Aveva ragione Bobby Sands quando parlava della Guerra di liberazione dall’Inghilterra. “Io e i miei compagni affrontiamo quotidianamente una lotta psicologica per sopravvivere, una lotta molto dura con un nemico spietato”.
Spietato, come il gusto di far vedere sul nostro smartphone le immagini del poliziotto paralizzato sul marciapiede di Parigi che chiedeva pietà prima di essere freddato. Spietato, come chi di fronte all’emergenza Isis preferisce dire quello che conviene per prendere o addirittura recuperare l’elettorato perduto negli anni. Spietato come quei rappresentanti di una fede che, seppur platealmente sconfessino gli attacchi fatti in nome dello stesso Dio, non vogliono recidere i contatti celati con chi sanno, essere attributo indebito del nome sempre di quel Dio.
Spietato, come l’informazione che – comprensibilmente – chiudendosi a riccio per difendere la categoria – incomprensibilmente – non ci dice da dove hanno origine i miliziani dell’Isis, da chi sono stati originariamente finanziati. Se è possibile evitare che in futuro possano crearsi gruppi dal nulla che si armano con una facilità disarmante. Spietato, come le forze di sicurezza di un paese, e se vogliamo di un Continente, che pur sapendo dei pericoli che corre la popolazione ne sottovaluta la portata.
Spietato, come la paura di una popolazione che improvvisamente di fronte la minaccia concreta di attacchi terroristici indiscriminati e possibili in diversi punti della metropoli che abita scopre – stipulando un contratto a tempo determinato con la propria coscienza – la passione civile. Il senso di appartenenza a una comunità. La voglia di impegnarsi, almeno un paio d’ore, per manifestare, finalmente, un pensiero, magari uscendo dalla tastiera del computer e concretandosi in una pubblica piazza.
Spietato, come il comportamento del politicamente corretto che solo dopo aver scoperto di essere diventato bersaglio di un eventuale attacco cambia e chiede la pena di morte anche sulla base di un sospetto. Spietato, come quanti non vogliono arrendersi di fronte l’evidenza di una legge di natura che al prevalere della superficialità e della mala fede fa conseguire l’assenza di sconti per nessun ambito o contesto sociale.
Spietato, come l’ordine di una macchina della comunicazione che continua a far credere alle nuove generazioni che tutto è possibile e, soprattutto, è possibile averlo subito. Basta accendere Internet. Postare i video. Affermarsi con qualsiasi sigla. Fede. Financo imbracciare un fucile e stabilire quanto vale la vita di un essere umano. Nel nome di un dio fatto su misura. Per l’occasione.
Spietato. Come il giorno che ci alzeremo al suono della sveglia e ricominceremo a vivere la nostra quotidianità. La vita di tutti i giorni, che riprende come un film che comincia dopo la serie di spot pubblicitari che seguivano dopo l’altro film finito. Spietato, come lo stato d’animo che mi spingeva a non scrivere queste righe perché tanto non servono.