella data in cui scrivo la stessa sorte è toccata alla Meloni, ovvero il far parte del centro destra unificato (vincente) e trovarsi sui banchi dell’opposizione.
Credo non si possa parlare di rottura fra la Beccalossi e la Meloni. E’ chiaro che la loro “funzione politica” le puo’ portare ad allontanarsi vistosamente. Per poi avvicinarsi come non mai in altro momento storico: oggi si allontana sempre più l’ipotesi di Guido Crosetto come Ministro della Difesa nel governo giallo-verde.