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Home Facite Ammuina

Lettera della Befana a Babbo Natale

di Eugenio Pasquinucci
12 Dicembre 2015
in Facite Ammuina
0
Lettera della Befana a Babbo Natale
       

Caro Babbo Natale,

ti scrivo perché sono in crisi ; tra pochi giorni si concentra il lavoro di un anno ma io non ce la faccio più.

Ho l’artrosi , l’osteoporosi, la pressione ballerina , il colesterolo cattivo alto e mi tocca lavorare ancora per tanti anni. Volevo andare finalmente in pensione ma me lo impediscono le nuove leggi. Che ci vada la Fornero a sgobbare al posto mio ! Tanto nessuno si accorgerebbe della differenza, qualcuno anzi vedendola, penserebbe : “Toh ! me la immaginavo meglio !”.

E poi il lavoro non è più quello di una volta, oggi potresti entrare in una casa di notte e trovarti davanti una banda di slavi, di quelli che se per difenderti spari, vai tu in galera. Troppo pericoloso ! Loro ti rifilano del piombo , io al massimo posso rispondere con un po’ di carbone.

Perfino il traffico nel cielo non è più quello di una volta, ci sono droni dappertutto, ed è concorrenza sleale!

Avevo perfino pensato di darmi malata per il giorno dell’Epifania, ma adesso non c’è più il sindaco Marino, quello che creava talmente tanto malumore per cui tutti i dipendenti di Roma mandavano il certificato nei giorni delle feste natalizie : mi ci sarei infilata anch’io tra gli assenteisti.

Caro Santa Claus anche abbandonare non è semplice; non riuscirei a trovare nessun altro lavoro , chi mi vuole alla mia età ?

Tu potresti rispondermi : “manda un po’ di curriculum !”

Ma cosa ci scrivo :” imprenditrice nel settore della piccola distribuzione?”. Ma se perfino Postal Market ha dovuto chiudere ! Figurati se Amazon mi prende, che non so niente di computer.

E poi invece di” auto munita“ dovrei scrivere :” scopa munita”. E chi glielo spiega cosa significa ?

La verità è che siamo superati, caro Claus. Tu, che rappresenti il Natale, rischi, perché ti trovi qualche vescovo arrendevole e qualche preside con strani grilli per la testa che vorrebbero abolirti, ma alla fine resisterai, vedrai, mentre io come Befana sto morendo piano piano.

Una volta il 6 gennaio era il giorno mio e della lotteria Italia : oggi che ci sono slot machine dappertutto e sale scommesse ogni dove a rovinar la gente ,non c’è più partecipazione popolare e questa ricorrenza la sentono solo pochi bambini. Mi ricordo che in piazza Duomo a Milano c’era un non vedente , si chiama così, che vendeva quei biglietti della lotteria e molti li compravano perché la fortuna è cieca, si diceva. Oggi quell’uomo non c’è più, al suo posto si aggirano tanti senegalesi che vogliono rifilarti degli insulsi braccialetti.

Una volta i romani ed i milanesi lasciavano panettoni ed altri regali sotto la pedana del pizzardone o del ghisa , mentre dirigeva il traffico, come riconoscenza della cittadinanza per il loro lavoro.

Oggi non c’è più la pedana, ci sono gli autovelox, i vigili urbani vengo costretti a far multe a più non posso e la riconoscenza è merce rara dappertutto.

Quindi stringerò i denti e continuerò a lavorare perché la pensione è lontana, i miei fondi integrativi , i miei pochi risparmi, se li son mangiati le piccole banche salvate dal governo .

Buon lavoro babbo Natale e se passi dalle mie parti, portami un po’ di quelle pasticche che tu dai alle renne quando si ribalta la slitta, il Voltaren, che a me serve per i miei acciacchi.

Tags: Babbo NataleBefanaNatale
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